2009-07-07 - BUSTO ARSIZIO / BUSTI GRANDI (VA) Colonia Elioterapica di via Ferrini CONFERENZA Il disagio del territorio: ambiente, identità ed economia: una convivenza difficile
Domà Nunch Associazione econazionalista Insubre www.eldraghbloeu.com www.domanunch.org
CONFERENZA Il disagio del territorio: ambiente, identità ed economia: una convivenza difficile Martedì 7 Luglio 2009 - ore 21:00 BUSTO ARSIZIO / BUSTI GRANDI (VA) Colonia Elioterapica di via Ferrini
Intervengono:
Lorenzo SCANDROGLIO, giornalista di Alp e Il Giornale Francesco LATTUADA, consigliere comunale a Busto e rappresentante dell'Osservatorio per la Salvaguardia della Valle Olona (O.S.V.O.) Matteo COLAONE, segretario nazionale di Domà Nunch
Tematiche:
Parlare di "sindrome NIMBY" (Not In My Backyard - Non nel mio cortile) per descrivere i fenomeni sociali che in Insubria si richiamano alla difesa del paesaggio e dell'ambiente, all'opporsi allo sviluppo infinito, suona come una presa in giro. Il nostro territorio non è ecologicamente equilibrato e ha già versato moltissimo all'altare dello sviluppo e dell'economia, combinando al proprio interno una serie di paradossi unici in Europa: l'altissima pressione demografica che si spalma in un continuum semi-urbano esteso, disorganizzato e ipertrofico, al cui centro Milano respinge i suoi cittadini verso le campagne "urbanizzabili" e ripopola sè stesso di stranieri; l'ossessione dei Sindaci della cintura metropolitana di riempire le casse (appena svoutate a favore dello Stato) trasformando paesi in città-dormitorio; un benessere economico diffuso e disoccupazione quasi a zero, e una qualità della vita che in certi luoghi ricorda le periferie nord-africane; un popolo che emette un gettito fiscale tale da mantenere l'intera penisola e una classe politica schiava degli interessi privati, incapace di tutelare, promuovere e migliorare l'ambiente e la vita delle persone.
E' così possibile che in un territorio ricco, la gente viva da schiava, passando ore nel traffico, sognando Pedemontane con svincoli dritti ai centri commerciali, grandi opere, baracconi che servono per generare indotto economico; le Amministrazioni locali, delegate dalle Comunità alla tutela e conservazione del patrimonio territoriale, calano le braghe di fronte a imprese e privati pur di far cassa, obbligando i nostri paesi a svilupparsi in maniera anomala e innaturale, abbattendo e svuotando i nuclei storici ed erodendo boschi e campagne. Intanto, un'abile politica di marketing riesce a tenere a galla politici e imprenditori privati, che sono tra i principali responsabili del nostro disastro, fallimentari nel loro compito morale di vivere una terra e non di sfruttarla.
Allora, quando si tratta di salvare una Terra, la sua gente, il suo percorso storico e il suo patrimonio ecologico, dire basta diventa prioritario: un istinto di sopravvivenza non nostalgico nè conservatore, in cui la via d'uscita dovrà essere il richiamo al nostro genius loci, combattendo la spinta a monetizzare la sacralità della natura e quella filosofia di vita che rende sterile e grigio ciò che c'è dentro e fuori di noi.
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