Sul Crocifisso di Michelangelo 03-09-2009 Bruno Zanardi
Nei giorni scorsi, il “Corriere della Sera” ha comunicato con grande clamore ai suoi lettori che un’opera fondamentale di Giotto, il “Crocifisso d’Ognissanti”, con il restauro è divenuta un’opera fondamentale di Giotto. La tesi non è di Monsieur de Lapalisse, ma del professor Carlo Arturo Quintavalle. Con un problema. Sempre sul “Corriere” l’ineffabile Quintavalle aveva poco prima dichiarato ai malcapitati lettori che è di Michelangelo il “Crocifisso” di recente comperato dallo Stato per qualche milione di euro: per lui, un’opera che “cambia la storia dell’arte” (sic!). Ma quel Crocifisso non cambia nulla perchè non è di Michelangelo manco per niente. Basta leggere quanto in proposito hanno scritto Paola Barocchi, Stella Rudolph o Tomaso Montanari. Ecco allora il dubbio. Visto che il nostro sbaglia su Michelangelo, non sarà che anche il “Crocifisso di Ognissanti” non è un’opera di Giotto come invece tutti sapevamo anche prima del restauro? Un dubbio destinato a restare irrisolto fino a quando il professor Quintavalle non si scuserà con i lettori del “Corriere” scrivendo sul quotidiano di via Solferino una «errata corrige» in cui dice loro: a) che il “Crocifisso” di Michelangelo non è di Michelangelo; b) che solo chi abbia una cognizione a dir poco elementare della storia dell’arte può pensare che una gracile statuetta di 40 cm cambi la storia dell’arte; c) che forse non è il caso che lo Stato acquisti un grazioso multiplo d’una bottega toscana di fine Quattrocento per una cifra forse cento volte maggiore del suo prezzo. |