Nota sul referendum 07-10-2008 Gian Valerio Sanna
Cagliari, 7 ottobre 2008
Nota
Governare gli interessi dei cittadini è cosa troppo seria per concedersi a trionfalismi o a tifoserie sugli esiti dell’espressione più diretta della volontà popolare. Tuttavia i risultati dei Referendum devono aprire squarci di saggezza e di riflessione in tutti coloro che con umiltà, ascoltano e orientano le scelte della comunità. I referendum erano inutili nel merito e mi pare ciò sia stato largamente confermato dai Sardi che, come vado sostenendo da tempo, sono persone capaci di decidere e capire le dinamiche della società più di quanto alcune parti della politica non creda. Il risultato per altro, se spolpato da alcuni elementi condizionanti come la pluralità dei quesiti (in molti paesi dove vi sono le più consistenti risorse idriche l’affluenza è stata alta), la consistenza dei “no” e l’adulterazione dell’informazione svolta da alcuni organi, al limite della decenza, dice chiaramente che le politiche del territorio e della sua conservazione sono maggioritarie in Sardegna. I seguaci del “liberismo” edilizio ed edificatorio si riducono così ai soliti, pochi, interessati ed a coloro che a causa della tempesta mediatica, hanno creduto che dietro questo appuntamento ci fossedavvero una “crociata di liberazione”. La verità pesante di questa tornata di consultazioni popolari è che i cittadini sono assai più avanti dei propri dirigenti politici e se volete questo è un monito importante anche per noi che oggi, siamo chiamati alla responsabilità di governare e che dovremo dismettere le lotte intestine per raccogliere tutte le energie possibili nell’ascolto ed il rilancio di una proposta riformista per le prossime elezioni regionali. L’astensionismo è, come spesso accade, una censura all’inadeguatezza dei mezzi come dei fini che il richiamo alle urne spesso contiene. I cittadini sanno bene che noi siamo stati investiti da loro di una responsabilità di governo e di scelta e dunque non sempre accettano, su temi inconsistenti come questi, la strumentalizzazione e il declinare delle responsabilità. Dentro questo referendum vi è ancora una resa dei conti dentro la destra sarda, tenuta in scacco dalle aspirazioni di un ex Presidente che vorrebbe riprendere il filo “illogico” del suo mal governare e che facendosi scudo del Piano Paesaggistico da anni cerca di riprendere una scena che ha perso da tempo. Il centro sinistra dovrà fare tesoro di questo evento, riflettere sul fatto che troppo spesso le divisioni interne si arroccano intorno alle ”fissazioni” ed ai giudizi frettolosi di qualche suo dirigente e che invece, come dimostrano i fatti di oggi, i Sardi la pensano in maniera del tutto diversa. Sono cadute le vecchie cattedrali dei cosiddetti ”riferimenti sociali” di un tempo, che trasmettevano fedelmente una condizione sociale e conseguentemente, orientavano le scelte. La Sardegna ha una società che è cresciuta in questi anni e che si è secolarizzata anche nella capacità di discernere e di scegliere ed è per questo che alla politica è chiesto un più consistente bagno di umiltà e di ascolto dei cittadini. Siamo contenti tuttavia di una cosa, la Sardegna pùò continuare la strada intrapresa per risorgere ad una nuova condizione ambientale e paesaggistica. Può ancora sperare di far sognare e lasciare in coloro che l’abiteranno, il ricordo dell’ infinità generosità del Creatore.
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