SOS PAESAGGIO UMBRIA-LAZIO-TOSCANA 17-10-2006 Luca Bellincioni
Negli ultimissimi anni, in gran parte delle regioni italiane stiamo assistendo ad una vera "apocalisse" del paesaggio. Nel Centro Italia, in particolare, la situazione sta precipitando. Regioni come l’Umbria, il Lazio, l’Abruzzo e le Marche vedono attualmente un’aggressione quasi senza precedenti al proprio territorio, sotto le forme della speculazione edilizia. Primo caso eclatante è il Lazio, il cui paesaggio, nella sua varietà uno dei più suggestivi, rappresentativi e “storici” della Penisola, ha subito fortemente (a causa dell’immenso potere politico e sociale che vi riveste l’edilizia) la vicenda del condono (nonché la fase del post-condono) e più in generale una nuova fase di scellerata “urbanizzazione” supportata dalle amministrazioni locali. Anche le aree rimaste a lungo integre stanno soccombendo sotto quella che è una vera e propria nuova valanga di cemento. Se si fa un giro per la Tuscia (Provincia di Viterbo), ad esempio, l'area rimasta più integra dell'intera regione, la situazione è davvero preoccupante: l’Aurelia e la Cassia sono divenute all'80% strade urbane o semi-urbane e le campagne, anche quelle interne, sono mese dopo mese deturpate qua e là (a caso) da una nuova villetta orribile o da un nuovo ed insensato, quanto orripilante, capannone commerciale, agricolo o industriale in cemento (rigorosamente di colori ad altissimo impatto, tipo bianco, giallo, blu, e visibile, dall’alto, anche a 60-70 km!),edificato in spregio a qualsiasi razionalità urbanistica e a qualsiasi considerazione per l'impatto ambientale. Sembra che uno dei paesaggi rurali più solenni e caratteristici d'Italia sia oggi preso come da una sorta di lebbra... Per non parlare della Sabina (Provincia di Rieti), altra regione storica laziale, le cui verdi colline, soprattutto sul versante tiberino, si stanno riempiendo di costruzioni orripilanti in una velocità incredibile. Ma il disastro sta anche aggredendo la Toscana e l'Umbria, le regioni che nel dopoguerra meglio avevano saputo attutire gli urti dell’inconsulta ed abominevole gestione territoriale da parte della società consumista e post-industriale italiana. Avrete senz'altro sentito parlare del caso-Pienza, ossia della maxi-lottizzazione in atto che andrebbe a deturpare una delle campagne più belle d'Italia... E intanto sulla Cassia, anche qui, sorgono capannoni sparsi, anche nella Val d'Orcia. Fortunatamente si è aperto un dibattito acceso su Pienza, e speriamo che dia un esito positivo. Ad ogni modo, se la Toscana nel complesso ancora “regge”, salvo anche qui fenomeni di urbanizzazione caotici e spaventevoli soprattutto lungo la costa e nelle province settentrionali, il caso dell'Umbria, nella sua drammaticità, merita un cenno a parte. Qui, oltre al cancro ormai onnipresente dei capannoni (anche sotto ai paesini iniziano a sorgere inutili centri commerciali), iniziano a "fiorire" villette sparse qua e là, per la contentezza degli ignobili palazzinari locali e romani. E' ora che in Umbria si istituiscano nuovi parchi naturali, altrimenti cosa rimarrà di quello che viene detto "il cuore verde d'Italia", espressione che inizia sempre più a somigliare ad uno spot grottesco, ormai molto lontano dalla realtà. Guardiamo ad esempio cosa sono diventate Terni, un'immensa valle di cemento e di costruzioni che fanno a gara ad essere l'una più spaventosa dell'altra, Foligno, la stessa Perugia, oppure la Valle Umbra, fino a pochi anni fa uno dei paesaggi più belli d'Europa e oggi, almeno sulle strade principali, ridotta ad una sequela quasi costante di capannoni, zone industriali e aree residenziali. Guardiamo cosa hanno fatto sotto la sacra e mistica Assisi, e in particolare intorno a S. Maria degli Angeli, in uno dei luoghi chiave della vicenda di S. Francesco, con un'inguardabile cloaca bianca di cemento di capannoni e palazzine, oppure sotto alla splendida Gubbio, ove si sta sviluppando una grande e deturpante periferia e in cui le "dentate" delle ruspe alla santa terra eugubina sono scandite dai colpi di un fumante cementificio... E intanto selve di antenne e ripetitori falcidiano le cime delle montagne più belle che si affacciano sulle valli umbre. Analogamente a tutte le altre regioni italiane, anche l'Umbria negli ultimissimi anni ha visto, fatte salve alcune eccezioni, un generale sfacelo del territorio e del paesaggio. Uno dei paesaggi più commoventi e affascinanti che l'Italia poteva vantare, con le sue magnifiche cittadine medievali, le sue memorie storiche e religiose, i suoi scenari rurali sempre uguali a se stessi,sta per scomparire e sembra che a nessuno importi più di tanto o peggio pare che nessuno se ne sia ancora accorto. Tanto ci sono la tv, i cellulari e i centri commerciali a rendere la nostra vita degna di essere vissuta... che ci importa del paesaggio e dell'orrore (e di conseguenza dell’inquinamento) che sempre più ci circonda... Di fronte a tale ignavia popolare, è ora di dire basta all'anarchia amministrativa di regioni, province e comuni che stanno devastando il proprio territorio e con esso il patrimonio paesaggistico e ambientale nazionale senza più alcuna supervisione e senza più alcun controllo statale. Il paesaggio è lo specchio della nostra storia e della nostra cultura, oltre che lo specchio della qualità dell'ambiente: un brutto paesaggio è sicuramente un ambiente inquinato. Un Paese senza più paesaggio è un Paese senza più storia, identità, futuro. Inoltre, pensiamo al danno strettamente economico e sociale. Tra un po' noi addetti ai lavori (io parlo da guidarista, ma pensiamo agli albergatori, agli agriturismi, ai tour operator locali) o dovremo cambiare mestiere, o dovremo fare guide o proporre itinerari sulle "villette e i capannoni meno orrendi d'Italia"... Per non parlare dei restauri ai beni architettonici ed archeologici, per lo più da rabbrividire. Ma è possibile che si sia giunti a questo sfascio? C'era più attenzione al patrimonio culturale e paesaggistico negli anni '70-'80 che oggi! Stiamo regredendo anziché migliorare. Di fronte a tutto ciò le istituzioni o non fanno nulla o - più spesso - sono conniventi: e l'edilizia (abusiva, speculatoria o legalizzata che sia), cancro della nostra terra e nuovo tiranno del nostro tempo, regna sovrana su di un trono dorato. E' ora che le amministrazioni si sveglino, se non vogliamo distruggere completamente il nostro ambiente naturale e quindi, pian piano, le nostre potenzialità turistiche. E di conseguenza, l'unica nostra vera materia prima per il futuro.
Luca Bellincioni
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