Tutela dei Beni paesaggistici 24-08-2007 Alvaro Ancisi - Ercole Noto
Mezza Italia brucia per il fuoco dei piromani e per gli scandali e la violenza che dilaga da nord a sud. Se l’abusivismo affligge e deturpa gli angoli più belli e suggestivi del Bel Paese, se dalla vicina Bologna arrivano segnali di sconfitte burocratiche contro il pericolo di cementificazione della collina (il tribunale amministrativo cancella la delibera del Comune che aveva bloccato la costruzione di un residence), da Ravenna non mancano richiami a un maggior rispetto e tutela dei Beni paesaggistici. Per spirito di servizio si “rilancia” quindi la notizia pubblicata sul sito web ‘ravennanotizie.it’ a proposito della salvaguardia delle dune, patrimonio naturale costiero di Marina di Ravenna. Per Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in Consiglio comunale, nelle zone demaniali di Marina di Ravenna rigore e inflessibilità vanno applicati ovunque e non solo agli stabilimenti balneari. Premesso che "è giusto che gli stabilimenti balneari che non rispettano i termini delle concessioni demaniali ricevute siano sanzionati, anche quando, a seguito di norme oggi per lo meno desuete, propongono agli utenti una spiaggia più attraente, più dotata di servizi, più sicura, e comunque ordinata e pulita", Ancisi aggiunge che "è scandaloso e vergognoso che, sul medesimo demanio, peraltro su quanto di più prezioso e protetto sia stato preservato della natura dei luoghi, possa essere tollerato uno scempio”. Ancisi si riferisce alla "celebrata duna-che-vive, oggetto di adorazione ambientalistica. Sul fianco della duna, in mezzo alla vegetazione spontanea e alle specie floreali protette, stazionano, infatti, veri e propri accampamenti di fortuna, con giacigli, bivacchi, suppellettili di ogni genere, servizi (per niente) igienici. Ma tutta la duna è un ricettacolo immondo di rifiuti sparsi ovunque". La duna, tra l'altro, è a fianco dello stabilimento balneare Hookipa, due volte sotto sequestro quest'estate per alcuni abusi al demanio marittimo. E proprio per questo Ancisi sottolinea: "Forse che questi accampamenti occupano il demanio marittimo regolarmente o costituiscono innovazioni consentite? E se sono abusivi, giustamente, i cestini porta rifiuti messi fuori dei limiti di concessione, non lo sono i rifiuti sparsi liberamente a pochi metri? Per Ancisi, lo scempio della "duna che vive" rappresenta: "1° questo sì, una grave lesione del bene demaniale, 2° ma anche uno spettacolo disonorevole e repellente per i turisti, 3° un rischio per la sicurezza dei bagnanti (causa i vetri rotti sparsi, le lattine taglienti e arrugginite, ecc.) e dell’ambiente e degli insediamenti circostanti (a rischio di incendio: notare la foto con una graticola) 4° e, non ultimo, una zona franca per delinquenti e spacciatori di spiaggia e dintorni. Basti pensare che l’articolo 1161 del Codice della navigazione, quello in base a cui gli stabilimenti balneari subiscono multe, denunce penali e sequestri, punisce (testualmente) le occupazioni arbitrarie di spazi e le innovazioni non autorizzate del demanio marittimo. C’è qualcosa che non va - conclude il capogruppo - e che ricorre spesso in questa città: da un lato rigore e inflessibilità, dall’altro tolleranza e condiscendenza. Noi chiediamo un metro unico di osservazione e valutazione e un’azione di prevenzione e ripristino della legalità a 360 gradi. Amministrazione comunale, forze dell’ordine e magistratura collaborino a perseguire questo obiettivo di “giustizia ovunque”. |