Concessioni, chi decide? di Tomaso Montanari CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, 27 luglio 2012
Tra le tante ipocrisie che avvolgono e nascondono il sistematico tradimento dell’obbligo costituzionale della tutela del patrimonio storico e artistico una delle più insopportabili riguarda la formazione delle decisioni dell’amministrazione pubblica. Chi decide – per esempio – cosa si può prestare, o cosa no, ad una mostra? La delicata, e ovviamente discrezionale, valutazione del rischio materiale e dell’opportunità culturale dei prestiti è affidata ad organi tecnici (le soprintendenze, i comitati tecnico-scientifici del Ministero per i beni culturali), ma alla fine la decisione finale spetta agli organi amministrativi centrali del Mibac. Il paradosso è che nei rari casi in cui i tecnici danno parere negativo, prevale una pretesa ‘ragion di Stato’ (in realtà quasi sempre la ragione, privatissima, dell’interesse personale dei promotori dell’iniziativa) e alla fine l’opera viene comunque imballata e spedita. Ultimo caso, l’Auriga di Mozia: il meraviglioso marmo greco del V secolo avanti Cristo prestato al British Museum non per una mostra scientifica, ma come «testimonial del patrimonio artistico e culturale siciliano» (parole dell’assessore alla cultura siciliano) in occasione delle Olimpiadi londinesi, e poi destinato ad un lungo soggiorno sulla Faglia di Sant’Andrea, al Getty Museum. Il prestito è avvenuto contro il motivato parere della Soprintendenza di Trapani, e per volere incontrastabile della Giunta regionale: un prestito dei politici contro i tecnici, un trionfo della cosiddetta ‘valorizzazione’ ai danni della tutela. Il ministro Ornaghi, in visita a Mozia, si è detto – come sempre – tranquillo: «La Regione avrà valutato bene». Tutto va bene, madama la marchesa: almeno finché un capolavoro non finirà in frantumi. Chissà se almeno quel giorno qualcuno comprenderà a cosa servono i pareri dei tecnici.
|