Cocci, badanti, restauratori: ma cè un Governo liberale? 23-10-2009 Francesco Floccia
La notizia web Cocci, serve il censimento (di Claudio Lo Tufo ne Il Tempo, 22/10/2009) fa parte della serie delle pubbliche auto-dichiarazioni cui ormai noi cittadini siamo chiamati periodicamente a fare nei confronti delle Amministrazioni statali. È di questa estate la campagna ministeriale per lemersione delle colf e delle badanti irregolarmente presenti nelle famiglie italiane: dei numeri altissimi previsti, a fine settembre le comunicazioni pervenute agli uffici preposti sono state inferiori alle aspettative. Inizialmente si credeva che tale categoria di irregolari fosse capillarmente diffusa nelle case mentre poi, a conti fatti, il numero delle auto-denunce è risultato inferiore: forse non tutte erano badanti quelle persone inizialmente supposte in gran numero dagli organismi governativi ha detto proprio ieri sera in TV un rappresentante della Lega. Lo Stato chiese alla popolazione interessata di comunicare la presenza di un lavoratore domestico in nero ma po i il cittadino ha saputo distinguere tra funzione e funzione del lavoratore medesimo sicché alla fine le vere e proprie badanti/colf in Italia sono molto meno di quanto ipotizzato. Oggi invece cè la notizia che più di 50 milioni di Beni di natura archeologica si presume che in Italia siano in possesso dei privati sebbene una legge statale conferisca, anche ai beni di natura storica, che quanto provenga dal sottosuolo è di proprietà statale. Chi possiede pertanto un oggetto di siffatta natura e provenienza dovrebbe darne pubblicità comunicandolo alle competenti Amministrazioni. E non solo: pagando una mora per eventuale ritardata dichiarazione di cinquanta euro a pezzo continua larticolo si creerebbe un cospicuo fondo pubblico da impegnare successivamente pro manutenzione del patrimonio artistico nazionale o per la ricostruzione del centro storico dell'Aquila. Ormai la volontà di fare emergere quanto la storia o le consuetudini hanno tenuto per secoli o per tradizione riservato più che celato nellambito dei contesti familiari (le risorse, gli oggetti affettivi, laiuto domestico dato dalla colf o dalla baby-sitter e di conseguenza in generale - la propria condizione di vita nel suo complesso, dallo stato di salute fisica a quello economico o materiale) sta veramente entrando in tanti aspetti della vita di ognuno che peraltro almeno in questo caso - è forse impreparato a discernere i termini di quanto una legge di emersione richiede: tutti i privati detentori dei circa cinquanta milioni di pezzi archeologici sparsi in Italia sapranno poi correttamente valutare loriginalità e la consistenza storica del coccio che secondo legge illegittimamente possiedono? Il testo sullemersione delle badanti prevede, per esempio, che la Polizia faccia riscontri amministrativi sulla persona che si vorrà regolarizzare. Parimenti i l Mibac dovrebbe esaminare la certezza formale e storica dei dati forniti allatto della denuncia del pezzo archeologico - immancabilmente corredata da misure, fotografie, notizie - onde definirne il profilo storico. Cinquanta milioni di capillari verifiche (ipotizzabili nel caso di una corale risposta di popolo) saranno difficili da smaltire da parte dellAmministrazione. UnAmministrazione, il Mibac, che sta avviando in queste ore unaltra campagna di censimento relativamente a una categoria di cittadini ossia i restauratori per i quali si prospettano percorsi amministrativi per il conferimento di specifiche definizioni concernenti la qualifica professionale: altri elenchi, altre graduatorie, altri albi nazionali che non mortificano certo la capacità dei singoli iscritti ma che a mio parere segnano una remora nella individuazione dei soggetti adatti a uno specifico intervento e che invece, più che dalla qualifica professionale riconosciutagli dal Mibac, hanno la loro forza qualitativa e di mercato perché operano secondo scrupolo, sensibilità, capacità esegetica del pezzo storico che viene loro affidato col fine di una buona conservazione. A quando allora lalbo dei cesellatori, dei miniaturisti, degli intagliatori, delle ricamatrici, degli orafi, dei sartori, degli ebanisti, delle merlettaie, dei maestri del disegno, tutte figure di a lto artigianato che garantiscono il proseguimento culturale del cosiddetto stile italiano ( e che potrebbero contribuire in prima linea al proclamato abbellimento dei nostri Musei)? Tutti difendiamo il consueto rigore normativo che deve accompagnare un restauro e parimenti accettiamo il principio della proprietà pubblica di un oggetto di natura archeologica: ma lasciamo al singolo cittadino la libertà di sentirsi comunque autonomamente rispettoso e consapevole dellimportanza sostanziale di unopera artistica propria o affidatagli e che invece, a motivo delleccessivo riferimento alla storia e alla norma che se ne fa, rischia di raggelare il gusto e il piacere di possederlo o di restaurarlo. 22/10/2009 Francesco Floccia |