Oristano. Ritrovato registro regio del Seicento Michela Cuccu Nuova Sardegna 22/10/2010
Due antiquari di Milano e Firenze sarebbero indagati. A restituirlo un collezionista cagliaritano che ne ha colto il valore Consegnato al sindaco, svelerà un pezzo di storia della città
ORISTANO. Forse ha girato mezza Europa prima di far ritorno in Sardegna e arrivare nella sua sede originaria, ovvero l'archivio storico del Comune dove ora è nuovamente al sicuro. È una storia ancora tutta da ricostruire quella che ha portato i carabinieri a recuperare il registro del Consiglio civico del 1640. Ieri il capitano Paolo Montorsi, comandante del nucleo Tutela patrimonio culturale di Sassari, ha consegnato al sindaco Angela Nonnis e all'assessore alla Cultura Luca Faedda il prezioso manoscritto. Il militare ha anche confermato che due antiquari, uno di Milano, l'altro di Firenze, risultano iscritti nel registro degli indagati, ma nulla di più perchè l'inchiesta su questo ennesimo caso di beni storici trafugati è ancora aperta. Sono pagine preziose soprattutto per gli studiosi. Il registro perfettamente conservato, dalla copertina di pergamena, chiuso da una correggia con fibbia e sul dorso, tasselli di cuoio, era stato definito «bellissimo» dal collezionista cagliaritano che lo acquistò in buona fede, come ha spiegato l'ufficiale dell'Arma, per circa tremila euro ma che si rese subito conto di essere entrato in possesso di qualcosa che non poteva stare in una casa privata. Proprio da quell'anonimo collezionista, che spontaneamente consegnò ai militari il manoscritto, sarebbero partite, a febbraio del 2009 le indagini che difficilmente si chiuderanno in fretta. Perchè se alla fine venisse confermata la tesi ipotizzata ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, dalla stessa Giuseppina Usai, funzionario della soprintendenza archivistica — che non ha escluso che il manoscritto facesse parte di tutta una serie di documenti sottratti alla fine del 1800 dal Console catalano, Eduard Toda, inviato dal Governo spagnolo in Sardegna con il compito di ricostruire il dominio Catalano-Aragonese nell'isola — allora il reato sarebbe già prescritto. Ironia a parte, il ritrovamento del registro, che ora è rientrato a far parte della ricca collezione di 178 volumi che compongono l'archivio storico comunale, sembra sia solo la tessera di un mosaico ben più consistente che i carabinieri, alle dirette dipendenze del ministero dei Beni culturali, stanno completando per risalire ad un traffico illegale di beni archivistici. Non si sa esattamente quando il registro, importantissimo, in quanto prelude e precede la nascita del Parlamento convocato dal vicere Conte di Avellano, venne trafugato. Sicuramente mancava già nel 1937, particolare confermato dallo studio sull'archivio svolto da Antonio Era. Per gli storici una vera chicca: il documento, che alla prima pagina reca il giuramento del consigliere capo, Joanne Michele Canu, datato 30 novembre 1640, risale al regno di Filippo IV e potrebbe consentire, come ha spiegato anche la direttrice dell'archivio Antonella Casula, di ricostruire una parte importante della storia della città regia.
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