LUCCA - PN6 - Centro servizi San Concordio Area Gesam spa (ex-officine Italgas) 10-04-2008 Mauro Meloni - Serena Mammini
Il progetto di “riqualificazione” dell’area Gesam a San Concordio rientra all’interno del PN 6 del Regolamento Urbanistico approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 25 del 16 marzo 2004. Il piano riguarda una parte centralissima del territorio della Circoscrizione 7, in una zona già ampiamente sovraccarica di abitato e ad altissimo tasso di traffico veicolare e di smog connesso. Esso va ad insistere in una area già oggetto di ulteriori futuri massicci interventi immobiliari: si pensi che si va dalle ex-officine Lenzi, allo Scalo merci ferroviario (PN2), dalla ex Safill (PN11) al progetto Lp srl (ex area Pasca). Il cemento e il traffico in arrivo dal piano Gesam sono proprio l’ultima cosa di cui il quartiere di San Concordio aveva bisogno, visto che nella stessa valutazione degli effetti ambientali di supporto alla stesura del RU, si legge che questo intervento porterà ad un “aumento sensibile del carico urbanistico della zona”. La chiusura insensata (per tempi e modi) del passaggio a livello di San Concordio ha comportato, tra gli altri problemi, un ulteriore immenso aggravio del traffico veicolare su tutte le strade circostanti e gli unici due accessi attualmente disponibili sono l’intasato viale Europa e quella specie di coda eterna che porta al passaggio a livello di San Filippo (via Squaglia, via di Mugnano e via Ingrillini). Ricordiamo inoltre che il carico insediativo della zona potrebbe aver già enormemente sforato tutte le previsioni inserite nel Piano Strutturale. Gli uffici previsti per la Gesam andranno tutti nella cd “cattedrale” (il cui interno verrà snaturalizzato in una sorta di alveare) e quindi la conseguente nuova edificazione (un nuovo volume alto metri 13,50, parallelo a via Consani) sarà a destinazione uffici e negozi che non serviranno alla Gesam, ma che verranno immessi sul mercato (ricordiamo che, al momento della redazione del PN 6 era previsto per l’area “un centro unificato servizi” Gesam e Geal; poi successivamente la Geal si è ritirata dall’affare e ad essa è subentrata la Polis e che quindi parrebbe improprio parlare di Centro Servizi Gas e Acqua). Infine occorre sottolineare che il PN 6 è l’unico, di tutti i progetti norma, a non essere stato sottoposto a piano di recupero e quindi alla votazione in Consiglio Comunale. Ci chiediamo: perché il Comune (visto anche il nuovo corso intrapreso più “partecipato” rispetto all’era Fazzi), la Circoscrizione e la stessa Gesam spa non hanno pensato ad organizzare un’assemblea pubblica per presentare finalmente il progetto alla cittadinanza. Non si può ignorare la grande portata (mq 10945). Perché non si è pensato ad un concorso di idee per il recupero dell’area che tenesse veramente conto delle molte invarianti storico-culturali e ambientali ivi presenti, dell’annosa necessità di spazi per gli abitanti (già la recuperata Tintoria della vicina Filanda Viani era stata “promessa” al quartiere e invece da anni giace muta con grande cartellone Vendesi-Affittasi). Si rischia in questo modo l’annullamento della identità del sito dell’antico porto (o basta un vascone con 30 centimetri d’acqua a testimoniare la storia?), che non a caso è stato definito “l’area più interessante, dal punto di vista storico e archeologico, di tutte quelle situate fuori dalle Mura”. Perché per questo PN non è stata prevista la procedura del piano di recupero che garantisce una maggiore partecipazione degli organi dell’amministrazione democraticamente eletti e l’opportunità per tutti i cittadini di realizzare ulteriori osservazioni? Non solo, ma se l’iter dell’articolo 140.4 fosse stato più celere e se fosse stato approvato l’emendamento presentato dal gruppo dell’Ulivo (Per la realizzazione delle operazioni previste dai PN si procede solo mediante piani attuativi) il progetto Gesam sarebbe ritornato in discussione in Consiglio Comunale?
In questo primo anno di mandato Favilla, svariati esponenti della variopinta e variabile maggioranza si sono a più riprese strappati le vesti per l’abnorme e svilente incremento immobiliare. In realtà, sino ad oggi, non si è affrontato il vero nodo dell’Urbanistica locale e cioè i Progetti Norma, rimasti intaccati in tutta la loro pesantezza concettuale e urbanistica, ogni provvedimento preso pare anche agli occhi di un ingenuo mero fumo negli occhi. Non si può continuare a giocare col territorio indossando contemporaneamente i panni del “rilasciatore” di concessioni edilizie e di paladino dell’ambiente dello sviluppo sostenibile, senza che si sprofondi in una sorta di “schizofrenia” amministrativa. È davvero troppo tardi per RECUPERARE?
Mauro Meloni, consigliere Circoscrizione 7 Serena Mammini, consigliere comunale Ulivo-Pd
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