Grosseto, dove sono finiti i milioni del restauro?
Lo storico Palazzo Mensini, sede della Biblioteca Chelliana, cui erano destinati i fondi, versa invece in totale abbandono. Esposto di Italia Nostra e Wwf alla Corte dei Conti Lo sfacelo di Palazzo Mensini a Grosseto. Foto pubblicata da «Il Tirreno»
Grosseto. Prima la lettera polemica di duemila cittadini per chiedere ragione dei due milioni di euro («spesi?») per il restauro «mancato» dello storico Palazzo Mensini (1896) sede della biblioteca comunale Chelliana (attualmente ospitata in un prefabbricato, Ndr); oggi l’esposto alla Corte dei Conti di Italia Nostra, Wwf e coordinamento comitati e associazioni ambientaliste: «Chiediamo, vi si legge, di verificare come siano stati spesi i denari pubblici, dove sono finiti i soldi finanziati, per recuperare, invano, Palazzo Mensini dove il degrado aumenta, mancano porte e finestre e dove entrano i ladri che hanno rubato tutto quello che è stato possibile prendere». Ha firmato l’esposto anche Roberto Aureli, l’architetto che nel 2007 fu incaricato dal Comune di preparare il progetto per il recupero della biblioteca Chelliana, centro culturale all’interno del Palazzo Mensini, edificio vincolato dalla Soprintendenza per l’alto valore artistico e storico. Aureli condivide «Indignazione e rabbia: fa male vedere in totale abbandono uno dei pochi edifici storici di Grosseto dove anche il ricco materiale del cantiere di restauro è stato completamente saccheggiato». La storia dei restauri che non hanno mai visto la luce inizia, sulla carta, nel 1987, quando il Palazzo comincia a perdere dei pezzi. Furono innalzate le impalcature e iniziarono i lavori. Ma le numerose ditte che intervennero per i restauri, tutte per breve tempo, fallirono a tempo di record: l’opera di risanamento in realtà non si mise mai in moto. Tranne la facciata: «Un tocco di finta freschezza a un patrimonio che stava morendo». Michele Scola di Italia Nostra ricorda che si affidarono anche, «ma non andò bene», al difensore civico per «bloccare quell’indecenza: anche il tetto era ed è pieno di fessure. Volevamo conoscere l’entità, i modi, il perché di quelle ingenti spese per i restauri fantasma e i furti. Questa volta confidiamo nella Corte dei Conti». di Tina Lepri, edizione online, 18 giugno 2012
http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2012/6/113736.html
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