'Promozione' vs 'valorizzazione'. A proposito di un recente scritto di Carlo Pavolini 05-07-2015 Pier Giovanni Guzzo
"Promozione" vs "valorizzazione". di Pier Giovanni Guzzo
Nel suo recente intervento ("Valore d'uso e valore di scambio nei beni culturali, in patrimoniosos del 1. 7. 15) Carlo Pavolini, oltre a numerosi concetti e a stringate argomentazioni condivisibili, ripete quanto da altri già scritto, e cioè che "la valorizzazione è in pratica la traduzione aggiornata" dell'articolo 9 della Costituzione. Anche in rapporto all'utile distinzione che Pavolini lodevolmente introduce tra valore d'uso e di scambio per l'utilizzazione (la "valorizzazione"?) dei Beni Culturali, non mi sembra che tale interpretazione diacronica della lingua italiana possa essere condivisa. "Promuovere" può contenere in sé il significato di "valorizzare", ma la sua sfera semantica è ben più ampia e pregnante. Comprende, infatti, anche il significato di "favorire" (= "lo sviluppo", testualmente), che non è altrettanto compreso in quello di "valorizzare". Ebbene, come si può e si deve "favorire" la promozione (cioè il crescere di importanza e di considerazione) della cultura? Di certo, non solo "valorizzando" i segni materiali di essa, come sono i monumenti e gli altri Beni Culturali. A questo, infatti, si limitano le attività di "valorizzazione" (quando non ne prendono solamente pretesto per tutt'altre finalità): in specie le più recenti. E comprese le più sofisticate, nelle quali il poco di "promozione" in esse contenuto rimane confuso e sepolto dal molto di abbacinante. Ma, di certo, la "promozione" può attendersi esiti positivi se i messaggi che ne promanano potranno essere recepiti, intesi e fatti propri da coloro ai quali sono diretti. Per creare una tale positiva sintonia tra emissione e ricezione è necessario che i cittadini dispongano dei necessari requisiti di comprensione e di apprezzamento. Requisiti che solamente un congruo curriculum scolastico è in grado di approntare. Ne accenna correttamente Pavolini nel suo recente intervento: ma non bisogna lasciar cadere l'argomento, di certo complesso, perchè altrimenti non si consoliderà mai una condivisione a proposito della necessità di avviare allo scopo una concreta azione politica. Solamente quando i cittadini potranno essere provvisti degli opportuni requisiti culturali per la comprensione e la coscienza del "valore d'uso" rivestito dai Beni Culturali, quando cioè si sarà convinti della loro "utilità", l'attuale "valore di scambio" che attualmente si addossa loro terminerà di essere applicato. E, per arrivarci, occorre anche non piegare il significato delle parole e dei concetti a quanto si ritiene utile (come "valore di scambio") nell'oggi ai propri partigiani postulati.
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