Concorso per le soprintendenze: risposta a Rossi 05-09-2006 Franco Faranda
Dal momento che Rossi ha scelto il benemerito sito del patrimoniosos, che altre volte ha ospitato miei interventi - fortunatamente più costruttivi - credo opportuna, forse anche cercata, una mia risposta che spero possa risultare il più articolata possibile e altrettanto chiara.
Ebbene si, sono stato bocciato e non ho da recriminare. Non ho mai pensato di essere un’arca di scienza e davanti ad un giudizio serio e ponderato di una commissione d’esame notoriamente al di sopra delle parti, non avrei nulla da dire.
In fondo non mi sento nemmeno deluso. Malgrado la “bocciatura” nella prima prova, quella del tema di carattere generale, facendo la “media” delle tre prove, mi colloco a metà graduatoria degli idonei e credo di essere il primo tra i non ammessi, a pari merito con la Vodret. Non faccio fatica a credere che tra i concorrenti ci fossero 30 o 40 persone più brave di me e ho cercato fino all’ultimo di tenermi fuori dall’incarico di reggente. Non l’ho chiesto e sono pronto ad andarmene. Vorrei solo si riflettesse sul fatto che se otto reggenti su 11 (ma due degli ammessi sono in fondo alla graduatoria) vengono estromessi dalle prove orali il dato non può non riflettersi sull’Amministrazione che, evidentemente, in questi anni, ha operato scelte sbagliate. A nostra sia pur parziale giustificazione, si potrebbe forse sostenere che non è facile preparare un concorso se contemporaneamente si è chiamati ogni giorno a gestire un ufficio complesso e bisogna al contempo essere impegnati sul fronte della tutela e sulla ricerca di fondi alternativi per comprare la carta igienica mentre si è pure trascinati in tribunale dall’Enel per morosità. Ma non vado alla ricerca di attenuanti.
Mi piacerebbe per un momento spostare i riflettori dai “bocciati” per accenderli, sia pure in maniera tenue, sulla commissione d’esame e sulle procedure concorsuali anche perché lo stesso Rossi, in una delle sue infuocate risposte a Sgarbi finiva per osannare l’ottima commissione.
Ma le cose stanno davvero così? A questo proposito mi limito a comunicare solo dati obiettivi tratti dai verbali della commissione: per la correzione di più di 450 elaborati la commissione ha impiegato 3050 minuti suddivisi in sette giornate lavorative. Il dato risulta dai verbali della commissione, non è inventato né approssimativo. Nel suddetto tempo non solo sono stati corretti gli elaborati dei 150 concorrenti, ma si sono stilati i verbali, si è proceduto all’abbinamento degli elaborati con i nomi dei concorrenti, a fine di ogni giornata si sono riposti gli elaborati in maniera ordinata nell’armadio e così via. La stessa commissione, molto correttamente, dichiara di aver esaminato i compiti in maniera collegiale e con la massima attenzione. Dati che in effetti si evincono anche dalle votazioni date tanto agli ammessi che ai non ammessi. Tutte valutazioni che si differenziamo per centesimi di voto e che sostanzialmente vanno da 6 a 8. Questo deve necessariamente far supporre un attento lavoro dei commissari perché non credo sia facile valutare e distinguere un 6,6 da un 6,8 dal 6,9 e infine 7. Senza valutare le possibili interruzioni e senza calcolare i tempi tecnici per apertura delle buste, controlli vari – che pure rientrano nel suddetto monte ore –ogni compito sarebbe stato corretto in 6 minuti. Bisognerà tener conto che per “compito” qui si intende un elaborato manoscritto che, per la prima prova, va dalle otto alle 20 pagine e per le altre due prove si assesta mediamente sulle 3 – 4 pagine protocollo.
In maniera più realistica bisognerà pur ipotizzare un tempo di sosta necessario a rifocillarsi (si è lavorato anche per più di otto ore consecutive nel mese di luglio con il caldo torrido di quest’anno) e i tempi tecnici per scrivere i verbali nonché immaginare le approfondite discussione per una corretta valutazione di compiti che si differenziano appunto per uno o due centesimi di voto.
A differenza del primo dato questo è un dato solo ipotizzabile, ma credo di essere nel giusto a immaginare un tempo di correzione che non ha certamente superato i 3-4 minuti per ogni elaborato. Probabilmente ci troviamo di fronte a modelli comportamentali da terzo millennio, certamente da imitare per la loro efficienza e puntualità o, in alternativa, potrebbe sorgere il malevolo sospetto che ci sia stata troppa superficialità nel giudizio o, addirittura, ma non posso nemmeno immaginarlo, una qualche recondita predilezione in questo o quello dei candidati. E qui al momento mi fermo.
Quanto alla riflessione di Rossi il quale afferma che se i concorsi vengono banditi in modo sbagliato e condotti ancora peggio la responsabilità è tutta nella organizzazione ministeriale non nel sindacato, mi permetto di ribadire ancora una volta che l’interesse del sindacato verso “lavoratori” direttori che addirittura ambiscono a fare i dirigenti, è sempre stata nulla e questo per un vecchio concetto di “classe” che è difficile a morire, soprattutto in casa CGIL. Proviamo allora a immaginare se negli ultimi concorsi di riqualificazione del personale, le commissioni d’esame avessero letto le tesine in qualche minuto e dopo di che avessero “bocciato” tanti lavoratori, magari per due o tre centesimi di voto.
Il sindacato avrebbe pilatescamente sostenuto che è tutta colpa del Ministero e che il sindacato non ha voce in merito?
Avrebbe reputato un sacrosanto diritto della commissione d’esame giudicare in due o tre minuti un elaborato originale e complesso e dunque non di sua competenza o avrebbe eretto le barricate, proclamato forme di lotta ad oltranza e messo in scena tutto il consolidato repertorio di ostruzionismo attivo e passivo, sindacalmente lecito? Sia ben chiaro che non chiedo scioperi a oltranza, né il blocco delle attività, ma ho reputato opportuno sottolineare questo diverso atteggiamento del sindacato contemporaneamente pronto a riqualificare l’universo mondo a seguito di auto certificazioni e quant’altro, che tengono soprattutto conto del lavoro svolto e contemporaneamente sostenere che un concorso per direttivi che aspirano alla dirigenza, non è argomento di rilevanza sindacale. Al di là di quest’ultima considerazione vorrei si capisse che il problema non è la mia bocciatura – e ribadisco che non ho alcuna difficoltà a pensare che ci siano 30 persone più brave di me, ci mancherebbe – ma il comportamento della commissione, i suoi tempi, il suo operato.
Sarebbe interessante che qualcuno cominciasse a riflettere su questo dato: 3 - 4 minuti per leggere, giudicare, valutare infine ogni elaborato riuscendo a differenziare i compiti sulla base non di voti, ma di centesimi di voto. Tutto qui!
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