Valnerina. Senza ragione il dichiarato orgoglio del ministro Franceschini. 11-01-2016 Giovanni Losavio
Con l’ordinanza 393 dello scorso 13 settembre il capo del dipartimento della protezione civile aveva previsto la immediata attivazione, nel quadro del suo compito di generale inquadramento e coordinamento, degli interventi di messa in sicurezza dei beni culturali mobili e immobili nella vasta area interessata dal sisma del 24 e del 26 agosto. Alla attuazione di questi interventi avrebbe provveduto il ministero per le attività e i beni culturali e il turismo attraverso la propria struttura operativa e con la stessa ordinanza l’architetto Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero, era nominata “soggetto attuatore per l’organizzazione, la mobilitazione e il dispiegamento del dispositivo operativo del ministero, finalizzato all’individuazione, progettazione e coordinamento degli interventi della messa in sicurezza” di quel patrimonio culturale in sofferenza. Doveroso riconoscimento della autonomia funzionale del MIBACT, con l’ovvia prescrizione di operare in accordo con il soggetto attuatore del corpo vigili del fuoco, riservata alla protezione civile il generale coordinamento di ogni intervento.
Il quadro desolante della generale distruzione delle chiese anche della Valnerina aperto dalla sopravvenuta scossa del 30 ottobre, non dà certo motivo all’orgoglio dichiarato dal ministro Franceschini nella intervista data a la Repubblica (lo stesso 30 0ttobre), indiretta e perfino sprezzante risposta all’appello accorato del sindaco di Matelica e alla drammatica chiamata del vescovo di Spoleto - Norcia. Non si è ancora fatta sentire la voce della segretaria generale del ministero, soggetto attuatore - dunque responsabile - degli interventi di sicurezza, chiamata a dire i motivi che l’hanno indotta, nei due mesi dalla prima scossa dell’agosto, a non approntare neppure le essenziali opere provvisionali di puntellamento e sostegno delle strutture allora superstiti della Abbazia di Sant’Eustizio e della Chiesa di San Salvatore a Campi (insigni gioielli, come fu detto, dello scrigno d’arte della Valnerina), ora definitivamente atterrate. .
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