Orgoglio e progetti per il Guggenheim cinquantenne G.M.A. Manifesto 20/10/2010
Direttore dal 2008 della fondazione e del museo Solomon R. Guggenheim, che oggi ha sedi a New York, Bilbao, Venezia, Berlino e Abu Dhabi, Richard Armstrong ha studiato storia dell'arte alla Sorbonne e all'università di Digione. Prima di dirigere il Guggenheim, Armstrong è stato a capo del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh e, in precedenza, curatore al Whitney Museum of American Art, dove ha organizzato quattro biennali e le mostre sull'opera di Richard Artschwager e The New Sculpture 1965-75. Lo abbiamo incontrato al termine delle celebrazioni per i cinquant'anni del Guggenheim. Un anniversario così importante è un'ottima occasione per valutare i risultati di mezzo secolo di attività artistica: crede che nel futuro ci sarà qualche aggiustamento alla vostra politica culturale? Siamo estremamente fieri dei risultati raggiunti in questi cinquant'anni: fieri della nostra straordinaria programmazione e del nostro edificio, che è unico, un'icona. E’ stato restaurato giusto in tempo per questo anniversario e lo consideriamo come uno dei più grandi capolavori della nostra collezione. La nostra prima mostra sul cinquantenario, dedicata a Frank Lloyd Wright, è nata nello spirito di questo orgoglio anche se poi le celebrazioni sono state all'insegna del futuro e della ricerca di quanto c'è di più interessante nell'arte contemporanea. Il nostro nuovo sito ci permette di esplorare quanto abbiamo fatto nel passato attraverso una cronistoria interattiva accolta in Rete con grande interesse. Come intende muoversi la Guggenheim Foundation per reagire alle recenti turbolenze del mercato finanziarlo? Trovare fondi per istituzioni culturali non è mai stato un compito facile. Mentre continuiamo a raccogliere fondi in modo tradizionale, rivolgendoci a gruppi finanziari e fondazioni che finanziano le arti, abbiamo anche sviluppato modi più creativi di finanziamento. Ad esempio, attraverso l'asta organizzata per Contemplating the Void (Contemplare il vuoto), la mostra per cui oltre duecento artisti, architetti e designer hanno immaginato un loro intervento ideale all'interno del museo, e il nuovo gala annuale per i Rob Pruitt Art Awards. Come sono cambiati la produzione artistica e il lavoro curatoriale nella difficile situazione economica che gli Usa e il resto del mondo si trovano ad affrontare? Ho sempre pensato che i periodi di recessione stimolino la creatività degli artisti, visto che la società rallenta la propria iperattività e inizia a concentrarsi su obiettivi validi a lungo termine. Quando l'economia attraversa momenti bui, i musei sono forzati a rivolgersi ai propri tesori, e a esporli più spesso e per periodi di tempo più lunghi. Quali sono i progetti futuri per il complesso di musei Guggenheim nel mondo? Per gli anni a venire ci concentreremo sulla sede di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. Ma anche l'Asia è un'area che consideriamo con grande interesse per nuove possibili espansioni. Come pensa che l'ambizioso progetto dl Abu Dhabi - la realizzazione del più grande museo di arte contemporanea nel mondo. Influenzerà il sempre più globalizzato ambiente dell'arte? Aspettando l'apertura del Guggenheim di Abu Dhabi, nel 2013, abbiamo inaugurato, per dare un'idea di quello che sarà il museo, una mostra, The Guggenheim: The Making of a Museum, che ha già avuto grande successo e a cui abbiamo affiancato un ambizioso progetto educativo. Speriamo infatti che il Guggenheim di Abu Dhabi diventi un modello per capire come anche altre istituzioni museali possano creare nuove forme per esperire e studiare l'arte di ogni genere e cultura.
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