Roma. Ma a sporcare non sono solo i writers Maurizio Gallo Tempo - Roma 22/10/2010
Alemanno tenta di incanalare la spontanea e primitiva esuberanza murale dei writers. Di dare regole e spazi ad hoc a «bomboletta selvaggia». È un po' come chiudere un toro nell'arena per evitare che incorni qualcuno per strada. «Non è vero che la street art è illegalità, bisogna liberare le forme d'arte dal vandalismo», ha sintetizzato il ministro della Gioventù Giorgia Meloni. Giusto. È un buon inizio. Se aggiungiamo che il sindaco ha promesso, da fine mese, un incremento dei controlli e l'applicazione di sanzioni più severe agli sporcaccioni murali, l'aggettivo potrebbe essere «coniugato» al superlativo. Ma il problema non sono solo gli artisti da strada, che presto potranno esibire la loro creatività in apposite hall of fame. Pochi giorni fa l'Ama ha fornito un dato emblematico ed eloquente: i muri della Capitale sono costellati da novanta chilometri di scritte, quasi la stessa distanza che c'è fra Roma e Tarquinia, tanto per fare un esempio. Non si tratta, spesso e volentieri, delle «tags» (firme) dei writers o dei murales colorati e variopinti che arricchiscono alcune metropoli europee. Sono slogan calcistici degli ultrà, frasi d'amore che dovrebbero restare patrimonio dell'intimità di coppia, insulti a chi ha tradito la fiducia dell'autore. Pizzicare i responsabili - che agiscono quasi sempre col favore del buio - non è facile, anche perché finora è mancato il personale per poter intensificare i controlli. Le multe, però, non bastano se non c'è la certezza della pena. Mentre si offre la carota agli street artist, si dovrebbe far capire agli altri che ad attenderli c'è il bastone. E bisogna picchiare duro e a lungo per fargli capire che la musica è cambiata.
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