"Le mura che solieno esser badia fatte sono spelonche (…)” 02-09-2008 Ercole Noto
L’impegno profuso da Italia Nostra per la salvaguardia del patrimonio culturale non trova, a mio parere, la stessa attenzione in altri centri della Penisola Italica. Se l’associazione è da tempo impegnata su diversi fronti, come la pensilina dei Nuovi Uffizi, il carcere di Trento, o il parking del Pincio (solo per citare i casi più eclatanti che la stampa riporta), è anche vero che in alcune altre realtà locali, quale Ravenna, dove c’è una sezione di Italia Nostra, non viene esercitata – questa almeno è la mia sensazione - quella dovuta pressione di sensibilizzazione verso gli organi competenti, e fra questi il Comune, preposti alla tutela e manutenzione delle mura di città, retaggio di tempi antichi, avviluppate e assediate dalle piante infestanti. L’immagine dello stato di degrado di questo bene coperto dalla vegetazione, da me inviata come adesione alla campagna di sensibilizzazione del Fai contro il degrado, “I luoghi del cuore”, evidenzia e mette in risalto l’incuria con la quale una città d’arte come Ravenna, iscritta dal dicembre 1996 nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, tutela il patrimonio storico monumentale. [“Le mura che solieno esser badia fatte sono spelonche (…)”; Dante Alighieri, Paradiso, C.XXII]. La questione è stata sollevata più di un anno fa da esponenti politici locali dell’opposizione, che il quotidiano “La Voce” documentò con relative fotografie. Ancora oggi però, quel tratto di mura, che dalla cosiddetta Torre dei Preti - [per via della passeggiata che i giovani seminaristi facevano camminando sul muraglione] - va verso Porta Aurea, non è stato bonificato dalle piante spontanee, che ne deturpano l’aspetto e scalzano la cortina muraria, accentuando oltremodo il pericolo di crollo di quella parte di mura che la vegetazione con le sue radici ha indebolito. |