Agapi e Presciutti 11-10-2010 Francesco Floccia
I sempre più scandalizzati osservatori del costume politico italiano (vedi notizie web)a causa del banchetto riappacificatore con polenta e coda svoltosi a Roma tra leghisti e romani per sanare la recente interpretazione data alle famose lettere SPQR da parte di Bossi, recriminano la pubblica mangiata avvenuta in piazza Montecitorio: ma nessuno ricorda quanto faccia parte della storia della città pagana, cristiana, del vero costume popolare, il mangiare in gruppo, in festa, in schietta esaltazione della cucina romana che non è moda ma costume di un popolo. Al di là del pregiudizio politico diventa piacevole la lettura del celebre studio di Livio Jannattoni, Il ghiottone romano Il breviario del laico a tavola sulle rive del Tevere, Bramante Editrice, Milano, 1965, che ricorda appunto cosa rappresenti nel contesto pacioso, fatalista, apparentemente noncurante ma arguto della più nota natura dellUrbe un incontro conviviale, uno stare insieme imbandito, la conosciuta pacifica agape. Si teorizza spesso di radici, di identità, di sane tradizioni a salvaguardia della libertà dei cittadini ma quando ciò si materializza in un banchetto, forse inconsueto, in spirito di festa si resta perplessi. Alla pagina 215 del volume di Jannattoni si legge uno SPQR così interpretato dai ragazzi romani: Salame, Presciutto, Guanciale (sic), Ricotta: anche questa lettura creerà disagio dentro le Mura di Roma? 6/10/2010 |