ITINERARIO TRA I BENI CULTURALI DELLA CALABRIA (SESTA PUNTATA). Il palazzo Suriano-Lucifero di Apriglianello (XVII sec) 07-01-2008 Teresa Liguori
ItaliaNostra propone che venga definito “Bene Culturale”, costituendo una testimonianza materiale avente valore di civiltà, e che sia dichiarato l’interesse storico-artistico del Bene. Si propongono inoltre il recupero, il restauro conservativo ipotizzando un “uso consono alla natura del Bene”e la destinazione a “Museo della civiltà contadina”. Le Vicende Storiche
Il Palazzo Suriano-Lucifero di Apriglianello (Crotone) risale alla metà del 1600 circa; anche se il “Feudo” di Apriglianello affonda le sue origini all’epoca della colonizzazione Romana. Il nome Apriglianello deriva da Aprilius, un grosso proprietario terriero che, in epoca romana, aveva costruito una villa-fattoria. In epoca medioevale, nel XIII secolo, divenne feudo dei Benedettini di S.Eufemia e poi degli ospedalieri di San Giovanni. Le sue vicende furono molto travagliate: dai Ruffo la proprietà passò alla famiglia Campitelli, che lo possedette per un secolo e mezzo, finchè esso fu venduto dal principe di Strongoli Campitelli al nobile crotonese Gio.Dionisio Suriano. Questi fece costruire un palazzo o torre nel suo feudo, che aveva provveduto a popolare con albanesi e schiavoni, ricostruendo altresì la cappella di S.Giovanni. Nel 1695 Antonio Suriano vendette il feudo a Fabrizio Lucifero, che divenne marchese di Apriglianello nel 1701. Quest’ultimo cercò di migliorare la qualità dei terreni, riuscendo a captare una sorgente d’acqua potabile per irrigare i campi. Pertanto, coltivò con successo piante rigogliose di ulivi, di viti, di alberi da frutto. Dai Lucifero la proprietà passò ad Antonio Mottola che, alla fine dell’800, restaurò il Palazzo. La riforma agraria del secondo dopoguerra portò all’acquisizione della proprietà Mottola, che attualmente appartiene all’ARSSA (Azienda Regionale Sviluppo Agricolo). Si trattava, in origine, di un insieme di immobili (edifici e terreni) destinati ad usi agricoli e strutturati secondo i canoni socio-culturali, economici e delle metodologie lavorative in uso all’epoca della loro costruzione (XVII sec e seg.). Queste consistevano nel possesso di grandi estensioni di terre coltivabili (i feudi) da parte di una famiglia nobiliare che vi risiedeva stabilmente o saltuariamente abitando l’edificio più importante, il Palazzo; vi era poi un insieme di fabbricati minori, posti nelle vicinanze del Palazzo Nobiliare vero e proprio, destinati ad abitazioni per i contadini e i lavoranti, a stalle e ricoveri per gli animali, a locali per la lavorazione dei prodotti agricoli, a magazzini, botteghe artigiane ecc...Si trattava insomma di un piccolo villaggio quasi autosufficiente, rigidamente organizzato secondo le gerarchie sociali dell’epoca e destinato alle produzioni agricole e all’allevamento. La compresenza, sempre nelle vicinanze del Palazzo, della Cappella di S. Giovanni, di epoca antecedente, completa la struttura sociale del villaggio inserendo l’elemento religioso nell’ambito della comunità agricola. Attualmente, gli unici edifici antichi rimasti, dei tanti che vi sorgevano in origine, sono: il Palazzo e la Cappella di S. Giovanni. Il Palazzo Suriano-Lucifero può essere inquadrato come “Palazzo Nobiliare Rurale” con destinazione d’uso prevalente di abitazione stanziale e/o temporanea per la famiglia dei nobili proprietari del feudo. Appare comunque assai probabile che, all’interno dell’edificio, risiedessero, ai piani inferiori, altri nuclei familiari di rango sociale inferiore ma alle dirette dipendenze dei proprietari; diciamo col ruolo di “fiduciari”. Al piano terreno, poi, dovevano trovare posto dei locali destinati a magazzini, stalle e perfino locali adibiti a “carceri”. Attualmente il Palazzo non è facilmente ispezionabile all’interno poichè presenta delle parti strutturali in precarie condizioni statiche e quindi pericolanti (parti dei solai e balconi), inoltre alcuni locali interni sono non accessibili perchè occupati temporaneamente da privati non proprietari Il Palazzo si compone di tre piani fuori terra più un piano sottotetto. Per quanto riguarda il tetto, l’ A.R.S.S.A, ha proceduto, negli anni ottanta, ad una ricostruzione completa dello stesso, che era del tipo “a capanna”, in quanto le sue strutture lignee tradizionali risultavano ormai in rovina. Purtroppo la ricostruzione, pur conservando sostanzialmente la forma e le dimensioni preesistenti, è stata realizzata con struttura in conglomerato cementizio armato alterando il carattere originario di questo elemento di fabbrica. L’aspetto complessivo del Palazzo appare caratterizzato da uno stile asciutto ed essenziale; i dati dimensionali generali, le proporzioni e i rapporti fra gli elementi compositivi delle facciate, gli scarni ma nitidi particolari decorativi (ad esempio dei balconi o della scala esterna), non consentono, a rigore, una collocazione stilistica nettamente definita, ad esempio nel Barocco, che pure era lo Stile Architettonico dominante nella seconda metà del XVII sec. Ciò nulla toglie alla qualità estetica dell’opera, che mostra un carattere decisamente sobrio ed equilibrato dell’impianto architettonico ed una gradevole ed originale organizzazione delle linee compositive. Il così detto “piano nobile” dell’edificio, abitato dalla famiglia dei nobili proprietari del feudo, era collocato al terzo piano fuori terra, presenta una altezza netta decisamente maggiore rispetto agli altri piani. Esso era fornito di controsoffitti di buona fattura e vi comparivano varie decorazioni oggi in rovina, fra cui un caminetto originariamente rivestito in marmo. Esso è anche l’unico piano ad essere dotato di veri e propri balconi a sbalzo con mensole in pietra lavorata e ringhiere in ferro battuto. Gli stessi balconi, così come quasi tutte le altre aperture poste sui muri perimetrali esterni, sono orlati da elementi lunghi anch’essi in pietra lavorata. Un cenno particolare merita poi la disposizione della scala principale esterna ed in generale il modo che caratterizza il percorso di entrata-uscita dall’edificio. L’ingresso vero e proprio al Palazzo avviene al secondo piano fuori terra per mezzo della suddetta scala esterna a due rampe e quivi si trova un piccolo spazio all’aperto con sedili in pietra, subito dopo c’è un ballatoio, anch’esso esterno, che in origine era mobile e molto simile ad un ponte levatoio. Questo particolare, insieme ad altri elementi singolari come il grosso spessore dei muri perimetrali, alcune feritoie, con i piccoli fori tipici per il puntamento dei fucili, poste sui muri perimetrali esterni, la probabile presenza, nel Palazzo, di celle per carcerati, suggeriscono una ulteriore caratterizzazione difensiva del manufatto, una costruzione parzialmente fortificata, cioè una “torre”. Intorno al Palazzo si estende una pineta, la cui messa a dimora risale ad antica data e che è senz’altro da salvaguardare. Per quanto riguarda la vicina Chiesetta di S. Giovanni, la cui epoca di costruzione è antecedente a quella del Palazzo e che, per le ridotte dimensioni è da considerarsi, più propriamente, una Cappella, è stata oggetto di un intervento edilizio da parte della A.R.S.S.A. negli anni ottanta al fine di evitarne la completa rovina.
Per concludere, considerato che:
* Il Palazzo Suriano-Lucifero sorge in un sito (l’antico Feudo di Apriglianello), il cui insediamento umano ha origini molto antiche (epoca romana), con successive e varie trasformazioni fino ai nostri giorni. * Il Palazzo e l’antico “Feudo di Apriglianello” sono un esempio di notevole interesse circa la evoluzione della proprietà nobiliare-agricola nell’ambito del territorio Crotonese. * Il Palazzo, ed il complesso degli edifici che insieme ad esso davano origine al Casale di Apriglianello all’interno del Feudo, costituisce, specie a partire dal sec. XVII, una preziosa testimonianza di tipo storico-culturale circa gli assetti socio-economici e la strutturazione del lavoro agricolo che ha rappresentato tanta parte della storia del territorio del Marchesato. * Il Palazzo (e la vicina Cappella di S. Giovanni) costituisce un valido esempio di opera edile tipica della tradizione rurale del nostro territorio anche sotto l’aspetto più strettamente afferente le tecniche costruttive, i materiali usati e le tecnologie edilizie tradizionali che vi sono rappresentate. * Le condizioni attuali del manufatto sono alquanto precarie ed irrimediabilmente votate alla totale rovina ove non si decidesse di intervenire con il recupero in tempi brevi.
ItaliaNostra propone
che il Palazzo Suriano-Lucifero venga definito “Bene Culturale”, costituendo una testimonianza materiale avente valore di civiltà, e che sia dichiarato l’interesse storico-artistico del Bene, sottoponendolo a “vincolo” ed alla disciplina di tutela secondo il DL 22.01.2004/N.42 (Codice Urbani). Si propone inoltre il recupero ed il restauro conservativo del Palazzo Suriano-Lucifero ipotizzando un “uso consono alla natura del Bene”, rispettando la sostanza del valore storico e culturale che esso esprime. Il Palazzo potrebbe essere destinato ad ospitare un “Museo della civiltà contadina”, sull’esempio di altre realizzazioni simili sorte nella regione, mentre l’antica pineta che circonda il manufatto, bonificata e opportunamente curata, potrebbe diventare un parco-campagna fruibile dalla collettività, data la vicinanza al mare ed alla città di Crotone.
31 Dicembre 2007 Teresa Liguori Consigliera nazionale Italia Nostra
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