BENEVENTO E I BENI CULTURALI 24-07-2008 Vega de Martini
Il nuovo riordino, a livello nazionale, degli organi periferici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, cioè, in particolare, delle Soprintendenze, messo a punto negli ultimi mesi del governo Prodi (D.P.R. 26.11.2007 n. 233 e decreto ministeriale 28.2.2008), dopo essere stato sospeso e, dopo pochi giorni, riproposto sostanzialmente identico, con decreto ministeriale 18.6.2008, dal Governo Berlusconi, ha creato e continua a creare totale confusione nella gestione del patrimonio culturale e pesanti danni allo stesso. Ci si sarebbe aspettati, invece, in questo particolare momento di difficoltà anche economiche, un riordino finalizzato a dare attenzione alle realtà territoriali, accorpando quanto più possibile le varie competenze, in un unico organismo provinciale, con, tra l’altro, l’esercizio della tutela dei beni culturali di un territorio più omogeneo nelle proprie tradizioni. Il nuovo riordino ha diviso, di contro, le competenze, anche di tutela, che dovranno esplicitarsi su territori di afferenza peraltro spesso diversi a seconda della tipologia della tutela (architettonica, storico-artistica ed archeologica). In tal senso, la situazione, com’è noto, è particolarmente disastrosa in Campania dove sono previste tre Soprintendenze Architettoniche - una per Napoli e provincia, con sede a Napoli, una per Salerno e Avellino, con sede a Salerno, e una per Caserta e Benevento, con sede a Caserta -, tre Soprintendenze Archeologiche - una per Napoli e Pompei, con sede a Napoli, una per Salerno e Avellino, con sede a Salerno, una per Caserta e Benevento, con sede a Caserta -, ed, infine, tre Soprintendenze storico-artistiche. Queste ultime sono: la Soprintendenza del polo museale napoletano, cui è assegnata anche la città di Napoli, ovviamente con sede a Napoli, la Soprintendenza di Salerno e Avellino, con sede a Salerno e la Soprintendenza della provincia di Napoli (con esclusione di Napoli), Caserta e Benevento, con sede a Napoli. Da questo “riordino”, la provincia di Benevento appare sicuramente la più penalizzata. Infatti, nonostante l’importanza nota del suo patrimonio culturale (quale capitale dell’esteso Sannio pre-romano e del medioevale vastissimo ducato longobardo), non è previsto che la città ospiti - unica tra i capoluoghi campani di antiche tradizioni - una sede dirigenziale, anche nonostante la presenza in centro città di un consistente immobile storico che attualmente ospita i centri operativi archeologico e storico artistico delle soprintendenze appena soppresse. In più l’accorpamento di Benevento con la provincia napoletana rende funzionalmente ingestibile l’intero territorio della fascia interna campana, di afferenza al capoluogo sannita. Si ritiene che la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Napoli (con esclusione della città), Caserta e Benevento, non potrà mai funzionare, per l’esiguo numero dei funzionari storici dell’arte preposti, per la vastità dei territori di competenza e la disomogeneità culturale che tra essi intercorre: da ogni punto di vista, la Campania è stata sempre divisa in tre fascie parallele e la distanza tra quella tirrenica (con Napoli) e quella sannita più interna è assolutamente significativa, per le tante diversità. Ci saremmo aspettati che nel nuovo decreto del 18 giugno 2008 fosse previsto almeno lo scorporo della provincia di Napoli da Caserta e Benevento, con il riaccorpamento della provincia di Napoli alla città! Ci saremmo aspettati, ancora, che fosse tenuto in conto la congruità del territorio beneventano con quello di Salerno e Avellino e non con quello di Napoli e Caserta. È noto, infatti, come detto, tra l’altro, che la storia delle zone interne della Campania è connotata dalla forte presenza, e per molti secoli, dei Longobardi che avevano, in particolare, a Salerno il loro sbocco a mare. Ci saremmo aspettati che nel nuovo decreto del 18 giugno 2008 fossero state tenute in conto le condizioni dal punto di vista della logistica e delle risorse umane del predetto immobile di Benevento, l’ex convento San Felice, attuale sede sia del Centro Operativo dell’ex Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino e Benevento sia del Centro Operativo storico-artistico della Soprintendenza BAPPSAE di Caserta e Benevento. Il territorio beneventano è particolarmente importante non solo per il suo patrimonio archeologico, ma anche per quello storico-artistico e dovrebbe essere - sicuramente ed indipendentemente da strane logiche politiche, irrilevanti per il territorio, già per queste logiche negli ultimi decenni notevolmente penalizzato - oggetto di particolare attenzione dal momento che sta per essere inserito per la sua valenza longobarda nel patrimonio mondiale dell’UNESCO. Per quest’ultimo progetto da mesi il settore storico-artistico BAPPSAE e la Sezione archeologica beneventana (allocati entrambi nello stesso edificio, l’ex carcere di San Felice) stanno lavorano fianco a fianco e avranno ancora molto da lavorare per il controllo della gestione da parte degli Enti locali (Comune e Provincia) dei fondi europei e regionali previsti per la valorizzazione di tutta la città di Benevento finalizzata alla qualificazione UNESCO. Perché Benevento, e il Sannio tutto, non siano private della loro identità culturale, cosa particolarmente pericolosa in un momento in cui si parla a livello regionale e nazionale di questo territorio come piattaforma logistica del napoletano, è necessario battersi per la creazione a Benevento di una mista archeologica e storico artistica, o di una “supermista” che comprenda anche l’architettonico, tenendo presente che esistono a Benevento sia le strutture, sia gli spazi, sia le risorse umane con conseguente risparmio per l’erario dello Stato. Ove questo non fosse possibile - per il fatto che l‘accorpamento delle tre competenze in una è in netto contrasto con l’impostazione generale della riforma a livello nazionale - è necessario battersi per l’aggancio della provincia di Benevento alle relative soprintendenze di Salerno e Avellino, considerata la congruità storico-culturale dei tre territori e la completa incongruità di questi con le province di Napoli e Caserta. In tutti i casi, se i Beneventani hanno a cuore il loro patrimonio culturale ed il loro territorio, è questo il momento di aprire un sostenuto dibattito sull’argomento e di far valere il loro diritto all’identità calpestata.
Vega de Martini Direttore del Centro Operativo di Benevento dell’ ex Soprintendenza BAPPSAE di Caserta e Benevento
Prof. Mons. Mario Iadanza Vicario episcopale per la cultura e i beni culturali dell’ Arcidiocesi di Benevento E docente universitario
Gli iscritti sanniti della Sezione di “Italia Nostra” di Caserta Tutto il personale del Centro Operativo di Benevento Tonino Pedicino - Italo Mustone - Maria D’Argenio - Paola Ruggiero -Edda Melillo - Pasquale Donisi -Giuseppe De Nigris - Mario De Bellis – Lucia Zanchiello - Renato Marucci - Antonio Lo Iaco - Domenico Iannuzzi – Antonio Pastore – Rino Vernillo |