Lerba voglio
. 22-02-2010 Francesco Floccia
La certezza con cui il Presidente Giancarlo Galan ritiene di poter diventare nuovo Ministro per i Beni Culturali è espressione di un ottimismo forse suscitato da una impossibile sinecura: il primo sentimento incoraggia, il secondo indispone. Avere amministrato una delle regioni che ha il più grande patrimonio di beni culturali storici e artistici d'Italia (Patrimoniosos del 17/2/2010: Galan: farò il ministro, mi piacerebbero i Beni culturali) gli garantisce da subito di saper dare indirizzo politico allintero settore storico monumentale italiano. Curiosamente un altro illustre padovano, Andrea Palladio, formò la propria educazione giovanile in Veneto alternandosi forse tra la città natale e Vicenza; ma poi, dicono le biografie, avvertì la necessità di ampliare le proprie conoscenze tantè che come scrive James S. Ackerman in Palladio, Piccola Biblioteca Einaudi 1972, p. 9 Il catalizzatore occorrente per raggiungere la maturità stilistica era la conoscenza dirett a di Roma città simbolo e coacervo di storia, del classico, sintesi di un umanesimo complesso ricco di tradizioni, antiche religiosità, fatalismi, tolleranza, gestione dellantico, del moderno, delluniversale. Il Veneto non è tutta lItalia e soprattutto il patrimonio di beni culturali storici e artistici non è la sola parte componente dellanima colta ed educata della Nazione. E la società nel suo insieme, attraverso tutti gli individui che la compongono, il possente patrimonio culturale che invece può sviluppare in mille modi (figurato, musica, danza, qualsivoglia sensibilità soggettiva) creatività e lauspicata attenzione per larte. Come vuole la cosiddetta Reality Art, dagli anni settanta dello scorso secolo si è venuta concretizzando.
lidea di unarte antropologica in cui ogni uomo è un artista (in: Marc Muret, arte-terapia, red/studio redazionale 1991, p. 22). Ancora oggi, al pari della cinquecentesca e proficua esperienza romana del Palladio, anche un politico di cultura veneta avrà sicuramente necessità di rendere interregionale la propria cultura in modo che un ministero come quello dei beni culturali non venga visto solo come (retorico) tutore di cose antiche ma specchio di una fremente società cosmopolita dove veramente molti fenomeni possono essere considerati arte. Non servono ministri eruditi e fattivi bensì personalità anche insicure ma capaci di acquisire giorno per giorno con fatica e disponibilità danimo erga omnes tutte le espressioni di ogni nuova cultura.
18/2/2010
Francesco Floccia |