TERREMOTO PADOVA - Dalle volte del Santo si staccano gli affreschi Aldo Comello Il Mattino di Padova, mercoledì 30 maggio 2012
Alle 9 la grande onda sismica si irradia in tutto il Nord Italia. E anche a Padova scoppia il panico: crollano tre metri quadrati di affreschi dalle volte del Santo e un pellegrino viene ferito alla testa mentre prega a Santa Giustina. Trema il Duomo, trema anche la Specola che regge alla violenza del terremoto. Tremano gli istituti universitari con gli studenti che scappano in strada: non si farà lezione. C'è troppa paura. Alle 9 anche padre Enzo Poiana, rettore della Basilica del Santo sente la terra tremare. Era giovanissimo quando, friulano, ha vissuto il terremoto del 1976 e questo gli ha provocato una certa fragilità emotiva. Alle 9 e pochi minuti una telefonata lo avverte: c'è stato un crollo in chiesa. In Basilica, poco dopo la curva dell'ambulacro attorno all'altar maggiore, lasciata sulla sinistra l'arca del Santo, sono crollati tre metri quadrati di intonaco dipinto. Il cielo stellato si è dissolto. La pioggia di pietrisco è piombata da 15 metri, pezzi grossi come ciottoli, strati spessi una decina di centimetri: se qualcuno fosse stato centrato da questo sfascio ci avrebbe rimesso la vita. «Sant'Antonio ha steso una mano protettiva», ha detto uno dei tre guardiani che presidiano la porta principale, «io ero entrato in chiesa proprio in quel momento, ho sentito un rombo e come un vento e poi ho visto il crollo, quintali di intonaco che si sbriciolavano sul pavimento davanti a me. Via, mi sono allontanato». Il soffitto affrescato, un cielo trapunto di stelle d'oro, è operadi Achille Casanova che dal 1903 aveva realizzato questa decorazione pittorica sull'abside, nel catino della cupola e sulle pareti laterali, un lavoro immenso, centinaia di metri quadrati. Il punto preciso da cui si è staccato l'intonaco è una vela nel deambulatorio absidale in corrispondenza della cappella austro-ungarica. Quella zona di soffitto era contrassegnata da un affioramento salino frutto dell'umidità. C'erano stati lavori di ripulitura e come ci fa notare padre Poiana, era stato rafforzato il tetto e rinnovata la copertura per evitare la tracimazione di acque meteoriche e, tuttavia, una patina di umidità si era conservata negli interstizi, provocando una spanciatura dell'affresco sempre più saliente ma difficilmente riscontrabile dal basso. C'è da chiedersi come siano stati eseguiti i restauri in occasione del Giubileo, appena 12 anni fa. Il rettore, che ha appena congedato due ufficiali di polizia che chiedevano informazioni, indica una crepa sul soffitto della cappella di San Giuseppe: anche qui c'è una porzione di affresco che aggetta, ma la cappella è chiusa e l'altezza non è rilevante. Pellegrini, inossidabili alla paura, continuano a girare per la chiesa, la tredicina è imminente, ma non c'è ancora folla. L'area del crollo è stata transennata e non è possibile raggiungere la cappella delle Reliquie, una delle mete più frequentate dai fedeli. Sarà possibile mettere tutto in sicurezza prima della festa del Santo? Si fa già l'ipotesi di realizzare un percorso protetto per permettere la visita alle reliquie e ai tesori . «Era presente in basilica per il restauro di un sepolcro nel chiostro della Magnolia», riferisce Gianni Berno, presidente capo della Veneranda Arca del Santo, «la dirigente della Soprintendenza, Monica Pregno-lato che ci ha dato preziosi consigli sugli interventi di salvaguardia. I frammenti del crollo, proprio su indicazione della dottoressa Pregnolato, sono stati raccolti e adagiati entro vasche su strati di tessuto non tessuto e ricoverati al sicuro». Berno descrive anche la partecipazione istituzionale alla notizia del cedimento: il sindaco Zanonato, l'assessore Marco Carrai, dirigenti dei carabinieri e della polizia di Stato, polizia municipale: è stato un via vai di autorità che hanno espresso attenzione e preoccupazione per la basilica. I Vigili del Fuoco hanno effettuato una prima ispezione: sono stati controllati i due campanili, data l'altezza più sensibili agli scuotimenti, le cupole (sono 8, quella centrale raggiunge i 67 metri compreso l'angelo segnavento), i sottotetti e la facciata, restaurata di recente e messa in sicurezza (nei secoli aveva sviluppato la pericolosa tendenza ad incombere sul sagrato). Data l'imminenza delle festività antoniane (dai primi di giugno al 13) che porteranno in città un elevatissimo numero di pellegrini, sarà attivata con la massima urgenza una task-force con l'incarico di monitorare situazioni di rischio e di decidere quali interventi effettuare. «Già il terremoto del 20 maggio», riferisce Padre Poiana, «aveva lasciato qualche segno: nella Cappella delle Reliquie erano caduti e si erano sbriciolati alcuni stucchi, niente di pericoloso, più che altro sbuffi di polvere ma era un allarme». |