Il paesaggio del Monte Soratte è in pericolo 19-06-2007 Luca Bellincioni
Il Monte Soratte, alle cui falde si trova l'abitato di Sant’Oreste, è una delle "montagne mitiche" del Lazio, citata sin da Orazio e narrata da Goethe nel suo celebre "Viaggio in Italia". Fin dai tempi più remoti il Soratte, caratterizzato dalla presenza di numerosi inghiottitoi, grotte e voragini (detti localmente "meri"), creduti come la porta degli Inferi, fu visto dalle popolazioni locali come un monte sacro, tant’è che in epoca sabina pare che vi si praticassero misteriosi riti legati alla natura. Nel corso del Medioevo, sulla montagna si stanziarono alcune comunità monastiche o più spesso singoli eremiti, di cui rimangono copiose tracce. A ben vedere, il Soratte, con i suoi 691 metri appena, è poco più di una collina, ma il fatto che essa si erga solitaria con il suo profilo inconfondibile al centro della grande pianura, fa sì che l'effetto sia quello di una vera e propria montagna. Protetto da una Riserva Naturale e molto frequentato dagli escursionisti romani, il Monte Soratte offre del resto panorami vastissimi e magnifici sulla Sabina e sull'Appennino Laziale, sulla Valle del Tevere, sull'Agro Falisco, sui Monti Cimini, nonché sulla Campagna Romana, qui nella sua porzione rimasta più intatta. Purtroppo, però, l'integrità di questi luoghi è oggi minacciata dalla speculazione edilizia, particolarmente forte lungo la Via Flaminia e nei paesi circostanti, tutti ormai "centri satellite" di Roma, abitati da rumeni e pendolari. C'è da dire a proposito, che lungo la strada tra dalla Flaminia conduce a Sant'Oreste, oltre a varie ville e villette, sono sorti negli ultimi tempi alcuni osceni ed insensati capannoni industriali bianchi, peraltro totalmente isolati nella campagna, che hanno gravemente deturpato sia il bel paesaggio rurale in sé, sia i panorami che dal Soratte verso la Flaminia. E non è finita qui: è in progetto l'apertura di un nuovo casello autostradale presso il vicino paese di Castelnuovo di Porto (con lo sventramento di aree pregiate di campagna romana e la possibilità di alterare i piani paesistici, permettendo così nuove edificazioni...) e assieme la creazione dell'ennesimo outlet intorno a Roma, stavolta – pare - in forme “pseudo-medieval-fantasy”, dicono, per limitare i danni al paesaggio... Molti a Sant'Oreste (nonché ovviamente i promotori del progetto) affermano che ciò favorirebbe il turismo alla Riserva del Monte Soratte... Ma davvero? I clienti dell'outlet ce li immaginiamo proprio mettersi le scarpe da trekking alla ricerca di eremi, dopo aver fatto la spesa nel tempio del consumismo demente ed aver fatto a gomitate per fregiarsi - a buon mercato - della marca più in voga! Eppoi – è quasi banale ricordarlo - una delle cose più affascinanti del Soratte sono proprio i paesaggi e i panorami, valori che verrebbero proprio irrimediabilmente alterati dalla costruzione di un insediamento commerciale così impattante come l'outlet: salire sul Soratte per ammirare dall’alto una "capannonopoli", credono possa essere un motivo di attrazione turistica?!?!??!?! Verrebbero cancellati proprio i motivi d’attrazione che spingono i turisti e gli escursionisti a visitare la riserva! Ma insomma, si può essere più ciechi e cretini? In un’era in cui il turismo culturale ed ambientale mira sempre più all’integrità e alla tipicità dei luoghi, si vuole deturpare uno dei paesaggi più splendidi e rappresentativi del Lazio, rimasto miracolosamente fino ad oggi quasi immacolato? Auspichiamo che chiunque abbia a cuore quest’angolo di paesaggio laziale e italiano si impegni a contrastare il progetto dell’outlet (non potrebbe invece essere realizzato un “centro commerciale naturale” proprio nel borgo di Sant’Oreste sempre più abbandonato e degradato?) e a diffondere la realtà sui danni che tale realizzazione andrebbe a fare al turismo nella riserva. Alle favole degli speculatori non si può più credere.
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