Vicenza, Sigonella, le basi americane e l’Unesco 16-02-2007 Elena Franchi
In questo periodo si parla molto (e non sempre con precisione) dell’ampliamento della base americana di Vicenza. Base esclusivamente americana, perché non si tratta di una base Nato. Così come non si tratta di un ampliamento, ma della costruzione di una nuova base, dalla parte opposta della città, a circa 2,5 km dal centro di Vicenza (città patrimonio Unesco) e circa 1,5 dall’ospedale. Come prima cosa, è bene sottolineare che l’opposizione alla nuova base militare è trasversale e coinvolge veramente tutti gli schieramenti, con molte persone che non hanno mai manifestato in vita loro, fra cui una gran maggioranza di donne (casalinghe e mamme con bambini). Non si può certo far passare Vicenza per una città rivoluzionaria. A Vicenza non esiste una sola base americana. Soldati americani sono alla caserma Ederle con annessi e connessi (villaggio americano, centro autoveicoli, ecc.) e ci sono le due basi sotterranee una a Longare, la “Pluto” (probabilmente in fase di ulteriore ampliamento), e una in località Fontega di Arcugnano: per un totale, oggi, di circa 1.326.000 mq già occupati da basi americane. Nelle basi sotterranee, durante la guerra fredda, venivano conservate le testate nucleari (a un passo dalla villa “Rotonda” di Palladio). L’Unesco ha aperto un’inchiesta per accertare l’impatto del progetto sulla città. Se si dovessero individuare pericoli per il sito si potrebbe arrivare fino alle estreme conseguenze della dichiarazione di “sito a rischio” e della sua espulsione dalla lista del “patrimonio mondiale”. Nel 1994 (con estensione nel 1996) vengono inscritte nella lista del “patrimonio mondiale” (Unesco World Heritage) “La città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto”. L’Italia si è quindi impegnata, con la Convenzione internazionale sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale, Parigi 1972, a garantire la “protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale […], situato sul suo territorio” (art. 4) e il Ministero dei beni culturali si è reso garante presso l’Unesco della salvaguardia dei monumenti e dei siti proposti dallo Stato italiano. Ricordiamo che l’Unesco si è già dovuta occupare del sito di Vicenza a proposito del progettato passaggio dell’autostrada Valdastico nelle vicinanze di Villa Saraceno, individuando, fra le minacce al sito, anche “uncontrolled construction development in the Veneto region” e chiedendo all’Italia di preparare “for each of the components of the World Heritage property of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto a management and conservation plan including buffer zones and specific measures to protect the historic landscape”. “Buffer zones”: zone cuscinetto, aree di rispetto intorno al sito. (World Heritage Committee, Twenty-ninth session, Durban, South Africa, 10-17 july 2005). Raccomandazioni ribadite nel 2006 (Vilnius, Lithuania, 8-16 july 2006). E di “buffer zone” parla anche il testo Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention definendola come un’area attorno al sito il cui utilizzo è soggetto a restrizioni per assicurare un’ulteriore protezione al sito stesso (“an area surrounding the nominated property which has complementary legal and/or customary restrictions placed on its use and development to give an added layer of protection to the property.”) Ricordiamo inoltre che l’Italia ha ratificato, nel 1958, La Convenzione dell’Aja del 1954, Protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato (non ratificata dagli Stati Uniti) che, partendo dal presupposto che i beni culturali di un Paese sono patrimonio culturale dell’intera umanità, impegna le Parti contraenti ad attività preventive e in particolare a predisporre, in tempo di pace, la salvaguardia dei beni culturali situati sul proprio territorio (art. 3) e ad astenersi “dall’utilizzazione di tali beni, dei loro dispositivi di protezione e delle loro immediate vicinanze per scopi che potrebbero esporli a distruzione o a deterioramento in caso di conflitto armato” (art. 4, comma 1). Nel dibattito tra giuristi, inoltre, diventa importante la definizione di “attacchi terroristici” per valutare se possono essere oggetto dell’applicazione estensiva delle norme dell’Aja soprattutto per quanto riguarda gli atti di prevenzione e salvaguardia. Purtroppo, però, l’Italia non ha ancora ratificato il Secondo Protocollo aggiuntivo (L’Aja, 26 marzo 1999) per cui le Parti contraenti si impegnano, fra l’altro, a evitare di porre gli obiettivi militari in prossimità dei beni culturali. La nuova base sorgerebbe fra il comune di Vicenza e quello di Caldogno, che ha votato contro la sua costruzione e in cui è presente una delle 22 ville palladiane patrimonio Unesco. Quanto ai vantaggi economici che ne deriverebbero alla città, possiamo citare, a prova contraria, il 2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense, ultimo rapporto ufficiale diffuso dal Dipartimento della Difesa degli Usa (ci sono anche i contribuiti annuali versati dall’Italia agli Usa per le “spese di stazionamento”, tanto che siamo arrivati a pagare il 41% dei costi delle forze armate ospiti, oltre alle varie facilitazioni concesse). Le forze Usa stanno alleggerendo il Nord Europa e intensificando la presenza in Italia. Vedi Vicenza, vedi Napoli, vedi Sigonella. A Lentini – paese degli aranci – sono state votate pesanti varianti ai piani regolatori, sollevando forti interrogativi in tema di salvaguardia ambientale, trasformando aree da agricole (circa 90 ettari di rigogliosi aranceti) a edificabili per realizzare un “complesso insediativo chiuso ad uso collettivo destinato alla esclusiva residenza temporanea dei militari americani della base Sigonella Us Navy”. Il progetto di Lentini è gestito da una società, proprietaria dei terreni, la cui principale azionista… è una ditta edile di Vicenza. Addio agrumeti. Per ulteriori documentazioni si possono visitare principalmente tre siti: www.altravicenza.it, www.nodalmolin.it e il meetup di Vicenza del blog di Grillo, http://beppegrillo.meetup.com/3/boards/. Ci sono mille motivi (morali, ambientali, urbanistici) per non costruire la base a Vicenza, e ce ne sono altri mille per non costruirne più in Italia. L’Unesco, nel preambolo del suo Atto Costitutivo, dichiara che “le guerre nascono nell’animo degli uomini ed è l’animo degli uomini che deve essere educato alla difesa della pace”. Ma non è certo così che si educano gli animi alla difesa della pace.
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