Comune di Taggia: Oltre le colate di cemento e lo scempio un'offesa al buon gusto italiano 05-05-2010 Claudio Mazza
Nel mese di agosto 2008 realizzavano dei lavori di ristrutturazione in una villa, in via San Giuseppe. Questa bella proprietà si affaccia pure sul litorale ed è visibile dalla passeggiata a mare di Arma di Taggia. Tutta la zona è sottoposta a vincolo archeologico. A qualche centinaio di metri dalla villa si trova la Fortezza, edificata nel XVI secolo.
Sulla recinzione della villa era fissato un telo in plastica, con la scritta: “Permesso di costruire n. 8506 del 15/03/2007. Ristrutturazione edilizia. Ampliamento e ridistribuzione dell’autorimessa e di parte del piano interrato. Sistemazione dell’area verde di pertinenza. Inserimento di vano ascensore esterno recupero di sottotetto a fini abitativi”. A ridosso della facciata di questa dimora signorile costruita negli anni ‘800, ornata da pregevoli decorazioni architettoniche, avevano realizzato una costruzione in cemento armato, di forma cilindrica dall’aspetto di una vasca per raccogliere l’acqua piovana. Questa costruzione non era altro che “il vano ascensore”. Nel mese di novembre 2009, transitavo in via San Giuseppe e passando davanti questa proprietà, con mio grande stupore, constatavo che la “vasca” non c’era più. Era stata abbattuta. Chiesi a un operaio, che si trovava sul cantiere, perché avevano abbattuto il manufatto e mi rispose che l’avrebbero ricostruito in vetro. Qualche giorno fa, passavo in via San Giuseppe e anziché vedere il vano dell’ascensore in vetro ho trovato un grosso tubo metallico posizionato verticalmente contro la facciata della villa. Mi domando se ne valeva la pena (per un solo piano) installare un ascensore e deturpare l’estetica di questa bella villa. Ciò che deploro non è tanto il pessimo gusto del proprietario, ma il fatto che gli Uffici comunali abbiano autorizzato la costruzione di un tale obbrobrio e di aver permesso l’estensione (a dismisura) dell’autorimessa e i “muraglioni” di cinta, visibili dalla passeggiata a mare; allorché, sovente il Comune rifiuta ai cittadini che possiedono un grande terreno di ingrandire la propria abitazione o di edificare un garage.
|