Rigassificatore cui prodest 26-01-2009 Alessio Lattuca
Anche per le Città di Agrigento e di Porto Empedocle e, probabilmente, per tutta l’area metropolitana potrebbero esserci formidabili opportunità: derivanti dalle misure riservate all’Area di Libero Scambio del Mediterraneo dai finanziamenti previsti dai fondi Fas. Proprio mentre si segnalano eccezionali occasioni bisogna, tuttavia, sottolineare che esistono almeno due pericoli: le scelte insensate e l’inerzia. A tale proposito, presso la sala Conferenze della Camera su iniziativa del Presidente e del Sindaco della città di Agrigento si è svolta la conferenza organizzata per informare la comunità sulle ragioni che hanno reso necessario il ricorso al Tar Sicilia contro il frettoloso rilascio della VIA da parte del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dei Beni Culturali per la realizzazione del rigassificatore. All’incontro hanno preso parte le associazioni che rappresentano le imprese, imprenditori e rappresentanti del settore turismo e ambiente, i rappresentanti delle associazioni culturali, ambientaliste, dei consumatori, politici, cittadini, osservatori. L’articolato e significativo dibattito, ha registrato interesse e condivisione da parte di tutti i presenti, poiché le problematiche scatenate dalla proposta di realizzazione del rigassificatore a Porto Empedocle, costituiscono una vera occasione per riflettere sullo sviluppo condiviso d’area e sulla credibilità dei soggetti pubblici e privati impegnati sul fronte delle garanzie dello sviluppo economico e sociale del territorio, del benessere dei cittadini: garantito dalla sicurezza degli impianti (per la pericolosità insita nella produzione e nel trasporto del gas) e sul fronte degli effettivi riflessi sulla nuova e maggiore occupazione. L’ENEL promette il rifacimento del Porto con importanti investimenti: il molo di levante ed il costante ed annuale dragaggio della parte più esterna del porto per l’accesso delle navi gasiere, nonché un notevole (a loro dire) risarcimento (compensazioni), esclusivamente, per la Città di Porto Empedocle con vile denaro la cui entità - parametrata ai copiosi utili che derivano dal risparmio di attuali costi per il trasporto del gas pari a 180 milioni di euro (dichiarazioni dell’a.d. di enel Conti) – risulterebbero una vera minuzia…quasi una mancia. Lo fa evidentemente, nel suo esclusivo interesse aziendale in aggiunta ai miliardari profitti assicurati dalla delibera n°178/2005 dell’Autorità Nazionale per l’Energia, la quale stabilisce che lo Stato rimborserà quasi per intero (ovviamente a carico dei cittadini) i gestori degli impianti di rigassificazione qualora essi producano poco per mancanza di metano da rigassificare, annullando di fatto il rischio di impresa e favorendo le banche che, essendo lo Stato garante, non avranno difficoltà a finanziare queste opere. Tutto il progetto è un vero "affaire" esclusivamente per l'ENEL, infatti: il braccio di levante risulterà poco interessante per lo sviluppo dell’attività crocieristica, stante che sarà prevalentemente interdetto perché condizionato dall’impianto di rigassificazione cui è destinato; la stazione marittima è finanziata con un milione di euro; il dragaggio del porto, per superare l’impasse in cui si trova, fruisce di una perizia di variante di un milione di euro in aggiunta ai finanziamenti già cantierati; il molo Crispi ha ottenuto uno stanziamento di un milione e mezzo di euro; la banchina del porto vecchio ha un finanziamento di un milione e seicentomila euro;. lo sporgente del molo del porto vecchio ha un finanziamento di ulteriori un milione e seicentomila euro; lo sporgente della darsena di ponente ha un finanziamento di quattro milioni e quattrocentomila euro. Tutti finanziamenti immediatamente cantierabili, a valere sulle risorse ministeriali stanziate per il 2007 - 2008 e 2009 (Decreto Ministeriale Prot. 1756 del 02/08/2007). Il Porto ristrutturato negli stessi tempi – se gli amministratori se ne occuperanno – consentirà di accogliere investimenti compatibili con un modello di sviluppo sostenibile e senza gli effetti devastanti che il rigassificatore produrrà compreso il depauperamento dello scenario naturale-paesaggistico e del binomio costa-bellezze antropiche: la limitazione numerica del possibile arrivo di navi da crociera, poiché è evidente che il turista in crociera, non desideri incrociare le navi gasiere, vedere una canna fumaria sul mare, attraccare a ridosso di un’area industriale pericolosa. E’, invece, largamente probabile che sia possibile trovare investitori pronti a realizzare, con fondi propri, un porticciolo turistico dentro e fuori del porto. Dopo l’attenta analisi e il corposo dibattito, che ha registrato significativi e appassionati interventi: è emersa l’unanime richiesta di un protocollo d’intesa, diretto a stimolare il dibattito con i rappresentanti delle Istituzioni, del Ceto Politico, del mondo associazionistico e, possibilmente, a creare un tavolo di lavoro attorno alle questioni connesse ai programmi di sviluppo. Per evitare che si ripeta in futuro un’esperienza come quella consumata per cui: mentre i soggetti in campo (gli attori della concertazione) nelle città - che compongono di fatto un’area metropolitana – tentano di muoversi in una direzione moderna efficace e, soprattutto, condivisa: “qualcuno - in totale solitudine” - opera scelte ostili allo sviluppo e prive di senso e di qualsiasi possibilità di remunerazione per il territorio. È in quest’ottica che i presenti, dopo l’analisi dei punti di forza hanno proceduto alla valutazione dei punti di debolezza, tra i quali è esploso quello relativo al recente nulla osta rilasciato dagli organi preposti per la collocazione dell’impianto di “rigassificazione” nell’area contigua al Porto di Porto Empedocle. In zona Kaòs, a duecento metri dal Parco di Pirandello e di fronte alle colline che accolgono la Valle dei templi di Agrigento, sarebbe collocato un rigassificatore che molti autorevoli studi considerano: “impianti a rischio di incidente rilevante”, nel caso del peggiore incidente, una nube di gas incendiario si spingerebbe fino 55 chilometri distruggendo tutto nel suo cammino e causando un numero rilevantissimo di morti, per il Pentagono l'energia contenuta in una gasiera di media grandezza è equivalente a quella di diverse bombe atomiche, ancorché prive di radiazioni. Gli impianti risultano pericolosi perché sarebbero tra gli obiettivi più attraenti per i terroristi (vedi sito Ministero degli Interni e dichiarazione del presidente dei Lloyd’s di Londra sulle indisponibilità, recentemente manifestate, per assicurare le navi gasiere, prive di scorta militare). Gli impianti risultano inquinanti perché produrranno sversamenti in mare e forti emissioni di metano ad alto effetto serra (23 volte più del CO2 ); l’acqua marina, utilizzata nel ciclo di rigassificazione verrà raffreddata ad una temperatura di 9° inferiore a quella di presa e clorata dall’impianto con una immissione nell’ambiente marino di 20 - 33 tonnellate di cloro attivo (candeggina) all’anno che causerà gravi danni alla pesca ed al turismo. Inoltre le carenze dei progetti e degli studi presentati dalle società Nuove Energie e ENEL che non offrono alcun accenno sulle opere a terra inducono a riflettere e ad opporre forti perplessità sulla complessiva affidabilità delle forze in campo. E’ da considerare l’impatto sulla fiducia e i danni morali che causerà ai cittadini e alle imprese soprattutto in merito alla svalutazione delle unità immobiliari presenti nella vastissima area interessata e, in particolare, di quelle ad uso turistico nonché di quelle limitrofe agli impianti, che si troveranno a poche centinaia di metri in linea d’aria dalle gasiere. È emersa prepotentemente, tra tutti presenti, la considerazione: “come sia possibile coniugare sviluppo socio – economico, sviluppo turistico ambientale e rispetto della qualità della vita (concertati), con una struttura così pericolosa e probabilmente inquinante?” E, pertanto, all’unanimità hanno espresso visibile disapprovazione per le deliberazioni già adottate dagli Enti e dagli organi preposti al rilascio delle autorizzazioni. Hanno manifestato l’intenzione di continuare le azioni legali intraprese in ogni ordine e grado e, soprattutto, di volersi battere per l’affermazione di un principio irrinunciabile: che delle questioni che si riferiscono alla qualità della vita e al futuro delle comunità debbano decidere liberamente i cittadini: attraverso gli strumenti di consultazione che le moderne democrazie prevedono e che ha reso obbligatori la convenzione di Aaharus (Danimarca) sottoscritta da tutti i Paesi europei “ sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, ratificata dallo Stato italiano con Legge n°108 del 16/03/2001.
Alessio Lattuca
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