Via libera alla missione Axum, l'obelisco torna in aereo Giampaolo Cadalanu La Repubblica 19/11/2004
ROMA—Sarà la volta buona, garantiscono alla Farnesina. Dopo la collezione di brutte figure e promesse non mantenute, finalmente nella prossima primavera l'obelisco della discordia dovrebbe tornare in Etiopia. Il governo italiano ci giura, quello di Addis Abeba ne è convinto: lo stesso premier Meles Zenawi, in visita a Roma, conferma che «l'irritante problema» è ormai in via di superamento . Insomma, i dettagli tecnici sono ormai risolti, scuse non ce ne sono più, ed entro il 2005 la fossa aperta sulla Spianata di Axum, compresa nella lista dell'Unesco e patrimonio dell'umanità, ospiterà il monumento, che si affiancherà alle altre stele. A far rimandare anche gli ultimi solenni impegni del governo italiano erano state le "difficoltà del trasporto: «Non volevamo correre il rischio di portare ad Axum un obelisco in pezzi», dice Alfredo Mantica, sottosegretario con delega agli affari africani. Se per portare i blocchi di granito alla città etiopica erano bastati gli elefanti e per strapparli all'Africa era servita una nave speciale, la restituzione è molto più delicata. Nel 1997 Oscar Luigi Scalfaro, allora presidente della Repubblica, si era impegnato a far arrivare l'obelisco via mare. Ma intanto che in Italia venivano affrontate le resistenze alla riconsegna, la guerra fra Etiopia ed Eritrea rendeva impraticabile la strada del trasporto su nave. L'Etiopia, infatti, non ha accessi al mare e dopo lo scontro del '98 le relazioni fra i due paesi sono rimaste molto fredde. Per trasportare la stele e farla arrivare intera era dunque indispensabile un Antonov o un Galaxy, giganti del cielo capaci di caricare le 60 tonnellate del più grande fra i tre tronconi in cui il monumento è diviso. L'ipotesi dell'aereo americano è stata scartata: nessuna compagnia privata ne possiede, ed è improbabile che l'Amministrazione Usa decida di toglierne uno alle Forze armate prima della fine dell'impegno in Iraq. Restava l'Antonov, ma prima di dare il "via libera" al colosso russo bisognava adattare l'aeroporto di Axum, privo di attrezzature per atterraggio "cieco" e dotato di una pista molto piccola. «Certo non volevamo un atterraggio "a rischio", visto che ad altitudini come quella di Axum, 2400 metri sul livello del mare, l'aria rarefatta ha minori capacità di sostenere gli aerei», dice Giorgio Croci, l'esperto di trasporti "delicati" a cui si è rivolto il ministero degli Esteri. Agli etiopi il monumento è molto caro. «Rafforza il senso dell'identità nazionale etiope», dice Mantica. Sono passati 66 anni da quando le truppe italiane, spedite a costruire un Impero per il duce, arrivarono ad Axum. «Probabilmente il primo ad avere l'idea di portar via l'obelisco fu Alessandro Lessona, ministro dell'Africa italiana, ansioso di compiacere Mussolini», dice Angelo Del Boca, massimo studioso delle imprese coloniali fasciste. Due anni dopo l'obelisco veniva eretto a Roma, per celebrare i 15 anni dalla Marcia su Roma, a piazza di Porta Capena, davanti a quello che allora era il ministero della Colonie e oggi è sede della Fao. Nel 1947,l'Italia sconfìtta si impegnava a pagare i danni di guerra e a restituire la stele assieme al Leone di Giuda. Ma se questo dal 1970 adorna la piazza della stazione ad Addis Abeba,l'obelisco è rimasto per oltre sessant'anni fra i fumi del traffico romano, bloccato nel balletto di promesse mancate, nostalgie non confessate e misteriose chiusure di chi doveva spiegare i ritardi. Fino, forse, alla primavera 2005. |