La memoria è il sale della cultura di un popolo 17-11-2008 Ercole Noto
Avvolto nel suo loden color verde, ogni mattina attraversava il corridoio che dall’appartamento, un tempo residenza dell’abate di Governo, portava nel suo ufficio, in faccia alle “Case nuove di San Vitale”. Quest’uomo, nel flashback di quegli anni trascorsi in soprintendenza, mi ricordava nelle sue fattezze la figura di Corrado Ricci - [“Currarino”, come mi piace nominarlo] - forse per la foto che era in sala disegno, che lo ritraeva assorto nella lettura con gli occhialini ottocenteschi e il gomito appoggiato in un mobile-leggio. [“Currarino”, è il vezzeggiativo di Corrado, un nome comune nella mia natia Noto, dedicato al patrono, il beato Corrado Confaloniere, nato a Piacenza nel 1290 ca. da nobile famiglia; di quella usanza di vezzeggiare i nomi, tipica di ambienti locali, ne rimase coinvolto anche il nipote del farmacista, Corradino Mineo, direttore del Tg3, anch’egli originario di Noto]. Stiamo parlando di Gino Pavan, professore e architetto, eccellente disegnatore, che ha avuto collaborazioni con la Scuola archeologica italiana di Atene a diversi titoli, soprattutto nel decennio 1970. A Lui si deve il progetto della sede ateniese della Scuola, inaugurata il 5 dicembre 1975. “Una targa, secondo l’usanza ellenica di ricordare sulle nuove costruzioni il progettista, con il nome di Luigi Pavan fu posta « aere perennis » sulla facciata dell’edificio” [Info a cura di Alberto G. Benvenuti, segretario generale della Scuola Archeologica Italina di Atene, SAIA]. Gino Pavan, oltre ad essere stato soprintendente per i beni ambientali e architettonici per la Romagna e Ferrara negli anni dal 1972 al 1981, del Friuli-Venezia-Giulia, è stato anche membro del Consiglio nazionale per i Beni culturali e ambientali, e componente del Comitato di Settore per i Beni archeologici. Un uomo dalla statura alta, a volte collerico, ma non bilioso, « si come certi per complessione collerica sono ad ira disposti » (Dante, Convivio, III-VIII-17) - [chi scrive ha potuto sperimentare la sua collera, senza tuttavia covare nei suoi confronti alcuno risentimento] –; uno che posso tranquillamente definire non ipocrita, che oggi porta magnificamente bene (mi dicono, e sono contento per lui) i suoi ottantasette anni. Quasi alla fine del suo mandato a Ravenna l’allora ministro Oddo Biasini e il direttore generale Guglielmo Triches lo vollero in Friuli per coordinare le operazioni del dopo terremoto (1976), e nell’81, tornato definitivamente nella sua Trieste, ha messo a disposizione di quella collettività le sue conoscenze e il suo sapere. All’architetto Pavan (e alla sua lungimiranza) si deve anche, fra i tanti interventi nel territorio riportati sotto forma di schede nel libro a cura della soprintendenza ravennate « Restauri in Romagna e Ferrara 1970-1980 », il recupero di gran parte del complesso demaniale annesso alla basilica di San Vitale. L’ultimo intervento sull’antica fabbrica, riconducibile alla sua direzione, è stato quello sull’ala del circuito monastico che Benedetto Fiandrini, monaco architetto nello stesso monastero, ne descrive l’utilizzo sulla planimetria da lui disegnata nell’agosto del 1798, come “granari de pignoli a tre ordini”. Ambienti “prospettanti la via San Vitale, che durante l’occupazione militare furono completamente trasformati”, e che oggi, grazie anche ai proventi del gioco del Lotto che ne hanno accelerato l’iter progettistico e burocratico, “vengono proposti come sede dell’archivio di Stato”. Ecco perché a inizio comunicazione ho parlato di quel soprintendente-restauratore che, in tempi diremmo oggi non sospetti, ebbe l’accortezza di prevedere quello che avrebbe potuto addivenire quel luogo della memoria. Con questa realizzazione si completa quindi l’ultimo tassello di quella che è stata definita tante volte la “cittadella” della cultura. “Curare i luoghi delle memorie fra tradizione e innovazione costituisce un dovere etico, permette la buona amministrazione, costruisce l'identità civile, permettendo la trasmissione di un patrimonio alle generazioni future”, commenta l’assessore provinciale alla Cultura Massimo Ricci Maccarini, intervenuto a margine della presentazione della manifestazione di inaugurazione della sede archivistica, che per l’evento appena concluso ha dibattuto “esperienze e riflessioni significative sul campo nella realtà italiana odierna”, in un convegno di studi intitolato “I luoghi delle memorie e della conoscenza: la conservazione del patrimonio documentario fra tradizione e innovazione”. “Una società, senza memoria, è destinata a finire; è destinata a morire, se non si confronta con le trasformazioni in atto”. E le sfide in questo secolo appena affacciatosi sul palcoscenico della storia sono tante, come quella che la Ue ha formalizzato sul sito « europeana.eu » per contrastare l’egemonia di Google Library Project che promette di “ricreare il sogno della biblioteca di Alessandria in versione elettronica”. Presto si potranno scaricare gratuitamente libri di ogni tipo, riproduzioni di antichi manoscritti, testi religiosi. Ma anche le nostre pubbliche istituzioni cercano di tenere il passo mettendo la cultura e il patrimonio archivistico on line. E’ possibile ad esempio consultando il sito « SIAS » degli Archivi di Stato accedere agli inventari dei fondi archivistici dei vari istituti distribuiti a tappeto su tutto il territorio nazionale, anche nelle regioni a statuto speciale, non toccate dalla riforma dei Beni Culturali degli anni Settanta. Ma se è vero che la memoria è il sale della cultura di un popolo, allora lasciatemi dire, tanto per non dimenticare, che a quell’incontro, a cui erano presenti anche alcuni esponenti di spicco del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, mancavano alcuni “ospiti”, “assenti giustificati”, i “veri” protagonisti di tante ricerche archivistiche, coloro che con il loro umile lavoro hanno concorso in parte a formare gli inventari – la vera autentica “memoria” indelebile - dell’archivio di Stato di Ravenna, e che oggi si possono consultare comodamente con un computer sul sistema informatico degli archivi (SIAS) e che rappresenta l’autentica “trasmissione di un patrimonio alle generazioni future”. Tutto il resto non conta. Sarebbe come pestare acqua in un mortaio. A ogni buon conto, chi ci segue e volesse saperne di più “sull’assenza giustificata di alcuni ospiti”, può consultare la segnalazione pubblicata nel forum di codesto sito in data 21 aprile 2006. Ercole Noto |