Pompei perde un altro pezzo Fulvio Bufi Corriere della Sera 9/9/2012
Napoli. La struttura montata appena 15 anni fa. La causa nelle infiltrazioni d'acqua Cede una trave di 4 metri. Chiusa Villa dei Misteri. Una decina di crolli in due anni Legambiente: «Continuano a mancare una manutenzione ordinaria e un monitoraggio continuo» La direttrice degli Scavi: «I rischi per l'incolumità dei turisti sono praticamente inesistenti»
NAPOLI — Una trave di legno lunga circa quattro metri, montata per sorreggere le tegole del tetto, è caduta nel peristilio di Villa dei Misteri, negli Scavi di Pompei. La causa più probabile è da ricercarsi nelle infiltrazioni d'acqua, autentica croce della città archeologica, ma è presto per dirlo con certezza. Funzionari e tecnici della Soprintendenza hanno appena avviato i sopralluoghi, e da domani cominceranno a controllare anche tutte le altre assi del peristilio. Se qualcuna risulterà instabile si interverrà prima di un altro crollo. Quello di ieri è avvenuto durante la notte, ma l'area, ora chiusa ai visitatori, è stata accessibile fino a venerdì. Quindi se la trave si fosse staccata in orario di apertura al pubblico, le conseguenze sarebbero potute essere gravissime. Ora la direttrice del Scavi, Greta Stefani, in carica soltanto da qualche giorno, fa sapere che la chiusura del peristilio di Villa dei Misteri è stata adottata solo «per motivi di sicurezza», ma che comunque «i rischi per l'incolumità dei turisti sono praticamente inesistenti». Né è in discussione la stabilità di Villa dei Misteri, tanto più che la trave crollata non appartiene al patrimonio archeologico di Pompei, ma fa parte di una struttura montata non più di quindici anni fa nell'ambito di interventi di restauro e consolidamento del tetto. Difficile, però, capire se questa sia una buona o una cattiva notizia. Perché è vero che stavolta il danno al tesoro degli Scavi è praticamente inesistente rispetto a quando sono venuti giù la «Schola Armaturarum» (l'antica armeria dei gladiatori) o i sei metri di muro nella Casa del Moralista oppure l'intonaco di Venere in Conchiglia, ma l'episodio dell'altra notte dice, senza possibilità di equivoci, che a Pompei non crolla soltanto ciò che ha secoli e secoli di vita, ma anche ciò che avrebbe il compito di preservare l'esistenza di quegli antichi tesori. E che di antico non ha niente. Si riapre quindi per l'ennesima volta il discorso sulla manutenzione dell'intera area archeologica. L'architetto Antonio Irlando, presidente dell'Osservatorio patrimonio culturale, non gira tanto intorno alla questione: «Se, come sembra e come spero i funzionari della Soprintendenza sapranno spiegarci con esattezza, l'aggressione delle infiltrazioni d'acqua è evidente in più parti, e non soltanto sulla trave crollata, significa che l'impermeabilizzazione dell'intera copertura non è in perfetto stato di conservazione. E questo nonostante risalga appena al 2005 il bando per circa un milione di euro relativo al restauro delle coperture di Villa dei Misteri». Va all'attacco pure Legambiente, che attraverso il responsabile campano per i beni culturali, Carmine Maturo, denuncia «incapacità e poca attenzione per un patrimonio dell'umanità. Continuano a mancare una manutenzione ordinaria e un monitoraggio continuo per verificare costantemente l'intera cittadella archeologica di Pompei». Purtroppo l'elenco dei disastri recenti dà ragione alle parole di chi critica la gestione degli Scavi. Dal 2010 a oggi, senza considerare la trave caduta l'altra notte, ci sono stati almeno dieci crolli, più o meno significativi. L'armeria dei gladiatori si sbriciolò nel novembre di due anni fa. Nemmeno un mese dopo toccò alla Casa del Moralista e poi, a seguire, i cedimenti di un pezzo di muro di Porta di Nola e di un pozzo (ottobre 2011), il crollo di un pilastro della Casa di Loreio Tiburtino (dicembre 2011), l'intonaco di Venere in Conchilia (marzo 2012) e il muro di cinta di una domus senza nome (aprile 2012). E ora la Villa dei Misteri, uno dei luoghi più rappresentativi della vita a Pompei prima della distruzione. Risalente al secondo secolo avanti Cristo era utilizzata, al pari di altre ville costruite sul pendio verso il litorale, come residenza fuori città e tenuta agricola dalle famiglie più abbienti. Il nome deriva da un grande affresco sulle pareti del triclinio.
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