Il Colosseo e Viollet-Le-Duc 13-11-2014 Pier Giovanni Guzzo
IL COLOSSEO E VIOLLET-LE-DUC. Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc in quanto ci ha lasciato sia di scritto sia in quanto di materiale ha realizzato nei tanti restauri che costellano la Francia ha contribuito a sostanziare un’arte del restauro architettonico. Oggi, con lo sviluppo sia della sensibilità storica sia delle tecnologie non tutto della lezione di quel grande iniziatore raccoglie consenso: ma, di certo, qualcosa del suo magistero permane. Ad esempio, il rapporto stretto che Viollet-le-Duc ha sempre osservato tra l’originario materiale impiegato nella costruzione da restaurare e quello che si impiega, appunto, nel restauro. Circa l’utilizzazione contemporanea di un restauro, una volta che sia stato effettuato, Viollet-le-Duc ne esclude una rispondenza ad interessi, o necessità, contemporanei. Tuttavia Viollet-le-Duc stesso argomenta che il restauro può aver riportato l’edificio originario ad uno stato di completezza che, talvolta, può risultare diverso da quello originario: così che le necessità, o le opportunità, contemporanee vi potrebbero trovare adeguate accoglienza e sistemazione. La non risolta contraddizione appena qui accennata che si è manifestata fin dall’inizio della storia moderna del restauro architettonico continua a farsi evidente in maniera talvolta dolorosa anche oggi. Ed è facile previsione che l’incertezza al proposito continuerà anche domani. Meglio: l’evidenziata incertezza sembra essere sentimento solamente di quanti si pongono l’imperativo deontologico di valutare attentamente ex ante sia il proprio progetto sia l’azione che ne consegue sia, infine, le prevedibili conseguenze. Altri, purtroppo sempre più numerosi, si ritengono, o paiono ritenersi, messaggeri di una univoca buona novella, giunta anche troppo tardi, ma finalmente manifestatasi grazie a loro, così che si possano correggere errori nei quali finora tutti (esclusi i suddetti messaggeri) sono incappati. Si potrà così, anche se purtroppo tardi, aprire una gloriosa e feconda via sulla quale avanzano la Verità e la Scienza. Tanta è l’assertività del loro dire, unita ad un apparente buon senso comune (che filologicamente sarebbe da definirsi lectio facilior, dalla quale i filologi insegnano di guardarsi attentamente), che in molti diventano ammiratori e propagatori convinti di quella buona novella. E tanto più convinti quanto maggiori sono la rispettiva ignoranza nell’astrusa materia del restauro architettonico e delle cose che di tale restauro hanno necessità ed il desiderio di venire incontro ai non specialisti. È in specie su quest’ultimo, peraltro nobilissimo, desiderio che quanti si presumono messaggeri della buona novella, di solito, inciampano. Lo si può riscontrare a proposito della più recente loro proposta: quella di ricostruire il piano dell’arena del Colosseo, così che possa essere utilizzato (senza, peraltro, determinarne i limiti, se non quello di escludere il gioco del golf). L’eventuale ricostruzione del piano dell’arena del Colosseo (dopo che si fossero risolti positivamente tutti i problemi di metodologia e di prassi del restauro architettonico: a cominciare dalla inutilità a fini statici di tale ricostruzione, che invece rappresenterebbe un perfetto esempio di infedeltà all’originaria completezza, se non altro per una diversa statica) non renderebbe più agevole la comprensione della reale essenza storica del monumento ai suoi numerosi visitatori non specialisti, stranieri ed italiani. Questi ultimi, poi, sarebbero facilmente tratti in inganno se ricordassero la popolare canzoncina che descrive i Romani giocare alla palla, ma alle Terme di Caracalla (per ovvie, imperative esigenze di rima): così che essi nutrirebbero un ulteriore dubbio, se si trovano al Colosseo oppure a quelle decantate Terme. Fuor di celia, i visitatori potranno comprendere la reale essenza storica dei monumenti, antichi e no, se posseggono gli strumenti critici e conoscitivi necessari; e meglio ancora la potranno comprendere se, oltre al possesso di tali strumenti di base, potranno giovarsi dei suggerimenti forniti da qualcuno esperto che li guidi a guardare, e a vedere, gli elementi salienti. Tanto più che un settore del piano dell’arena è da qualche anno stato riproposto alla vista del pubblico: così che da esso chi voglia e possa potrebbe già oggi ricostruire idealmente l’antico aspetto del monumento. Sicché, almeno in questo più recente caso della proposta ricostruzione del piano dell’arena del Colosseo, i messaggeri della buona novella hanno perduto un’occasione di tacere. A proposito della ricostruzione materiale in sé, ben più economicamente e fruttuosamente sostituibile, a valle di una profonda rivisitazione e riadattamento del servizio scolastico, con una ricostruzione 3D e grazie ad un adeguato servizio di guide. Il quale ultimo presenterebbe due vantaggi dal punto di vista finanziario: costituirebbe occasione di lavoro e verrebbe a costare molto meno di quanto si può prevedere costerebbe la proposta ricostruzione. Argomento, questo finanziario, che potrebbe apparire indegno se ci volessimo tenere solamente all’interno della categoria metodologica, come si tenta di fare: ma che, in tempi di crisi, e quindi di necessità di scelte, con un patrimonio culturale che, dalle Alpi a Scilla, si trova in bilico di irreparabili perdite, occorre tenere presente, se non ritenere imperativo. PIER GIOVANNI GUZZO
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