Ancora sul piano casa 23-06-2009 Silvano Menghel
Alle autorità competenti
Oggetto: Piano-casa
Molti cittadini sono preoccupati per le notizie relative ad una imminente approvazione da parte della Regione Veneto del Piano casa, che porterebbe a una nuova colata di cemento, pari a 3 milioni di metri cubi solo nella provincia di Treviso, secondo notizie giornalistiche.
Nel marzo scorso si è tenuto a Treviso il seminario nazionale Tutela e valorizzazione del territorio come patrimonio culturale e identitario, nel quale è stato ribadito il concetto di paesaggio come bene culturale, biglietto da visita delle comunità che ci vivono, ed elemento indissolubilmente legato alla qualità della vita: un paesaggio di qualità genera benessere ed è legato alla identità dei suoi abitanti. Il paesaggio, inteso come totalità del territorio e non come sito di particolare rilevanza, rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e la sua salvaguardia comporta diritti e responsabilità per ciascun individuo.
Da queste premesse discende la necessità di tutelare il paesaggio come un diritto della popolazione che lo abita. Questo diritto è sancito dalla legislazione del nostro paese, in quanto l'Italia ha aderito alla Convenzione europea del paesaggio, ratificandola nel gennaio 2006 (legge gennaio 2006, n. 14). Secondo questa Convenzione, che quindi è legge dello stato italiano:
- il paesaggio rappresenta un "bene", indipendentemente dal valore concretamente attribuitogli, poiché ogni forma di paesaggio condiziona la qualità della vita dei cittadini e merita di essere presa in considerazione nelle politiche di intervento sul territorio;
- tutto il territorio è paesaggio: esso è una infrastruttura primaria che include, a fianco del paesaggio tradizionale, anche quelle parti di territorio che, come le aree degradate e della vita quotidiana, sono state finora escluse dalla tutela ambientale (l'art. 2 della Convenzione stabilisce che essa "
si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani").
- la Convenzione stabilisce che "l'ascolto del sociale" sia tenuto nella massima considerazione nelle politiche di intervento del territorio, politiche volte alla protezione, non allo sfruttamento.
La tutela del paesaggio, quindi, comprende anche l'edilizia minore, e non può essere lasciata al singolo individuo la libera iniziativa di ampliare la propria abitazione senza il rispetto di un piano regolatore. E' pienamente condivisibile l'accorato appello alle autorità della presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano), Giulia Maria Mozzoni Crespi, pubblicato sul Corriere della Sera (25 marzo 2009), alle prime notizie sul Piano casa ("quelle case semplici ma nobili, vecchie ma non sempre antiche, dignitose anche se magari non particolari per bellezza, che
formano il tessuto, la pelle, l'atmosfera dei luoghi dove è nata e dove vive la stragrande maggioranza degli italiani
Ora le semplici, dignitose, oneste case dei nostri nonni
si potranno tranquillamente abbattere per ricostruirle non solo più grandi
e più alte.. ma soprattutto senza che alcuno di quei parametri di qualità e di omogeneità
venga rispettato
Quale senso di impotenza e di frustrazione proveranno quelle migliaia di amministratori che in questi anni
hanno lavorato ai nuovi piani regolatori o ai nuovi piani paesistici regionali? Tutto il loro lavoro vanificato da una serie di autocertificazioni in deroga al loro operato.").
Inoltre il terremoto in Abruzzo ha posto tragicamente l'accento sulla necessità di una messa a norma degli edifici pubblici e privati già esistenti; sarebbe opportuno convogliare le risorse economiche sul consolidamento, e non su ampliamenti che potrebbero aggravare la situazione statica delle costruzioni, dato il rischio sismico presente nella maggior parte del territorio italiano.
In particolare in una regione come il Veneto già intensamente edificata, i governanti hanno rilanciato il piano casa proponendo di alzare il bonus di cubatura al 40 %. In un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 20 marzo 2009 si legge che nel Veneto dal 2001 al 2006 sono state costruite abitazioni per il triplo dei numero dei nuovi abitanti. Nella seconda metà del Novecento nella provincia di Vicenza, ad esempio, l'aumento della popolazione non ha superato il 32 % mentre la superficie urbanizzata è aumentata del 324 % con contraccolpi sul paesaggio, sull'inquinamento, sulla viabilità. Una nuova colata di cemento rischia di dare il colpo di grazia a una pianura dove negli anni ottanta si costruivano mediamente 10 milioni di metri cubi di capannoni (molti dei quali oggi vuoti) l'anno, saliti via via fino alla mostruosa quota di 38 milioni nel 2002. In Veneto, secondo uno studio del Dipartimento Territorio dell'Università di Padova, vi sono case sufficienti fino al 2034 (prevedendo un tasso di immigrazione ridotto a quello degli anni Novanta, data l'attuale crisi economica). Come si accordano questi dati, unitamente all'assenza di provvedimenti per combattere l'inquinamento atmosferico, con la proposta, da parte di un assessore veneto all'ambiente, di richiedere all'Europa la dichiarazione dello stato di calamità naturale, per la pianura Padana, per la concentrazione di polveri sottili?
Comprendiamo che in un momento di crisi economica così profonda, ledilizia necessiti di un rilancio per salvaguardare posti di lavoro. Pensiamo però che, una volta tanto nella storia di questo Paese, tale rilancio non debba avvenire allinsegna di una nuova ondata di cementificazione ma nellottica di una riqualificazione di ciò che già esiste.
Per questo chiediamo un ripensamento su alcuni punti del cosiddetto Piano Casa della Regione Veneto:
1. cancellare la prevista deroga agli strumenti urbanistici attuativi; 2. attuare gli interventi di ampliamento, riqualificazione strutturale, stilistica e ambientale solo dopo che su questi siano stati espressi pareri dagli organi competenti; 3. potenziare le commissioni edilizie integrate; 4. favorire piani di recupero di aree degradate anche attraverso interventi di edilizia sociale; 5. terminare e mettere a norma reti fognarie, depuratori ecc.
Facciamo nostro l'appello del FAI e chiediamo un ripensamento da parte dei legislatori, anche locali, in favore della protezione del paesaggio, dell'ambiente e di quella ricchezza diffusa che è costituita dai centri storici e dall'edilizia minore, per noi e per le generazioni future.
Associazione per la Decrescita Sostenibile
Via Ragusa, 4
31100 Treviso
Associazioni I Care, Uomo Mondo, Eco-filosofica
FAI Treviso
Vicolo S. Gregorio, 7
31100 Treviso |