"Numi del firmamento! Sogno o son desto?" [Collodi] 02-09-2009 Ercole Noto
Dopo poco più di due anni, nuovo cambio al vertice di quella che è stata la più antica soprintendenza dItalia, voluta da Corrado Ricci, per tutelare i monumenti paleocristiani e bizantini, e che oggi, quale ufficio periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, assume la denominazione di Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Romagna (compresa la provincia di Forlì-Cesena) e Ferrara. La permanenza a Ravenna dellarchitetto Giorgio Cozzolino, è stata, per dirla con una metafora, come la scia di un frammento di meteorite, che al suo passaggio non ha lasciato una luminosa traccia nel divo cielo con il suo bel manto; anche perché (e questo probabilmente avrà influito) - il suo transito è stato disturbato dallinquinamento di altre fonti. Si racconta, infatti, che nella profonda notte, Al tempo/ dei tempi la Luna scontenta di regnar sulla notte/volle contendere al Sole il dominio del giorno./Vinta che fu, le rimase smorta luminescenza; Baccelli, 18-II-605. Numi del firmamento! Perché la luna a Ravenna mostra solo il suo lato oscuro? E intanto che (
) La notte ha coperto il mondo con la sua gonna ricamata di stelle, ed è tutto scuro - [in un bailamme rumoroso di rimescolamento di carte al ministero, dove cè chi parla (come per lavvicendamento di Brescia) di un soprintendente scomodo mandato al confine, e chi pensa di organizzare una protesta per il trasferimento ritenuto un blitz], il Silenzio col dito sulla bocca guarda al Sogno come per dirgli: Vieni pure; (in Pietro Gibellini, Il mito nella letteratura italiana); e Lei, proprio come in un sogno, si è presentata; quasi in punta di piedi, ma con un curriculum da fare invidia a una stella. Si chiama Antonella Ranaldi, e come Architetto Direttore Coordinatore, appartenente ai ruoli del MiBAC dal 2000, e proveniente dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, con sede a Bologna, ha tutte la carte in regola per aspirare ad essere - (forse, la formu la dubitativa è dobbligo) - lastro nascente della soprintendenza ravennate. Si sa comunque che i cavalli di razza si vedono a corsa lunga. Ma come deve essere interpretato questo cambio al vertice! Come una normale rotazione - (anche se i soprintendenti che io ho conosciuto, a partire dagli anni Settanta, sono rimasti al loro posto per un decennio almeno) -, o come un provvedimento strategico, per permettere a qualcuno di perseguire determinati scopi senza alcuno ostacolo, magari, per assurdo, con la compiacenza di qualche giovane dirigente facilmente addomesticabile. Io non credo a questa malevola ipotesi; tuttavia, in giro si sente dire che il soprintendente uscente avrebbe in un certo qual modo ostacolato le mire espansionistiche della fondazione ravennate, nel progetto del costituendo Parco archeologico di Classe. Occorre ricordare che il costituendo museo archeologico che dovrebbe sorgere nellex zuccherificio di Classe, necessita per la sua realizzazione dei reperti trovati fortuitamente, o a seguito di campagne di scavo, in quel sito specifico o nel territorio ravennate; beni archeologici che sono esposti, o in parte depositati, al Museo nazionale di Ravenna, che, essendo un istituto dipendente dalla soprintendenza, e quindi dallo Stato, né Cozzolino, né tanto meno qualsiasi altro suo successore, potrà formalmente cedere senza uno specifico provvedimento di cessione da parte del superiore ministero. Si capisce pertanto la posizione scomoda, o ambivalente, assunta dallarchitetto Cozzolino, verso la situazione descritta nei confronti della locale fondazione Ravenna Antica, anche se lo stesso ha sottoscritto un accordo insieme ad altri e ai titolari degli uffici dirigenziali di livello non generale dellamministrazione periferica del MiBAC, che fanno capo alla Direzione regionale dellEmilia Romagna. E nellintervista rilasciata a Il Resto del Carlino lo scorso 31 agosto, il soprintendente si toglie qualche sassolino dalle scarpe, per limpossibilità di assistere alla realizzazione di alcuni progetti nei quali la Soprintendenza ravennate è coinvolta. «Mi viene in mente dice Cozzolino il Museo archeologico di Classe. Mi sarebbe piaciuto seguirne le varie tappe, fino alla conclusione, anche per tutelare il patrimonio del nostro Museo nazionale». [In questultima frase si può leggere il pensiero di Cozzolino, che in fondo non vedeva di buon occhio il progetto della fondazione ravennate; è vero che anche lui ha firmato quel pseudo accordo, ma magari non del tutto convinto e forse di malavoglia, per non essere in quel contesto palesemente contrario ai suoi colleghi firmatari
] E francamente non ha senso smantellare, dopo più di un secolo, un Museo nazionale per favorire una fondazione di partecipazione. La fondazione intanto ha usato linganno del Cavallo di Troia per far credere, come nel recente comunicato che si può scaricare visitando il sito della fondazione: http://www.ravennantica.it - [Avviso pubblico per la formazione di elenchi finalizzati alla costituzione di rapporti di lavoro, collaborazione o consulenza con restauratori o finalizzati allacquisizione di una azienda o di un ramo dazienda, alla realizzazione di Ati o allaffidamento di lavori in appalto con imprese che esercitano lattività di restauro del mosaico antico] -, che lo stesso è il frutto di un accordo in collaborazione con il MiBAC, sfruttando la compiacenza politica dei dirigenti dellamministrazione periferica, ma che esclude di fatto la partecipazione attiva dello Stato, così come avviene per il Museo Egizio di Torino, Aquileia, Venaria e forse presto Monza. [A proposito, un particolare di poco conto, ma significativo se vogliamo; si nota, guardando il sito della Fondazione Centro conservazione e restauro La Venaria Reale, che ogni documento online è corredato di relativa partita iva e codice fiscale; poca cosa, ma che denota la trasparenza e la correttezza di quella istituzione, a differenza di qualche altra fondazione] . Non sappiamo, a questo punto, se qualcuno ha interpretato a suo vantaggio la convenzione siglata tra MiBAC e Associazioni di Fondazioni e di Casse di Risparmio (dicembre 2008). Si sa che nello spirito di quel protocollo dintesa si istituiva un osservatorio - quale nuovo approccio nel sostegno alla cultura in unottica di sussidiarietà orizzontale, a contribuire insieme al sostegno di progetti e iniziative di qualità, senza disperdere risorse] - per il reciproco scambio di informazioni riguardo le rispettive attività previste nella valorizzazione di beni culturali e paesaggistici, eventi e manifestazioni artistiche, musei, arti visive, archivi e biblioteche. Losservatorio si legge ancora nella nota diffusa dallUfficio stampa del MiBAC -, inoltre, individuerà gli eventuali interventi da promuovere in sede locale e da svolgere in comune o in maniera coordinata, in collaborazione con gli Organi periferici del Ministero e le Amministrazioni regionali e locali interessate. Ciò non vuol dire che si debba interpretare la suddetta convenzione come esclusiva per affidamenti di lavori pubblici. La citata fondazione ravennate da tempo pianifica una fine strategia con lintento di monopolizzare il mercato del restauro del mosaico antico. Sorge il sospetto, che da fondazione voglia diventare e soprattutto operare come impresa, chiaramente a danno e a discapito della libera concorrenza. In una recente nota dellAntitrust - [Autorità indipendente istituita dalla Legge 10 ottobre 1990, n. 287, e preposta alla vigilanza sul libero dispiegarsi della concorrenza e del mercato e sullassenza di forme di abuso delle cosiddette posizioni dominanti, nonché in materia di pubblicità ingannevole e di pubblicità comparativa] -, sulle ultime gare bandite dai Beni culturali per laffidamento dei servizi aggiuntivi, lAutorità dice al ministero che bisogna assicurare una maggiore apertura al mercato e, dunque, maggiore concorrenza. Tutti gli operatori privati devono avere le medesime opportunità. [da, Musei il nodo delle concessioni, in rassegna stampa MiBAC, dello scorso 17agosto]. Ci si chiede a questo punto: ma al ministero qualcuno è informato di ciò che avviene in periferia? Oppure è meglio non far sapere alla mano destra quel che fa la mano sinistra! |