Matera. SE QUESTA È MODERNITÀ voglio scendere, camminare, riflettere 25-10-2006 Michele Morelli
Negli ultimi giorni sono ripresi, a pieno ritmo, i lavori di sbancamento dell’area antistante il complesso monumentale di Sant’Agostino sito negli antichi rioni. Non è un bel vedere. I cittadini non si rassegnano all’idea che nulla e nessuna istituzione possa fermare e far riflettere la Soprintendenza su quanto sta realizzando. La nostra costituzione, nei suoi principi fondamentali, tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico della Nazione e promuove lo sviluppo della cultura. La tutela è materia esclusiva dello Stato. E’ invece materia di legislazione concorrente la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, la promozione e l’organizzazione di attività culturali. Le Regioni, le Provincie e i Comuni concorrono dunque alla difesa e alla realizzazione di un obiettivo costituzionale fondamentale. E lo fanno attraverso la legislazione regionale e i regolamenti locali. Tutte insieme collaborano allo sviluppo di politiche attive a favore del nostro patrimonio culturale. Il cittadino sa che l’ethos pubblica di queste istituzioni è svolta ai massimi livelli, con conoscenza e pratiche condivise (il ché significa acquisizione di sapere, consapevolezza, cultura, responsabilità, coerenza e competenza nelle azioni e nei comportamenti). La vicenda del parcheggio di Sant’Agostino dimostra esattamente il contrario. Il costume, la pratica di intervento della soprintendenza ancora una volta si manifesta in forte contraddizione ai principi costituzionale e di missione. Invece di restaurare il paesaggio storico consolidato che abbiamo ereditato dal passato, la nostra soprintendenza progetta nei contesti storici immobili moderni, vere e proprie superfetazioni di pessimo gusto. Ci si meraviglia delle condizioni del nostro mezzogiorno il quale presenta un territorio tra i più degradati non solo dell’Europa ma dell’intero bacino del mediterraneo. Pare evidente che l’uso/abuso della res (cosa/bene) pubblica (o) è fortemente condizionata dall’ethos della pubblica amministrazione. Di fronte alle indignazioni pubbliche di cittadini e abitanti degli antichi rioni le istituzioni rimangono in silenzio. Non è la prima volta che i cittadini dimostrano una maggiore consapevolezza di ciò che significa tutela del proprio patrimonio culturale. Questa potrebbe essere una occasione per ripensare profondamente il nostro modo di agire e manipolare l’eredità materiale che ci deriva dal nostro passato. La modernità, la contemporaneità, può essere praticata con modalità d’uso responsabile? O bisogna rassegnarsi al peggio, in quanto inevitabile? Siamo proprio sicuri che lo scandalo del parcheggio di Sant’Agostino sia il prodotto degli effetti collaterali del processo di ri-funzionalizzazione degli antichi rioni? Cinquanta anni fa un nostro concittadino, il pediatra Mauro Padula, il quale non intendeva rassegnarsi all’idea che i Sassi dovessero essere cancellati dalla storia, scriveva: “… Bisognerebbe invece parlare di restauri perché le opere d’arte si restaurano e non si distruggono […]. Nell’applicare la legge per il risanamento dei Sassi, bisognerà studiare seriamente questi interessanti alveari che non sono un museo perché parte vitale di una città, ma che meriterebbero di essere custoditi gelosamente e trattati come una gigantesca opera d’arte”. Noi la pensiamo come il dott. Mauro Padula e come lui non intendiamo rassegnarci. Chiediamo alle istituzioni locali di pronunciarsi in modo chiaro e netto. Facciano la battaglia se davvero ne sono convinti. Questo è un modo per dimostrare che l’amministrazione comunale è vicina ai suoi cittadini ed è impegnata a riportare nuova qualità negli interventi di recupero all’interno degli antichi rioni sassi. Il silenzio di questi giorni, se perdurasse, potrebbe essere inteso come una dichiarazione di assenso all’operato della Soprintendenza. E opportuno che i cittadini sappiano.
Ottobre 25 / Michele Morelli
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