Decreto legge sulla competitività. Arroganza infinita e spregio totale delle leggi e del buon senso 09-05-2005 Gerardo Pecci, storico dell'arte
Ancora una volta! Ancora un'improponibile vergogna del governo italiano, ancora un attacco al patrimonio culturale, condito di ignobile arroganza politica e di profondissima insensibilità culturale e civile. Questo è il senso di alcune norme contenute nel decreto-legge sulla competitività che conferisce ai "commissari straordinari" il diritto di vita o di morte dei nostri Beni Culturali e Ambientali, in spregio totale a quanto previsto dalla normativa e dalla stessa tradizione storica di tutela del nostro patrimonio di arte, cultura e civiltà. Ancora una volta il prof. Settis ha dovuto intervenire duramente e necessariamente, e ha fatto benissimo, contro una posizione politica indegna di un paese civile, indegna di una tradizione culturale e storica di grandissimo prestigio, penalizzante per un popolo che vede sempre di più la propria classe dirigente cadere verso un fondo che non ha mai fine, sempre più in basso, senza alcun briciolo di dignità. Mi dispiace dire queste cose, ma fa male sentirsi beffati da una classe "dirigente" che non sa dirigere se non i propri interessi, sintetizzati magistralmente nella nuova versione del comma 11 dell'Art.5 del Disegno di Legge numero 3344 in cui il Commissario Straordinario diventa l'unico arbitro dei destini delle opere pubbliche, a scapito del nostro patrimonio di arte e civiltà, attraverso la famigerata norma del silenzio-assenso, che tanto scalpore aveva suscitato sulla stampa poco tempo fa. Si tratta di un vile attentato alla nostra Carta Costituzionale, si tratta di un ennesimo atto di profonda e incivile arroganza contro la storia e contro il popolo italiano. E' noto, infatti che l'Art. 9 della Costituzione comporta la primarietà del valore estetico-culturale su quelli meramente economici e di profitto. Si tratta, quindi, di un vero e proprio tradimento alla Costituzione della Repubblica Italiana e di un' ennesima marcia indietro rispetto a quanto era stato assicurato dal ministro Urbani, segna la carta d'identità di un nuovo ministro, Rocco Buttiglione, "filosofo" al potere, che si presenta alla ribalta della cronaca politica dei martoriati beni culturali e ambientali in veste ancora più aggressiva del proprio predecessore. La timida, elusiva e vaga e fumosa risposta del ministro Lunardi all'articolo del prof. Settis del 7 maggio 2005, su "La Repubblica" del 9 maggio, non consente di stare tranquilli, ma di insistere e vigilare perché venga immediatamente cancellata tutta la normativa prevista dal suddetto Decreto-Legge in materia di silenzio-assenso sulle opere che possono concretamente mettere in pericolo i nostri beni culturali, archeologici, artistici e storici e ambientali. In ciò concordo con quanto ha scritto Lorenzo Misuraca a nome di "Italia Nostra": che il governo faccia immediata marcia indietro! E' ora di far sentire forte e chiara la nostra decisa e ferrea opposizione a una generale politica così miseramente squallida da far rivoltare nella tomba grandi studiosi come, per esempio, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Giulio Carlo Argan e Federico Zeri, infangando in tal modo la loro memoria e il loro pensiero di ferrei difensori della nostra arte e della nostra storia culturale e civile. 9 maggio 2005
|