Invito alle associazioni sul Piano-Casa 21-03-2009 Pietro Chiappelloni
Spettabili Fai, Italia Nostra, Legambiente, Patrimonio Sos,
Vi scrivo per invitarvi a prendere posizione decisa, possibilmente congiunta e allargata alle altre associazioni di tutela del territorio, contro la proposta del piano-casa di Berlusconi (ma spero lo stiate già per fare). Credo sia indispensabile da parte vostra spiegare la sua negatività per il paesaggio italiano al presidente Napolitano per evitare che firmi il decreto: questo provvedimento va contro la tutela del paesaggio e del patrimonio storico, che è prevista dalla Costituzione (art.9, "La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione"). Inoltre è necessaria un´immediata azione di informazione ai soci, ai parlamentari e ai cittadini. Non è questione di destra o sinistra, è questione della dannosità del provvedimento a fronte di benefici estremamente ristretti a pochi beneficiati (sempre i soliti, fra l´altro, cioè il settore edilizio, delle cave e delle costruzioni). Qualora stiate già considerando la cosa, potete eventualmente evitare di proseguire con la lettura che probabilmente non dice niente di più di quanto i vostri esperti stanno sicuramente e meglio già elaborando. Se invece non ritenete la proposta di Berlusconi particolarmente negativa, Vi prego di convincere anche me di questo, viste le mie considerazioni sottostanti. In ogni caso, vi prego di informarmi sulle iniziative che state prendendo al riguardo.
Non voglio qui entrare in altre questioni attuali come la "valorizzazione" realizzata con lo spostamento di statue da musei (anche se chiusi) agli edifici governativi, o le dimissioni di un galantuomo come Settis, o la modifica della legge paesaggistica sarda, o il fatto che su questioni così importanti si faccia la volontà di uno che ha coperto i suoi abusi edilizi in Sardegna col segreto di Stato, anche se ciascuno di questi temi e altri meriterebbero una decisa presa di posizione...
Nel merito del piano-casa: - Con l´abolizione del permesso di costruire, città e paesi saranno ulteriormente scempiati da sopralzi, rifacimenti di tetti e sottotetti e scomparsa di giardini e cortili. Circa la dichiarazione giurata del progettista che sostituisce il permesso di costruire: sono sotto gli occhi di tutti l´insensibilità e/o l´ignoranza ambientale e urbanistica di molti dei geometri e architetti italiani. Le lungaggini e le inefficienze burocratiche, innegabili, vanno risolte con l´efficientamento del personale pubblico e delle procedure, non con l´eliminazione dei vincoli (i vincoli per gli uni rappresentano delle tutele per gli altri, togliendo i vincoli si tolgono anche le tutele). Il fatto che già oggi si assista a scempi simili giustificherebbe un aumento dei vincoli e maggiore sorveglianza, non la liberalizzazione. - Gli edifici non vincolati, quindi passibili di modifiche, sono la stragrande maggioranza. Chi dice che i beni da salvare sono già vincolati non conosce assolutamente la realtà; e tanto meno si rende conto della realtà chi delega esclusivamente alle Soprintendenze la tutela, quando queste vengono depotenziate e non hanno sufficiente personale, e non riescono nemmeno a seguire le segnalazioni (figuriamoci a fare un censimento preventivo). Avrebbero bisogno di fondi e personale operativo, ma si sta andando in senso contrario. Per fare il caso di Piacenza, che conosco, edifici medievali o seicenteschi o cascine storiche non risultavano vincolati e sono stati distrutti o ricostruiti; addirittura castelli e torri non sono vincolati e stanno crollando o vengono modificati. Se interessa, sono disponibile per qualsiasi informazione al riguardo. Se si dà anche l´incentivo all´aumento di volume, questo abbinato alla riduzione dei controlli garantisce la devastazione del paesaggio italiano nella maggior parte dei casi. - La modifica generalizzata applicabile agli edifici precedenti al 1989 potrebbe avere eventualmente un senso solo se escludesse almeno anche tutti quelli di più di 50 anni, per uniformarsi alla tutela applicata agli edifici pubblici. - L´area di attività edilizia libera da qualsiasi certificazione e dichiarazione si amplia, fino a comprendere opere interrate nei limiti del 20% del volume del fabbricato. Riguardo agli scavi liberalizzati: già oggi la maggior parte dei Comuni (Piacenza, per esempio, e parliamo di una città di fondazione romana ma probabilmente più antica), non ha una carta del rischio archeologico; e già oggi il Comune non vigila sugli scavi e non comunica alla Soprintendenza gli interventi privati a rischio. Per fare due soli esempi sui vari a mia conoscenza: ristrutturazione di un grande magazzino in centro storico con approfondimento ulteriore del piano interrato: la Soprintendenza è intervenuta solo dopo la segnalazione di un archeologo che passando in centro si è accorto casualmente che nella terra su un camion che usciva dal cantiere c´era del materiale romano; in un altro caso la Soprintendenza è intervenuta solo grazie a un cittadino che ha visto dei lavori di scavo in un cortile del centro e ha segnalato la cosa, e sono così state trovate abitazioni romane, che senza questa segnalazione non sarebbero mai state conosciute. Il liberalizzare gli scavi fino al 20% del volume del fabbricato (e chi e come controlla il rispetto di questa percentuale?) renderà certa la distruzione di reperti importantissimi e di conoscenze sulla nostra storia. - La giustificazione che il provvedimento serve per riqualificare il patrimonio edilizio è infondata, poiché questo è vero solo nel caso della cosiddetta "rottamazione" per ricostruzioni con metodi di bioedilizia o di risparmio energetico. In tutti i casi in cui si ricostruisce senza questi metodi è consentito comunque l´ampliamento del 30%, cioè solo il 5% meno di quelli coi metodi moderni. Che senso ha demolire un edificio inefficiente per ricostruirne un altro pure inefficiente? E che senso ha incentivare un´edilizia non a risparmio energetico? Ma questo è quello che fa il provvedimento di Berlusconi. - La giustificazione del bisogno delle famiglie che, poverette, si sono allargate e ci stanno strette ("la veranda o la stanza in più") si rivela la falsità che è nel momento in cui si considera che l´ampliamento del 20% si applica anche ai capannoni e agli edifici non residenziali. - L´unico, esclusivo fine del decreto è il rilancio del settore edilizio, che così avrà un´ulteriore spinta artificiale. Al termine della devastazione del territorio l´unico risultato sul settore edilizio saranno imprese più grandi, ricche e più numerose. Il settore edilizio conoscerà una nuova crisi non appena scadrà l´effetto del decreto (per esaurimento degli edifici ancora da modificare) e quindi avrà bisogno di ulteriori provvedimenti di sostegno. Consideriamo che la crisi sarà ancora maggiore a fronte dei maggiori occupati che il settore avrà assorbito per far fronte all´iperattività edificatoria causata dal decreto. Bisognerebbe pensare a provvedimenti che consentano una graduale espulsione e conversione dal settore edilizio, a fronte della contrazione della domanda. Invece si stimola artificialmente la domanda per posporre il problema aggravandone gli effetti attuali e futuri. - E´comunque da dimostrare l´effetto-volano che è generalmente attribuito al settore edilizio e che è continuamente preso come motivazione per il suo sostegno. Questo poteva essere vero decenni fa, anche perché oggi il settore edilizio più che assorbire disoccupazione richiama nuova occupazione dall´estero e a basso costo, creando, in prospettiva, maggiore disoccupazione nei momenti di crisi. Ora settori con effetto di traino possono essere quello dei servizi, dell'innovazione, dell´istruzione pubblica, della protezione ambientale e del turismo. Sarebbe interessante che le Vostre associazioni predisponessero uno studio economico su questo, per mettere a tacere chi ad ogni crisi dice che bisogno rilanciare l´edilizia perché è il volano principale per l´economia italiana. Questo impedirebbe anche che il paesaggio venga barattato col miraggio della ricchezza o dell´occupazione, cosa che questo provvedimento non crea (se non per i soliti pochi). In ogni caso,la cosa urgente resta un vostro intervento pubblico immediato perché il decreto non venga presentato, e in ogni caso non venga firmato da Napolitano. A disposizione per qualsiasi chiarimento, resto in attesa di un Vostro riscontro. Pietro Chiappelloni Piacenza |