CAGLIARI - Lo stadio? E’ verde pubblico Mauro Lissia La Nuova Sardegna, 20 ottobre 2010
Nel conto del Comune anche dune scomparse e un parco sotto sequestro. LA POLEMICA. Gli ecologisti denunciano i conti addomesticati mentre gli alberi vengono tagliati a ripetizione.
CAGLIARI. Per l’amministrazione comunale il prato del Sant’Elia, le aiuiole spartitraffico di via Dante, il cantiere dell’Immobiliare Europea a Santa Gilla e le scomparse dune del Poetto fanno parte del verde pubblico. La mappa diffusa dal dirigente Claudio Papoff è un’autentica comica, perchè comprende anche il parco di Tuvixeddu messo sotto sequestro dalla Procura della Repubblica. A denunciare quella che appare come «una presa in giro» destinata ai cagliaritani è Stefano Deliperi, che firma una nota per il Gruppo di Intervento giuridico e gli Amici della Terra. Il riferimento esplicito è al ‘Piano del verde’, presentato due giorni fa dall’assessore all’urbanistica Giovanni Maria Campus, dallo stesso Papoff-manidiforbice e dall’esponente di Legambiente Silvano Piras. I dati, affiancati alla mappa con le aree verdi, sono semplicemente sconcertanti: secondo il Comune la città potrebbe contare su un milione e 637 mila metri quadrati di verde pubblico, quasi il doppio rispetto al 1998. Ogni abitante avrebbe a disposizione 10,4 metri quadrati con una crescita del 108% rispetto al 1996. Una situazione da far invidia ad Amsterdam, Stoccolma, Copenhagen e alle più accoglienti città austriache e svizzere. Peccato però che pur di affermare un primato inesistente l’ufficio di Papoff - ormai noto per la propensione a segare alberi e a proporre piazze di calcestruzzo e marmo - abbia messo nel conto una serie di spazi che non sono certo alla portata dei cittadini. Ma c’è di più: in quello che Deliperi indica come «delirio alla clorofilla» i rappresentanti dell’amministrazione comunale arrivano a prevedere una quota di quattro milioni e 47 mila metri quadrati di «verde pubblico fruibile», con un 23,5 metri quadrati ad abitante che metterebbe Cagliari ai vertici assoluti in Europa. La realtà, come qualsiasi cittadino può constatare, è del tutto diversa. L’amministrazione comunale, seguendo i taglienti consigli di Papoff, ha tolto di mezzo le jacarande di piazzetta Mascia e ha trasformato uno spazio verde accogliente in una vasca di cemento illuminata con luci verdi extraterrestri. Il progetto per abbattere i ficus di piazza Garibaldi è già sul tavolo del sindaco, mentre le condizioni degli alberi di viale Trieste sono sotto gli occhi di tutti. Via il verde e largo al cemento: la terrificante cittadella della musica, in piazza Giovanni XXIII, è stata «abbellita» nel finale dei lavori con un parcheggio a raso, tutto di cemento, destinato gratuitamente al T-Hotel di Gualtiero Cualbu e non al teatro lirico, che sta dall’altra parte. Un rapido amarcord richiama alla memoria gli alberi di via Amat, abbattuti per fare un parcheggio. Per non parlare della scalinata di via Scano, che ha demolito un giardino per aprire la via alla chiesa-pandoro di Santa Caterina. Eppure, malgrado l’amministrazione abbia realizzato negli anni una politica di eliminazione drastica del verde pubblico - magnifico il taglio di un pino di cinquant’anni vicino alla scalinata di viale Bonaria perchè oscurava l’obiettivo di una telecamera impegnata a riprendere il fugace passaggio del Papa - il Comune diffonde dati rassicuranti, che indicano una forte crescita degli spazi verdi con un piano che - osserva Deliperi nella sua nota - ha il sapore della beffa. Nessun accenno invece al parco naturale del Molentargius-Saline, la cui parte cagliaritana versa in totale stato di abbandono. Non resta che affidarsi all’ironia ed è quello che fa Deliperi: «Fra poco - scrive nella nota - pur di far tornare i conti del verde pubblico calcoleranno anche la superficie dei vasi di fiori, quelli che teniamo nei balconi delle nostre case». Forse era il caso di non regalare ai dirigenti comunali quest’idea, potrebbero farla propria per la prossima conferenza stampa. |