A PROPOSITO DI INSEGNAMENTO DELLA STORIA DELL'ARTE. NOTA A MARGINE DELL'INTERVENTO DEL MINISTRO RUTELLI 11-11-2006 Gerardo Pecci*
Quando Francesco Rutelli ha concesso la propria intervista a "La Repubblica" a proposito del nostro patrimonio culturale, non ha fatto altro che ribadire, con la forza e l'autorevolezza che gli deriva dal suo ministero, quanto già da anni il mondo della scuola, soprattutto tramite l'ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell'Arte), aveva sostenuto con veemenza: la revisione dei programmi il potenziamento del numero di ore di lezione di storia dell'arte, classe di concorso A061/ 61A, nelle scuole e negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Ma anche nelle Università. Non ci potrà mai essere un'efficace azione politica e di tutela del nostro patrimonio di arte e civiltà se non si conoscono i beni da tutelare, conservare, amare. Questi beni sono stati ereditati dal passato ed è nostro dovere, e perentorio obbligo morale, difenderli e valorizzarli per trasmetterli alle generazioni future. E' questo un principio elementare, da sempre ribadito nelle aule dei licei e delle università. Ma non affatto scontato, visto l'accanimento con cui molti beni sono stati allegramente distrutti, sfregiati e offesi, troppo spesso, da mani ignote e da amministratori pubblici incapaci, ignoranti e, a volte, anche corrotti. E tutto questo perché manca il senso civico del rispetto; se tutto ciò è accaduto, e accade, è frutto dell'ignoranza. Sono le scuole e le università i luoghi deputati alla formazione della coscienza civica degli studenti-cittadini e della loro "acculturazione": l'educazione alla legalità passa anche attraverso le aule scolastiche. E con essa c'è bisogno di una formazione curricolare rigorosa e approfondita, soprattutto per ciò che riguarda la storia dell'arte. Guardare al bene culturale come bene esclusivamente economico è anch'essa un'aberrante ottica, strabica, che non tiene conto che esso è prima di tutto una testimonianza storica avente valore di civiltà, come già ribadito nel 1964 dalla Commissione Franceschini. Nessuno nega il valore economico dei beni culturali, ma essi sono prima di tutto beni che appartengono di diritto all'Umanità, e non c'è bisogno di scomodare e citare studi giuridici in merito. Il loro valore economico è un valore aggiunto, scaturisce dall'importanza storica che noi attribuiamo ad essi. Un paese civile, o che pretende di definirsi tale, ha bisogno di uomini e mezzi per mantenere in vita questo patrimonio, ha bisogno di cittadini storici dell'arte, archeologi, antropologi, restauratori, ecc. Ma sono le scuole i luoghi dove questi cittadini acquisiscono le conoscenze e le competenze di base, necessarie per esplicare poi tali funzioni e professionalità, in vista del successivo e indispensabile percorso universitario. Ed è alla scuola che dobbiamo guardare. Nei licei in genere, classici e artistici e istituti d'arte (e in alcuni istituti professionali e tecnici) la storia dell'arte è ancora oggi relegata al ruolo di Cenerentola, ma la povera ragazza della fiaba divenne principessa. La storia dell'arte ancora non lo è. Sono troppo esigue le ore di insegnamento nei licei classici e nei licei artistici e solo poche volte gli studenti vengono a contatto con le opere d'arte presenti nel territorio in cui vivono. Ci sono poi i viaggi d'istruzione, ma sono episodi che troppo spesso sono solo occasione per "evadere e divertirsi", in mancanza di un vero e proprio progetto che ne giustifichi le finalità e gli obiettivi formativi e culturali. Perché si formi nei giovani una vera coscienza storico-artistica c'è bisogno di un maggior numero di ore di insegnamento della storia dell'arte. Quando il ministro Rutelli ha evidenziato la necessità di aumentare il numero di ore di lezione di questa disciplina ha messo il dito sulla piaga, aperta da decenni e sempre sanguinante, purtroppo. Tutti noi ci auguriamo che tale proposta sia accolta anche dal titolare del dicastero della Pubblica Istruzione e che il ministro Fioroni possa essere in sintonia con il suo collega Rutelli. Si parla tanto di "Riforma della Scuola": una vera riforma passa soprattutto attraverso chi la scuola la vive quotidianamente e opera, giorno dopo giorno, a contatto con i ragazzi, una scuola non astratta, ma reale, concreta, inserita nella vita del nostro tempo. Ben venga il pensiero di Rutelli, ma senza il parere dei docenti nessuna riforma scolastica seria potrà mai dirsi degna di questo nome. Ed è per questo che invito il Ministro della Pubblica Istruzione, l'ANISA, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, a voler attivarsi affinché parta un serio dibattito in merito al potenziamento delle ore curricolari di insegnamento e ai contenuti dei programmi ministeriali della Storia dell'Arte. E' vero che negli ultimi tempi ci sono stati interessanti dibattiti e interessanti pubblicazioni sul ruolo della storia dell'arte, ma i cui risultati spesso sono a conoscenza degli "addetti ai lavori": la stragrande maggioranza dei docenti di storia dell'arte è purtroppo all'oscuro di ciò. Si promuova un'indagine conoscitiva, capillare, in merito e si chieda a tutti il proprio parere in modo da far partire un dialogo proficuo, capace di essere veramente un volano per rinnovare e potenziare gli studi storico-artistici nelle scuole secondarie di secondo grado. La raccolta di firme promossa da "patrimoniosos" in favore del potenziamento delle ore di insegnamento della storia dell'arte è già un primo significativo e importante passo.
* Storico dell'arte, Ufficio Stampa del Centro di Studi e Ricerche sulla Civiltà Artistica dell'Italia Meridionale "Giovanni Previtali" |