Fede e antropologia 06-04-2010 Francesco Floccia
Leggere - considerando anche il particolare tempo pasquale - la notizia on line che riferisce sul perché la Processione del Venerdì Santo di Chieti ha le caratteristiche per presentare la sua candidatura a diventare Patrimonio Culturale Immateriale dellUNESCO (vedi Alla scoperta del Venerdì Santo di Chieti in: TuttoAbruzzo.it - 30/mar/2010) lascia perplessi soprattutto per quanto concerne la definizione patrimonio culturale immateriale: perché non usare al riguardo laggettivo religioso anziché immateriale? Ludovico Antonio Muratori (1672 - 1750) definiva siffatte pratiche popolari devozioni collegate intimamente ai sentimenti, alle consuetudini degli individui, agli atti di fede della Dottrina cattolica, un qualcosa cioè che aveva valore e significato spirituale, proprio perché lode di secolare preghiera e di meditazione. Nel Della regolata devozione dei cristiani (1747) il Muratori considera le tradizioni della festa sorte dal sabato vetero- testamentario (Observare diem sabbati, S.Agostino) una sostanziale legge di natura che esigeva che ci fosse un tempo determinato in cui luomo, persuaso che cè un Dio suo Creatore e Redentore e unaltra vita dopo la presente, rendesse il tributo di ossequio a questo supremo Padrone, e pensasse daddovero al maggior interesse suo, che è quello dellanima immortale, destinata a un eterno soggiorno nel mondo di là (Ne: Della regolata devozione dei cristiani, Edizioni Paoline 1990, p.190, p.182). I riti cattolici della Settimana Santa esprimono anche il bisogno del sacro e listinto religioso ma sono soprattutto esperienza concreta del vivere: La Pasqua del Signore non sia ricordata come un evento passato, ma sia celebrata come una realtà presente (Leone Magno, Sermone 51 in: Pierre Miquel, La liturgia unopera darte, Edizioni Qiqajon 2008, p. 133, p. 139): così la Via Crucis celebrata nel venerdì della Pasqua non è ricordo, memoria o celebrazione di un evento st orico del passato, ma è attualizzazione di un mistero (id., p. 139). È questa dunque che si sia filosofi, laici o credenti la natura intrinseca del rito della passione, la sostanza della processione penitenziale che non si riferisce alla sola persona del Cristo bensì riguarda la vita stessa di ciascuno di noi. Lattenzione nei riguardi di una Processione della Settimana Santa necessita della fede vigente e non di cultura acquisita così come ogni simbolo che accompagni una sacra rappresentazione esprime un aspetto doloroso o difficoltoso della vita di tanti individui (una lancia, la colonna, la croce). Non sono in grado di fare catechismo né voglio essere polemico nei riguardi delluso dellaggettivo immateriale ma così come esiste nel campo della storia dellarte o del teatro o della musica il concetto di sacra rappresentazione, non vedo perché nei confronti di un rito cattolico si debba prescindere dal concetto del sacro che sostanzialmente lo pervade attribue ndo così a un avvenimento religioso caratteristiche solo formali seppur meritevoli di diventare patrimonio culturale immateriale di una nazione: la Chiesa quando guarda al cielo mette semplicemente in pratica la fede e quindi lanima di ogni persona (credente e non). Una processione del Venerdì santo è dunque atto spirituale e non cultura immateriale. 3/4/2010 Francesco Floccia |