I 7 EX MINISTRI DELLA CULTURA PER L’AQUILA: più risorse ed un piano organico 00-00-0000
E’ stato presentato questa mattina, alla Camera dei Deputati, l’appello per la ricostruzione del Centro storico dell’Aquila, promosso dall’Onorevole Giovanna Melandri, e sottoscritto da Alberto Ronchey, Domenico Fisichella, Antonio Paolucci, Walter Veltroni, Giuliano Urbani, Rocco Buttiglione, che, nelle precedenti legislature, hanno ricoperto il ruolo di Ministro per i Beni e le Attività Culturali.
Alla presenza del Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente e della Presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, i sette ex Ministri hanno ribadito la necessità di individuare, quanto prima, un piano organico, ancora mancante, per avviare la fase di ricostruzione del centro storico dell’Aquila, seriamente compromesso dal sisma. E, rivolgendosi al Governo e all’attuale Ministro, On. Sandro Bondi, hanno chiesto che fossero immediatamente individuate le risorse necessarie a finanziare tale piano, senza affidarsi e attendere ancora l’eventuale generosità dei paesi che, in occasione dello scorso G8, si impegnarono a finanziare il recupero del patrimonio storico dell’Aquila.
In tal senso, la parola d’ordine condivisa da tutti è stata “urgenza”. Urgenza, di ridare alla comunità aquilana quell’identità comunitaria e culturale che è il grande “apporto dell’idea di città alla storia nazionale ed universale”, come sostenuto da Fisichella. Urgenza di comprendere che “il recupero dei singoli monumenti ha poco senso - ha detto Buttiglione citando Benjamin - se non è inserita in quell’unità di contesto che sola rende l’arte umana ed umanizzante”.
Urgenza di lavoro insieme, maggioranza ed opposizione, “per dare risposte concrete ad una comunità ferita, restituendogli quella normalità di vita di cui ha bisogno”, ha detto Veltroni.
Urgenza di ricostruire il tessuto della città affinché anche le nuove generazioni non smarriscano il legame con l’Aquila storica, identificandosi, magari, nel profilo anonimo della New Town”, come ha detto Paolucci.
Ma urgenza anche - ha spiegato Urbani – “di individuare risorse che consentano una pianificazione delle ricostruzioni che sia continuativa e ininterrotta nel medio e nel lungo periodo.”.
E sull’inadeguatezza di quanto stanziato sino ad ora sono intervenuti i due Amministratori locali, richiamando l’attenzione sui costi e sugli sprechi di una gestione solo conservativa e non anche ricostruttiva del centro storico della città. Ha tirato le somme dei lavori Giovanna Melandri, che, citando Giorgio La Pira, ha sottolineato quanto “una città sia qualcosa di “vivo” proprio perché esprime l’identificazione dei luoghi con la storia, i sentimenti e l’anima di chi vi vive e vi si riconosce.”. E ha lanciato un preoccupato allarme “per il grave stallo nel quale versa la ricostruzione del capoluogo abruzzese”.
Per cercare di reagire alla tragedia, gli ex Ministri della Cultura hanno, dunque, concordato nel richiedere al Governo di individuare immediatamente le risorse necessarie nel bilancio ordinario dello Stato, e se non fosse sufficiente anche ricorrendo ad una tassa di scopo una tantum. I lavori si sono chiusi accogliendo l’invito della Presidente Pezzopane che, ringraziando i Ministri per l’impegno, ha proposto loro di ritrovarsi tutti e sette a L’Aquila per quello che potrebbe essere “un G7 della Cultura; certamente più domestico di quello celebrato qualche mese fa, ma, forse, più risolutivo”.
Per informazioni: 0667608826 In allegato il testo dell'appello
APPELLO PER L’AQUILA “Le città sono vive!”, era solito ripetere Giorgio La Pira, che nella sua esperienza di ambasciatore della pace nel mondo elaborò quella che successivamente sarebbe stata riconosciuta come una vera e propria “teologia dei luoghi”. Per il Sindaco di Firenze le città, più che delle costruzioni, erano delle incarnazioni, dove i caratteri formali dell’urbanistica e quelli ideali della storia si fondevano insieme, per rendere un’unica testimonianza alla bellezza della vita e del bene comune. Il terribile sisma che ha colpito lo scorso 6 aprile L’Aquila, ha reso nuovamente attuale la riflessione di La Pira. Di fronte alla disperazione di centinaia di famiglie, colpite nei loro affetti e private delle proprie case, nulla può essere detto e tutto deve passare in secondo piano. Ma è l’immagine dei monumenti cittadini, colpiti o distrutti, e del tessuto edilizio che li avvolge che più di ogni altra esprime quel dramma, quella precarietà che trascende il singolo dolore e diventa sofferenza collettiva di un’intera comunità. A tutti noi restano impressi i fotogrammi della “Chiesa delle anime sante”, con la sua cupola rovinata a terra, del campanile di San Bernardino in gran parte crollato, della Basilica di Collemaggio tragicamente colpita in tutta la parte del transetto, dei crolli del Castello cinquecentesco, simboli dell’identità storica della città, di una città ora in ginocchio. Questo, oltre ad addolorarci, può ricordarci anche la forza e l’importanza che l’identità collettiva può avere per uscire dal dramma individuale. Jung ci insegna quanto, nella nostra esistenza, contino i simboli collettivi, appiglio e misura intorno ai quali impariamo a conoscerci ed a riconoscerci. Così come un simbolo può esprimere il dramma di una comunità ferita, la sua ricostruzione può rappresentarne il desiderio di rinascita. La nostra riflessione, allora, deve trasformarsi necessariamente in una presa d’atto delle nostre responsabilità e del nostro dovere di agire. Dopo il momento del pianto e del lutto per L’Aquila deve partire la fase della ricostruzione ed accanto all’emergenza umanitaria è arrivato il momento di mettere a fuoco un’altra urgenza: quella della salvaguardia e del recupero del patrimonio storico e artistico. Non si può dimenticare, peraltro, che per la prima volta, nel caso di L’Aquila non sono singoli monumenti ad essere stati abbattuti, ma l’intero impianto monumentale ed istituzionale di una città capoluogo. Non si tratta soltanto di far sì che non vada perduta una parte cospicua delle nostre ricchezze, ma vuol dire prima di tutto salvare quella che è la ricchezza di un’intera comunità. Perlomeno in un duplice senso. Per prima cosa salvare il patrimonio urbanistico, artistico e museale di una città vuol dire mettere al sicuro parte di quella ricchezza da cui quella città potrà ripartire. In secondo luogo, recuperare la storia e l’arte di una città vuol dire salvaguardarne l’anima. Questo imporrà, necessariamente, un approccio ricostruttivo più complesso ed articolato che non potrà prescindere da questa valutazione. Noi tutti, che in diversi momenti storici abbiamo ricoperto ruoli di responsabilità nella salvaguardia del patrimonio storico artistico italiano, sappiamo bene quanto difficile sia far quadrare il bilancio (anche quello ordinario) del MIBAC e comprendiamo le difficoltà anche dell’attuale Ministro, ma è proprio per questo che ci sentiamo in dovere di opporci alla linea avanzata da alcuni politici circa la non opportunità di ricorrere a finanziamenti straordinari. Di fronte a situazioni straordinarie è doveroso, se non è possibile in altro modo, ricorrere a misure straordinarie. Per questo CHIEDIAMO al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per i Beni e le Attività Culturali On. Sandro Bondi, ed a tutto il Governo di individuare le risorse straordinarie necessarie alla ricostruzione dell'Aquila storica e di non escludere l’opportunità di introdurre una tassa di scopo una tantum senza attendere il sostegno di altri Stati che, se verrà, sarà gradito ed importante, ma che non può rappresentare l’unica speranza di rinascita di questa straordinaria città monumentale. ROCCO BUTTIGLIONE, DOMENICO FISICHELLA, GIOVANNA MELANDRI, ANTONIO PAOLUCCI, ALBERTO RONCHEY, GIULIANO URBANI, WALTER VELTRONI
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