La tradizione dei coltelli siciliani 16-03-2009 Antonio Versaci
Il coltello è sicuramente tra gli oggetti più antichi al mondo, il primo strumento che l’uomo primitivo imparò a reperire in natura e a costruirsi per il soddisfacimento dei suoi bisogni quotidiani. E’ soprattutto nel mondo agricolo e pastorale che il coltello ha sempre assunto quel ruolo fondamentale che ne ha fatto un vero e proprio simbolo della tradizione culturale italiana e quindi anche della Sicilia. Tra i pastori non era soltanto un utensile indispensabile in tutte le fasi del lavoro, ma era anche l’unica posata usata nel pasto quotidiano, una distrazione, uno svago: il pastore annoiato, in attesa di riportare le pecore all’ovile, utilizzava il proprio coltello per intagliare pezzetti di legno o per incidere disegni sulla corteccia degli alberi; il coltello diveniva quindi quell’ “amico fidato”, quel segno tangibile della propria virilità, quella garanzia di dignità ed orgoglio personale. Un buon coltellinaio doveva prima di tutto essere un abile fabbro ma nello stesso tempo saper trattare il corno e i materiali usati per i manici. La fabbricazione artigianale di un coltello prevedeva tutta una serie di operazioni tramandate nella tradizione quali la forgiatura, l’assemblaggio e la modellazione del coltello, la tempra, la lavorazione del corno, l’affilatura e la lucidatura. Ovviamente i risultati non erano dei gioielli visto i materiali semplicissimi usati e le poche rifiniture maniacali, ma del resto quelle vere e proprie opere d’arte nascevano per essere usati proprio nei più svariati lavori della giornata e quindi a chi lo possedeva non interessava tanto avere un coltello rifinito a specchio ma un compagno di viaggio semplice, maneggevole e tagliente su cui poter contare in qualsiasi situazione. Nella tradizione siciliana venivano realizzati tantissimi modelli differenti di coltelli, che variavano in base alle zone di produzione, alle tecniche realizzative, alle forme e ai materiali utilizzati. Nella maggior parte dei casi assumevano dei nomi identificativi ben precisi (spesso in siciliano) a seconda del paese o della zona di provenienza, delle caratteristiche o dell’uso a cui erano destinati e quindi tra i più importanti ricordiamo: “Sanfratellano”, “Salitano”, “Liccasapuni”, “Scannaturi”, “Cuteddu Ammanicatu”, “Rasolu Ammanicatu”, “Ericino”, “Birritèdda”, “Lapparèdda”, “Scaluni”, “Saraga” ecc... Purtroppo, come un po’ tutti i mestieri artigianali, anche quello del fabbro-coltellinaio rischia di scomparire e purtroppo ormai è molto difficile ritrovarsi tra le mani un coltello che è stato creato dal nulla e secondo l’antica tradizione dalle mani forti ed esperte di un “vero” fabbro-coltellinaio in tutte le sue fasi di lavorazione e quindi poter rivivere a pieno tutte le meravigliose sensazioni che si provano nell’aver tra le mani un’oggetto “vivo” e come per qualsiasi realizzazione artigianale con i suoi pregi e difetti ma proprio per questo irriproducibile e unico al mondo.
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