Carandini e le opere trafugate 27-06-2009 Fabio Rampelli
Ci stupisce l'atteggiamento rinunciatario del pur volitivo Carandini. Il principio dei due pesi e due misure da lui evocato quando dice sì alla restituzione delle opere trafugate dai nazisti e alla stele di Axum, e no a una sana strategia di recupero delle opere trafugate ha un sapore ideologico che non ci persuade. Abbiamo sempre sostenuto la necessità di recuperare le opere trafugate all'Italia durante i conflitti, così come sosteniamo il principio di reciprocità secondo cui l'Italia deve restituire solo se a sua volta gli Stati nazionali attuano la medesima politica. Nonostante i vari pronunciamenti dell'Onu, le convenzioni internazionali e gli accordi, i beni trafugati non vengono restituiti. E se ciò avviene è solo per la buona volontà di un singolo Stato. Non esiste un regime sanzionatorio per quanti disattendono le carte internazionali. Allora vorremmo tanto che l'Italia, centro mondiale dell'arte, una volta tanto si ponesse capofila di una mediazione internazionale perché è stata nel corso dei secoli la terra vittima per eccellenza delle predazioni. Mi auguro che questa mediazione emerga dalla conferenza di Praga, dove per 5 giorni oltre 50 Stati e una decina di associzioni non governative s'incontrano per elaborare una strategia incisiva. Dire che i marmi del Partenone starebbero meglio nelle quattro mura di una metropoli dell'estremo nord d'Europa invece che sull'Acropoli di Atene è peggio che una bestemmia. Per favore, risparmiateci, almeno in questo settore in cui siamo leader, il ruolo dei gregari". E' quanto dichiara il deputato del PdL, Fabio Rampelli, componente della commissione Cultura, promotore della battaglia sulla reciprocità della restituzione delle opere trafugate |