Castelli Romani: distretto di quali eccellenze? 20-07-2009 Luca Tittoni
Continua ad incombere sui Castelli Romani e sul litorale a sud di Roma la vertenza attinente il gassificatore di Albano Laziale. Dopo l’approvazione dell’impianto, maturata lo scorso aprile presso la Regione Lazio in sede di Conferenza dei Servizi, nonostante la contrarietà espressa dai sindaci di Albano e Ardea, della ASL RM H e, prima ancora, di alcuni consigli comunali direttamente coinvolti, cresce ora la preoccupazione di alcuni fondamentali interpreti della filiera vitivinicola. In particolare lo scorso ventitrè maggio si è tenuta presso la sede della cantina sociale Fontana di Papa una conferenza stampa con la quale gli operatori del mercato vinicolo hanno sollevato serie perplessità circa il futuro inceneritore di Albano. Alla suddetta conferenza stampa hanno preso parte il presidente della cantina sociale Fontana di Papa, il presidente della cantina sociale Gotto d’Oro e il dott. Bollino, enologo della cantina San Marco. Di rilievo anche il messaggio inviato dal presidente Battistelli, al vertice del Consorzio IGP del pane di Genzano. Attori nell’incontro anche l’ing. Rosso, della campagna “Non bruciamoci il futuro”, il dott. Aldo Garofolo, esperto nel campo chimico-enologico, l’avv. Daniele Castri e la dott.ssa Elena Taglieri, specializzata nella tutela dei prodotti tipici territoriali. Gli ultimi tre, membri attivi del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano. Innumerevoli gli aspetti esaminati durante l’incontro. Il paventato gassificatore si confermerebbe infatti un progetto rischioso per la salvaguardia sanitaria di buona parte dei nostri paesi e si porrebbe in contrasto con la tutela dei marchi di pregio enogastronomico presenti nei Castelli Romani. Spettri come diossina, nanopolveri e ceneri post combustione, rappresentano elementi chimici che contaminerebbero seriamente le uve, le olive e buona parte delle colture tipiche locali. Inoltre tali emissioni risulterebbero ancor più impattanti sul territorio a causa della nuova ipotesi di raffreddamento dell’impianto ad aria anziché ad acqua, ripiego proposto a causa dell’emergenza idrica nei castelli. Sempre in sede di conferenza stampa sono state illustrate le normative di legge a tutela dei marchi Doc, Docg, Igp, Igt che si pongono in serio contrasto con il futuro impianto di Albano. In particolar modo l’art.21 del D.Lgs. 228/01, che introduce il concetto di “interferenza” riferito alla localizzazione degli impianti di smaltimento di Rsu rispetto alle aree a vocazione agricola di pregio, ed il regolamento Cee n° 2092/91, volto a tutelare le superfici nelle quali si ottengono prodotti con tecniche che si rifanno a principi di agricoltura biologica e zone aventi specifico interesse agrituristico. I presidenti delle due maggiori cantine sociali dell’area si sono detti seriamente preoccupati per le conseguenze che tutto ciò potrebbe arrecare allo sviluppo del settore vitivinicolo, da sempre volano economico dei Castelli. Preso quindi atto di quanto autorizzato dalla Regione, i presidenti paiono decisi ad approfondire la questione e a chiedere risposte precise alle autorità competenti. Mentre si muovono anche gli attori del mercato, rimangono molte le domande che i cittadini iniziano a porsi a fronte della continua campagna di informazione sul territorio, e non da ultimo a causa delle recenti vicende che hanno investito il termovalorizzatore Gaia di Colleferro. Il nascituro impianto di Albano Laziale del consorzio Co.E.Ma sarebbe quindi un chiaro segnale circa le politiche regionali adottate in merito allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il Lazio si incanalerebbe infatti nel solco dell’incenerimento del Cdr a scapito del riciclo e della raccolta differenziata che, a fronte della costruzione di un tale termocombustore, passerebbero chiaramente in secondo piano. In questo quadro resta anche da vagliare la logicità urbanistica di una tale struttura posta, come per primo sollevavo oltre un anno fa, ad una manciata di chilometri dal Policlinico dei Castelli Romani ora in appalto. In un’ottica più ampia resta invece da capire come in soli sessanta chilometri in linea d’aria, tra Malagrotta e Colleferro, si possano annoverare due gassificatori, un termovalorizzatore ed una futura centrale Turbogas (Aprilia). La viva speranza che siano opere necessarie e non figlie dell’odore acre della speculazione. In tutto ciò un dato inquietante per i Castelli: un tempo distretto di eccellenza agricola, un domani distretto non tanto periferico della termocombustione.
Autore: Luca Tittoni Maggio 2009
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