SICILIA - «Aggiornare la carta dei Beni culturali siciliani» Gioia Sgarlata LA SICILIA Martedì 30 Novembre 2010
Palermo. Un progetto da 3 milioni e mezzo che dovrebbe essere finanziato con i fondi Po-Fesr prevede il censimento del patrimonio esistente nell'Isola
Palermo. Un progetto per completare ed aggiornare la Carta del rischio dei Beni culturali siciliani, grazie ai fondi del Po-Fesr. A predisporlo sono stati gli uffici Sicurezza e protezione del dipartimento ai Beni culturali. E il piano è adesso all'attenzione del Comitato di valutazione per l'accesso ai fondi europei. Ma per la tutela del patrimonio architettonico e artistico non si tratta dell'unica novità. Nella rimodulazione dei fondi Po-Fesr predisposta dal governo e illustrata qualche giorno nel corso dell'ultimo Comitato di sorveglianza, la salvaguardia dei beni architettonici e archeologici viene inserita sotto la voce «infrastrutture», come progetto «strategico di rilevante impatto territoriale e finanziario». «L'ambizione è quella di intervenire in maniera strutturale - dice il direttore generale del dipartimento Gesualdo Campo - per proteggere e fare fruttare l'immenso patrimonio che ci è stato consegnato dalla storia». Il progetto prevede una spesa di circa 3 milioni e mezzo e il censimento di tutto il patrimonio regionale oltre alla mappatura in Gps per rendere utilizzabili le informazioni anche per finalità diverse da quelle di Protezione civile. «Nel frattempo - dice l'assessore ai Beni culturali, Sebastiano Messineo - stiamo cercando di capire con l'ausilio delle sovrintendenze e del Centro per il restauro quali sono le situazioni più a rischio tra i monumenti fruibili e contiamo di avere un quadro più chiaro tra una decina di giorni, cercando di individuare anche le risorse per potere intervenire». Ma qual è il quadro che emerge? La Carta del rischio pubblicata dal Centro per il restauro l'anno scorso, ha censito 10.174 beni monumetali di cui 8.113 architettonici e 1.884 archeologici con la schedatura di appena 2.500 beni di cui 1987 architettonici e i restanti archeologici. Gli unici di cui oggi esiste una «cartella clinica» in base a diversi elementi di rischio: ambientale, sismico, franoso. Il dato più eclatante è che il 56% dei beni architettonici si colloca nella fascia alta di rischio specie per quanto riguarda i danni determinati da fattori ambientali: aria, acqua, inquinamento atmosferico. Nella fascia media c'è invece il 39% mentre solo il 4% è classificato in fascia bassa. In cima alla blacklist ci sono i monumenti delle conurbazioni di Palermo, Messina e Catania. Qui i danni provocati dall'umidità interessano moltissimi edifici di culto e dipendono dall'assenza di manutenzione. «Oltre 300 strutture architettoniche censite - dice l'architetto Roberto Garufi, responsabile del primo progetto per la Carta del rischio e oggi all'ufficio Sicurezza e protezione - mostrano inoltre danni gravi o gravissimi».
30/11/2010
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