SALERNO - “La Via del Grano”, una strada nell’oblìo 01-07-2009 Mariantonietta Sorrentino
C’è chi viaggia per diletto, chi per affari. Lo spostarsi da un luogo all’altro risponde a vari bisogni umani, non ultimo quello di scambiare merci, derrate, oggetti, manufatti. Viaggi e viaggiatori hanno avuto valenze diverse nel tempo, cadenze differenti. Prima della conquista romana nelle regioni dell’Italia meridionale (Lucania, Bruzio e Campania,in testa) non esisteva un sistema viario vero e proprio, stabile e regolare. Ci si spostava tramite vie pastorizie, create per la transumanza stagionale delle greggi, e di sentieri, nati a mò di ponte tra le zone interne e la costa tirrenica. Questo è noto. Meno nota , invece, è “la Via del Grano” ,relegata quasi nel nascondimento. Quanti ne conoscono nascita, storia e vicende ? Per anni si è preoccupata di tenerne viva la memoria una Associazione ebolitana e, questo, non è un segreto per chi conosce culturalmente il territorio che si spalma tra la Provincia di Salerno e quella di Avellino. Ultimamente, però, si va registrando una battuta di arresto. I tentativi di ottenere finanziamenti sono caduti nel vuoto. Eppure è un patrimonio culturale la via che, dalla Puglia, passando per Eboli, raggiungeva la Capitale del Regno con i suoi carichi di grano e di farina. Tappa importante della via era Minori. Nella cittadina della Costa di Amalfi si lavorava la migliore pasta del Regno. Raggiunto dalla materia prima, il borgo rivierasco ha costruito la sua fortuna confezionando “ndunderi” e “maccaroni”, schiaffoni e fusilli, “precettando” il grano che viaggiava alla volta dei Monti Lattari, tagliando per Agerola ed evitando la penisola sorrentina. Il 14 giugno 2008 "Bellitalia" ha mandato in onda un servizio dedicato a questa rilevante realtà salernitana. Possibile che per valorizzare le nostre ricchezze intervengano più gli altri che i meridionali stessi ? Quella raccontata dalla trasmissione di Rai 3 è stata la storia di una strada caduta in disuso, abbandonata alla vegetazione, ma non smarrita del tutto: le fanno fede i documenti che ne attestano genesi, paternità e "pedigree". Costruito nel 1789 per volere di Ferdinando di Borbone, il tracciato venne caldeggiato dal Marchese di Valva, Sopraintendente di Strade e Ponti. Ripercorrendo "La via del Grano" ,il servizio di "Bellitalia" riprese la trama di una storia sconosciuta ai più, di una strada che assicurava il trasporto della materia prima e delle altre derrate alimentari dalle fertili pianure della Puglia alla capitale del Regno. Il servizio è stato un itinerario della storia e nella storia, non meno importante delle favoleggiate vie romane, nate per raccordare le città dell'Impero dei Cesari o la Via Francigena. Ma, allora, perché la nostra "Via del Grano" deve cadere nel dimenticatoio? Sulla antica via borbonica camminavano derrate e, grazie ad essa, nacque la pasta di Minori e Gragnano. Ma a parte l’omonima Associazione ebolitana, chi si interessa di assicurare la memoria de “La Via del Grano” ai posteri?
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