ANCORA SILENZIO-ASSENSO 19-09-2006 Irene Berlingò
Le cronache recenti portano nuovamente alla ribalta il silenzio assenso indiscriminatamente applicato anche al patrimonio culturale e ambientale. Se da una parte si prende atto dell’intervento da parte del Ministro Rutelli, lascia sgomenti che ancora una volta e proprio dalla compagine politica che ha combattuto questa aberrazione, oggi al governo, provenga una simile iniziativa. Mai più silenzio assenso, era stato lo slogan dell’allora opposizione contro il Governo Berlusconi che oggi amaramente ripetiamo. E attualmente la situazione in cui versano le soprintendenze è, se possibile, ancor più disperata e non consentirebbe di fronteggiare una tale emergenza che è stata già vissuta nella prima applicazione della “verifica” prevista dal Codice Urbani, che sostituiva il benemerito regolamento Melandri sulle alienazioni. Perché, corre l’obbligo di ricordarlo, il silenzio-assenso era previsto nella procedura della verifica (art. 12 del Codice), cioè l’accertamento dell’interesse culturale per i beni immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli enti pubblici ed alle persone giuridiche private senza fine di lucro. Ebbene, i funzionari delle Soprintendenze hanno dovuto lavorare con questa “spada di Damocle” sulla testa per un anno, da febbraio 2004 a febbraio 2005, quando il silenzio-assenso è stato sostituito dalla possibilità di procedere contro l’Amministrazione dei Beni culturali con una preliminare diffida e un successivo ricorso. E comunque il procedimento è tuttora da svolgersi entro 120 giorni, una bella maratona, se si vuole preservare il bene con un procedimento di vincolo, atto complesso che prevede uno studio completo. Allora mai più silenzio-assenso, ma neanche scadenze-capestro a scapito dei poveri (nel vero senso della parola) e sempre più sparuti archeologi, architetti e storici dell’arte delle soprintendenze. Soprintendenze senza soprintendenti, peraltro: infatti sono scoperte ben 11 soprintendenze archeologiche su 22, il 50 %, 13 soprintendenze architettoniche su 28, poco meno del 50% e “solo” 11 su 30 soprintendenze storico-artistiche, poco più di un terzo. Investire su di esse, sul loro potenziamento di mezzi e soprattutto di uomini, tramite regolari assunzioni e concorsi per la dirigenza e per il personale tecnico-scientifico, significa preservare il territorio, incrementare la conoscenza e non ultimo, anche l’occupazione.
Irene Berlingò (Presidente ASSOTECNICI)
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