INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE: commissariamento 09-02-2009 GHIZZONI, DE BIASI, GIULIETTI, TOCCI
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
GHIZZONI, DE BIASI, GIULIETTI, TOCCI. Al ministro per i Beni e le Attività Culturali. per sapere – premesso che:
Il comunicato del MiBAC pubblicato il 30 gennaio scorso con cui si rende pubblica la volontà del Ministro Bondi, in accordo con il Sindaco Alemanno, di affidare a uno o più commissari straordinari le aree archeologiche di Roma e di Ostia Antica, ha destato nel settore preoccupazione e protesta, soprattutto per la scelta di ricorrere a strumenti legislativi e organismi differenti da quelli istituzionalmente preposti alla tutela del patrimonio culturale;
Sia la Costituzione che il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che numerose sentenze della Corte Costituzionale attribuiscono le funzioni di tutela, in primo luogo, allo Stato, rappresentato al più alto livello dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, presente sul territorio tramite le Soprintendenze regionali e di settore, a Roma con una Soprintendenza speciale.
A giustificare la nomina di un commissario straordinario e scavalcare così le istituzioni preposte alla tutela, il Mibac ha evidenziato una “condizione di emergenza” delle aree archeologiche di Roma e di Ostia, senza però evidenziare adeguate argomentazioni tecniche, funzionali e giuridiche che dimostrino la necessità del provvedimento e quindi in aperto contrasto con ampia e consolidata giurisprudenza che ha sempre stigmatizzato l’assunzione di provvedimenti commissariali non motivati.
Tale presunta “condizione di emergenza” contrasta sia con la scelta dello stesso Ministero di non bandire alcun posto per archeologi nel Lazio in occasione del concorso nazionale in espletamento proprio in questi mesi, che con la drastica riduzione di fondi attribuiti dalla finanziaria al MIBAC per il prossimo triennio.
Non si ravvede nessuna questione di protezione civile che giustifichi l’assunzione di provvedimenti commissariali, né di emergenze tanto gravi da giustificare l’impegno diretto del massimo responsabile nazionale di tale funzione pubblica, il quale verrebbe quindi inutilmente gravato di ulteriori compiti che renderebbero più difficile l’espletamento delle già gravose e delicate mansioni.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, pur essendo dotato di archeologi e di personale scientifico di altissimo profilo, preferisce affidare la gestione di aree archeologiche così complesse a figure esterne al Ministero stesso, prive di competenza nel settore della tutela dei beni culturali, e senza poter dimostrare la impossibilità di reperire all’interno le risorse professionali necessarie.
Da considerarsi di inaudita gravità formale e sostanziale è poi la nomina a vicecommissario dell’assessore comunale all’Urbanistica, il quale in questo ruolo assume quotidianamente provvedimenti pianificatori e autorizzativi di iniziative edificatorie private che sono sottoposte alla funzione di tutela e di vincolo delle Soprintendenze, con un conflitto di poteri tra autorità di controllo e soggetto controllato che vanificherebbe le garanzie costituzionali della tutela dei beni culturali e introdurrebbe un vulnus di legittimità in tutte le procedure urbanistiche comunali, con una prevedibile diffusione del contenzioso tra tutti i soggetti privati interessati ai procedimenti suddetti.
Tale sovrapposizione di funzioni tra vicecommissario e assessore comunale inoltre è in aperta violazione del principio generale di separazione di compiti tra organi politici e strutture tecniche, principio tanto più rilevante quando le suddette prerogative tecniche sono accompagnate da responsabilità monocratiche nell’attività vincolistica dei beni culturali che traggono origine diretta da principi costituzionali.
Tale azione appare come uno svilimento delle competenze scientifiche e professionali degli archeologi e di tutto il personale tecnico-scientifico impegnato quotidianamente per la tutela del patrimonio archeologico e culturale all'interno della Soprintendenza speciale di Roma come di tutte le altre Soprintendenze italiane; La preoccupazione denunciata da varie associazioni legate al settore paventa un indebolimento del sistema statale di tutela dei beni culturali e il rischio del trasferimento agli Enti Locali e ai privati;
:-
Quali sono le ragioni oggettive del “drammatico degrado” che hanno indotto il Ministro interrogato a prevedere il commissariamento, con poteri straordinari, “anche ai fini di protezione civile”, delle aree archeologiche di Roma e di Ostia Antica;
Se il Ministro interrogato non ravvisi incompatibilità, anche ai sensi dell’art. 9 della Costituzione, fra la nomina di un assessore comunale al ruolo di Vice Commissario straordinario “attuatore” e le funzioni delle soprintendenze, ruolo che lo metterebbe nella condizione di dover controllare le Soprintendenze dalle quali oggi, invece, è istituzionalmente controllato;
Se, inoltre in questo modo, il Ministro non pensi di esautorare il corpo degli Archeologi, degli Architetti e di tutto il personale tecnico-amministrativo delle Soprintendenze Archeologiche di Roma ed Ostia dalla pienezza del proprio ruolo istituzionale determinando uno svuotamento di funzione in contrasto con i criteri di economicità e di controllo della Pubblica Amministrazione, oltre che con la valorizzazione della produttività tanto proclamata dal Governo ed in particolare dal Ministro della Funzione Pubblica;
Se non si consideri opportuno esplicitare quali siano gli altri ambiti, aldilà della protezione civile, oggi riconosciuti di competenza delle Soprintendenze, che saranno affidati al Commissario e quale ruolo, in questa nuova gestione, coprirà la Regione Lazio, fino ad oggi titolare della pianificazione territoriale, in questa fase esclusa dal tavolo Stato-Comune di Roma;
Perché mentre si tagliano pesantemente i fondi agli organismi tecnico scientifici delle Soprintendenze, si progetta di creare nuove strutture e di assegnare consulenze scientifiche esterne ovviamente costose destinate a sovrapporsi al lavoro già egregiamente svolto dalle Soprintendenze in attuazione della legge Biasini, dei programmi per il Giubileo e in via ordinaria (quando vi sono stati finanziamenti adeguati);
Inoltre, se il Ministro dei Beni e le Attività culturali non abbia valutato il rischio di dividere in tal modo il patrimonio culturale in due livelli: uno di serie A con beni culturali ad alto reddito (per esempio il Colosseo) e uno di serie C con beni senza reddito, causando, fra l’altro, l’abbandono al degrado di quel patrimonio archeologico, artistico e culturale diffuso, che costituisce la caratteristica storica e la risorsa fondamentale del nostro Paese e che determina un grande indotto turistico.
|