A colloquio con il professor Giuliano Volpe 31-07-2006 ALMALAUREA NEWS - UNIVERSITÀ
ALMALAUREA PER REPUBBLICA.IT SAN PAOLO IMI ALMALAUREA NEWS - UNIVERSITÀ La ricerca in archeologia
A colloquio con il professor Giuliano Volpe, coordinatore del dottorato in Archeologia e didattica dei beni culturali dell'ateneo di Foggia.
Si allargano gli orizzonti degli archeologi. "Nuove tecnologie e nuovi campi di interesse sollecitano una formazione molto specifica". Lo afferma il professor Giuliano Volpe, coordinatore all'Università di Foggia del Dottorato di ricerca in Archeologia e didattica dei beni culturali, Sistemi integrati di fonti, metodi e tecniche, oltre che direttore del dipartimento di Scienze umane e docente di Archeologia tardoantica e di Metodiche della ricerca archeologica. "L'archeologia - continua il professore - negli ultimi anni ha cominciato ad occuparsi di nuovi ambiti: per esempio, oltre ai manufatti delle società del passato, gli archeologi studiano l'ambiente e il paesaggio attraverso i resti degli animali trovati negli scavi e i segni della vegetazione. È nata l'archeologia dell'architettura, che studia le tecniche costruttive e le stratificazioni, cioè le successive trasformazioni degli edifici ad opera dell'uomo. Si affinano le tecniche di fotografia aerea e di archeologia subacquea, inoltre un grande campo di interesse finora molto trascurato ha bisogno di approfondimento e ricerca: quello della didattica, della divulgazione ad uso di chi, a qualsiasi età e senza essere addetto ai lavori, frequenta musei e parchi archeologici". La materia è molto vasta e non stupisce che il dottorato di ricerca abbia due diversi indirizzi: Archeologia, metodi e tecniche della ricerca archeologica e Pedagogia e didattica dell'archeologia e dei beni culturali.
Quali contenuti presenta il corso di dottorato, professor Volpe? "Il dottorato di ricerca è il livello più alto della formazione universitaria, e il nostro obiettivo è infatti utilizzare i tre anni del corso per formare ricercatori ad altissimo livello. Ognuno di loro ha un proprio progetto di ricerca al quale lega tutte le attività di laboratorio e sul campo. Da un lato approfondiamo gli aspetti tecnico metodologici della ricerca archeologica studiando anche i metodi più innovativi e l'informatica applicata all'archeologia, dall'altro curiamo l'aspetto didattico: la trasmissione della cultura archeologica con metodi nuovi di comunicazione, dai giochi didattici alle guide didattiche on line all'e-learning all'archeologia sperimentale, una tecnica basata sulla riproduzione delle condizioni di vita di altre epoche, sempre più usata per coinvolgere i visitatori in esperienze dirette".
Fate anche attività sul campo? "Da alcuni anni siamo impegnati in ricognizioni archeologiche e in scavi in Daunia, ad esempio a Canosa, a San Lorenzo in Carmignano e nella villa romana di Faragola, presso Ascoli Satriano, e per ciascuno è un'occasione di approfondire il proprio percorso, chi sulle decorazioni marmoree, chi sui resti scheletrici animali, chi sulle ricostruzioni tridimensionali e le elaborazioni informatiche. Le migliori tesi poi possono essere pubblicate in una collana di pubblicazioni, Insulae Diomedeae, che curiamo nel dipartimento".
Il dottorato non prevede molti posti, come selezionate in ingresso? "I pochi posti si legano ad una regola italiana: non più del doppio di posti rispetto al numero di borse di dottorato disponibili, che non è mai alto e risente anche di recenti tagli finanziari. Il bando che sta per uscire prevede purtroppo solo due borse: sono quattro posti, complessivamente. Noi facciamo una prova scritta ed un colloquio volto soprattutto a valutare l'attitudine alla ricerca del candidato e la sua consapevolezza metodologica. Normalmente i dottorandi hanno già varie esperienze e anche una specializzazione, qualcuno ha anche già pubblicato".
Esiste un collegamento tra l'università che forma queste professionalità e il mondo degli enti a cui dovrebbero essere destinate? "Esiste ma non è ancora abbastanza stretto. Noi lavoriamo molto con vari Comuni, con Provincia e Regione, siamo in contatto con loro per costituire una Consulta regionale sui beni culturali e spero anche un laboratorio comune per i beni culturali che porti anche alla creazione di posti di lavoro. Ma in Italia c'è ancora una grave svalutazione delle potenzialità dei beni culturali come asse strategico per lo sviluppo del territorio".
Altri collegamenti fra l'ateneo e il territorio? "C'è un altro progetto in cantiere: la creazione di una società di ricerche archeologiche nella quale sarebbero coinvolti laureati e dottori di ricerca. La funzione dell'università dovrebbe essere quella di sostenere l'iniziativa e fare da incubatore per i primi tre anni, in modo da dare a questa società il tempo di prendere quota per lavorare autonomamente. Fra l'altro esiste già una cooperativa di ricerca archeologica che fornisce parecchie occasioni di lavoro".
Ma in generale la formazione universitaria in Puglia trova poi un riscontro in termini di prospettive di lavoro in regione? "In questo momento sta succedendo qualcosa di nuovo e importante: la Regione Puglia ha annunciato che stanzierà borse di studio per master e dottorati delle università pugliesi o per studenti della nostra regione che vanno a studiare altrove. Il tutto condizionando in qualche modo l'iniziativa al rientro, per così dire, in patria di questi studenti, una volta che avranno concluso gli studi. È un'iniziativa che sembra aprire prospettive di vario genere perché appare ovvio che l'unica possibilità di una regione per richiamare a sé studenti laureati altrove sia offrire loro delle possibilità di lavoro".
Per qualsiasi informazione: Sito del dottorato
Redazione AlmaLaurea, 31 luglio 2006
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