ROMA - Il gioiello barocco di piazza di Spagna apre il museo di Propaganda Fide CARLO ALBERTO BUCCI La Repubblica 20-10-10, pagina 11 sezione ROMA
DOPO sei anni di restauri, una valanga di polemiche per i milioni di finanziamento pubblico arrivati da Arcus a un palazzo del Vaticano, e con ancora in corso un' inchiesta della procura di Perugia per corruzione che vede coinvolti l' ex ministro Pietro Lunardi (salvato ieri dal no a procedere della Camera) e l' ex prefetto di Propaganda Fide, Crescenzio Pepe, il gioiello di piazza di Spagna apre finalmente al pubblico. Frutto dell' ingegno di Gianlorenzo Bernini e Francesco Borromini, il palazzo dal 9 dicembre svelerà le collezione d' arte che, tra volute barocche e allestimenti moderni, costituiscono il Museo di Propaganda Fide. «I 15 milioni e 742mila euro che abbiamo speso, cinque dei quali elargiti dalla società interministeriale Arcus, sono serviti soprattutto per la messa in sicurezza dell' edificio, che presentava seri problemi di stabilità: molte sale avevano vistose crepe», ha spiegato ieri padre Massimo Cenci presentando la fine degli interventi che hanno riguardato tutto l' edificio seicentesco e, in particolare,i 1900 metri quadri del nuovo museo. A illustrare il percorso espositivo che sarà aperto al pubblico il 9 dicembre (tutti i giorni fino a Natale, dalle 14 alle 18; ma dal 2011 solo lunedì, mercoledì e venerdì: 8 euro il costo del biglietto intero, compresa però l' audio guida) è stato il presidente del comitato scientifico, Francesco Buranelli. «Si entra da via di Propaganda Fide e, salito il monumentale scalone, si arriva al piano nobile - ha spiegato l' ex direttore dei Musei vaticani - dove abbiamo allestito la collezione secondo due indirizzi: valorizzare la realtà romana del luogo, aprendo le borrominiane cappella dei Re Magi e biblioteca; e dare conto dell' opera di evangelizzazione portata avanti nei secoli dalla Congregazione». Ecco allora lo spazio compresso, inconfondibile, realizzato da Borromini nella cappellina dedicata ai primi uomini giunti da terre lontane a rendere omaggio al Bambino( L' adorazione dei Magiè dipinta da Giacinto Gimignani) e quello più ampio, solenne, intagliato nel legno e nelle librerie della biblioteca borrominiana. Del Bernini è rimasta la facciata sulla piazza, rimodellata sull' impianto cinquecentesco. Mentre sono del Novecento gli ambienti interni che, posti all' inizio del percorso espositivo, sono stati trasformati per creare una sala multimediale con un gigantesco planisfero sul quale i visitatori vedranno scorrere le diecimila foto, molte d' epoca, sull' opera dei missionari nel mondo. La lunga quadreria propone tele del Sei e del Settecento in cui spiccano le opere di Alessandro Tiarini e di Corrado Giaquinto. Perla e curiosità della collezione è il Ritratto ideale di Ezzelino Romano. Era attribuito a Gaspare Landi (1756-1830). Rimuovendo la cornice dorata è spuntata però fuori la firma: "Antonio Canova sculptor pinxit, Roma 1793". «Tecnica e iconografia - spiega Buranelli - mimano un' opera del Rinascimento. Ma la mano è quella del maestro neoclassico che coprì appositamente la sua firma». Una burla ben fatta per trarre in inganno i suoi colleghi. Ma anche per gabbare i posteri.
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