Caprino Veronese CERCANSI 12 GAMBE GOTICHE E UNA MADDALENA DEL PIU’ANTICO COMPIANTO SUL CRISTO MORTO 30-11-2015 Bartolo Fracaroli
Le cercheranno col Georadar al cimitero di Caprino Veronese, nel sottosuolo della Cappella del Camposanto con i raggi ultravioletti o scavando nella collinetta sottostante la bella chiesetta sorta nel 1753 sulla precedente della Compagnia della Buona Morte, la Cappella del Sepolcro. Da qualche parte dovrebbero esserci gli arti inferiori dello stupendo Compianto sul Cristo Morto, sei statue della metà del 1300 a grandezza naturale, opera del misterioso Maestro di Santa Anastasia (per l’autorevole storico dell’arte veronese Gianlorenzo Mellini, Rigino di Enrico), capolavori assoluti del gotico medioevale, senza precedenti in Italia. E’ l’insieme mortuario cristiano più antico d’Europa, di una drammaticità struggente, lacerante poesia, lì a Caprino Veronese non si sa perché, mutilati dal busto in giù, come per costiparli in un sacello dentro un nicchione (come in effetti erano), ignorandoli per secoli, all’umido, ai fumi, alle polveri, ai bruschi sbalzi termici, poggiati sulla nuda terra a perdere le cromie originale, sfaldare le superfici, accrescere le incrinature e le crepe con i sismi (terremoto del 20 maggio 2012) e climi instabili, morire. Sono di una pietra tufacea: Biocrinite di Tignale, dell’altro Garda bresciano, piuttosto resistente. Dal 1991 dislocate in municipio, a lato della Sala dei Sogni di palazzo Carlotti (XVII sec.), in una collocazione ritenuta dagli esperti non ottimale. Forse la “resecazione” delle sacre gambe (e di parte del busto) è avvenuta altrove, prima che le sei statue arrivassero a Caprino (Gesù supino sul cataletto, integro, la Madonna, due Pie Donne, San Giuseppe d’Arimatea, il discepolo Nicodemo che ne sostiene il capo e San Giovanni Evangelista). Mancano anche il sarcofago ed il sudario del Cristo e, addirittura, la Maddalena che figura in tutti i Compianti successivi d’Europa. Per gli studiosi la scelta sembra essere stata brutalmente spaziale: dover costringere tutto il Compianto in un luogo angustissimo, dietro l’altare, “operando”, 300 anni fa, al suo ridimensionamento. Si dovrebbe trovare, prima o dopo, una stipe, un sacello di lastre di pietra,con dentro quanto manca che andrebbe ricongiunto ai busti del pregevolissimo insieme. Questi, come scritto in una pagina su L’Arena di Verona il 19 aprile scorso è dalla fine del 2013, all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il celebre laboratorio di restauro del Ministero alle Belle Arti e del Paesaggio, che ha già concluso l’intervento salvifico e conservativo, gratuito, come ha potuto verificare una delegazione comunale scaligera ai primi di aprile. Il comune ha già scritto ad alcune ditte per le prospezioni sul sottosuolo della cappella del cimitero, certo della bontà dell’intento concordato con la Soprintendenza. Si cerca anche di attivare interesse nel volontariato per avere personale in grado, opportunamente diretto, di provvedere a saggi anche esterni di scavo, organizzazioni giovanili o di protezione civile per riconnettere la preziosa “Lamentazione sul Cristo Morto”. Dal municipio anche un appello all’ex Ministero ai Beni Culturali ed a sponsor possibili per una spesa di circa 3000 euro, dato che la legge di stabilità impedisce materialmente ogni intervento diretto, pur nell’emergenza di un’opportunità unica e ricca di prospettive culturali e turistiche. Appello subito raccolto da un professionista concittadino, l’ing. Giacomo Brunelli – promotore degli annuali concerti estivi di musica classica e sinfonica all’alpeggio di Sorasengi, un sito magico del monte Baldo dove, a piedi in poco più di un’ora, sotto cinque giganteschi querce, arrivano migliaia di persone – che ha già individuato una banca ed alcune industrie disponibili ad assumersi il modesto onere ed anche i futuri interventi di allestimento e valorizzazione dell’esclusivo complesso d’arte sacra medioevale. C’è a Caprino un patrimonio inestimabile di storia dell’arte, la speranza di completarlo reperendo le parti mancanti e dargli, finalmente, quel decoro, visibilità e lustro che merita. Un tesoro finora dolosamente ignorato.
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