GLI ASCENSORI DEL VITTORIANO: UN PRODOTTO DELL'INCULTURA 27-07-2007 FRANCESCO DE TOMASSO
Prendo spunto da quanto pubblicato sul Corriere della Sera del 25 u.s. in merito allo "scempio" perpetrato al Vittoriano con la realizzazione degli ascensori panoramici.
Purtroppo questo è solo l'ultimo esempio, in ordine di tempo, della regressione culturale verificatasi in questi ultimi anni nelle strutture istituzionali preposte alla tutela del patrimonio, fenomeno che coinvolge anche la veltroniana Amministrazione Comunale, come dimostra, ad esempio, il recente allestimento di un colonnato di plastica luminescente nell'area dei Fori a ridosso del Colosseo, che per pacchianeria può rivaleggiare forse con le fantasiose ricostruzioni della Roma imperiale di qualche pessimo film americano del passato.
Ma tornando all'operato del Ministero B.A.C., come mai si è arrivati a questo punto di degrado culturale che anzichè promuovere la tutela del patrimonio preferisce dare il contentino alle masse di turisti con operazioni demagogiche quali per l'appunto gli ascensori del Vittoriano? Siamo tornati al "panem et circenses"? E qui entrano in ballo i personaggi preposti allo svolgimento dei compiti istituzionali del Ministero.
Chi sono e quali meriti culturali hanno alcuni degli attuali superdirigenti del Ministero: i Direttori Regionali? La pia intenzione spadoliniana di creare un Dicastero con preponderante indirizzo scientifico-culturale che fosse estraneo, per la presenza di personalità culturali di livello, alle manovre di bassa politica clientelare, è andata man mano perdendosi nel tempo con l'avvicendarsi di ministri di varie fedi politiche.
Ma il vero colpo di grazia è arrivato con la "Riforma" che ha creato dal nulla questa nuova figura con enormi poteri decisionali: il "Direttore Regionale" con nomine totalmente politicizzate spesso estranee al mondo della professionalità richiesta per svolgere il delicato compito della tutela del patrimonio. Da questa situazione nascono scempi, contrabbandati come opere di valorizzazione, come questi ascensori che, finalmente, sono diventati oggetto di sacrosante polemiche.
Nello specifico faccio tre osservazioni che sono altrettanti punti interrogativi:
a) i "Difensori", fin dall'inizio hanno messo le mani avanti per assicurare che l'intervento è reversibile (excusatio non petita...). L'assurdità di questa dichiarazione è palese oltre che pleonastica: il concetto di reversibilità è infatti una regola drastica, quando si debba eseguire un intervento di restauro, figuriamoci per un'opera aggiunta. Inoltre l'ipotesi di un ripristino mi sembra utopistica; 1.155 euro è costata la struttura, quasi altrettanto sevirebbe per rimuoverla. E la Corte dei Conti che direbbe?
b) sul Corriere della Sera del 26 luglio leggo che la "Difesa" fa notare forse con orgoglio, che l'operazione è stata un successo con 32.000 visitatori ed un incasso di 137.000 euro (se questo è il modo di fare tutela debbo ammettere che in oltre 40 anni di permanenza nel Ministero, non ero arrivato a capirlo). Ma questo importo è finito nelle casse dello Stato? Forse bisognerebbe chiedere informazioni a chi gestisce l'impianto.
c) come ultima notazione, faccio presente che l'importo erogato per realizzare gli ascensori, evidentemente sottratto all'attività istituzionale di restauro che dovrebbe essere svolta dal Ministero, equivale ad 1/5 dell'intero budget annuale della Soprintendenza Beni Architettonici di Roma.
E perchè per un'opera di questa natura, estranea alle specifiche competenze istituzionali dell'attività operativa codificata, non sono stati interpellati gli organi superiori del Ministero (Comitato di Settore - Consiglio Nazionale)?
Francesco de Tomasso - Architetto - già Vice Soprintendente della Soprintendenza Beni Architettonici di Roma
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