Ghedi (Bs): in vendita l’ultimo resto di Palazzo Orsini 15-06-2010 Matteo Ferrari
Nel centro storico di Ghedi (Bs) si conservano, in un grave stato di degrado, gli ultimi resti del palazzo costruito tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo per Nicolò III Orsini, all’epoca comandante dell’esercito della Repubblica di Venezia. Le fonti iconografiche e d’archivio restituiscono l’immagine di un edificio ricco ed imponente composto da un lungo corpo di fabbrica, caratterizzato da un porticato sormontato da un loggiato, e da due ali di più ridotte dimensioni, forse destinate a funzioni di servizio. Al suo interno erano cicli pittorici dedicati alla celebrazione del proprietario e della sua illustre famiglia, la cui realizzazione fu affidata almeno in parte a Girolamo Romanino, che qui lasciò la sua prima opera documentata. Nel corso dell’Ottocento il palazzo fu progressivamente demolito, mentre parte dei suoi apparati pittorici e scultorei, rimossi e messi sul mercato, furono ceduti a musei locali (Pinacoteca Tosio-Martinengo, Fondazione Ugo da Como) ed europei (Victoria & Albert Museum di Londra, Magyar Szépmüvészeti Múzeum di Budapest). Dopo decenni di incurie, dell’antica struttura rimane oggi solo una delle ali, un fabbricato in apparenza anonimo e privo di pregio, la cui proprietà è divisa tra il Comune ed un privato. Nel 2007, alla notizia di una possibile demolizione, il Gruppo archeologico di Ghedi era intervenuto sollecitando la Soprintendenza ad apporre un vincolo di tutela all’immobile, in virtù della sua rilevanza storica e culturale. La situazione sembrò evolvere positivamente. Richiamata dalla Soprintendenza al rispetto delle disposizioni di tutela dei Beni culturali stabilite dal D.l.vo 42/2004, l’Amministrazione siglò una convenzione con il privato per la cessione alla proprietà pubblica della porzione dell’immobile in suo possesso, in cambio di volumetrie esterne edificabili. Nel frattempo maturò anche un progetto di recupero del fabbricato, per la creazione di un centro di documentazione sulla storia locale da porre al servizio in primo luogo delle vicine strutture scolastiche. Da alcuni mesi, però, un cartello di messa in vendita pende dalle mura dell’edificio cinquecentesco. Infatti, la nuova amministrazione, non ritenendo prioritari l’acquisizione e il restauro dei resti del palazzo, ha lasciato scadere la convenzione con il privato che, a questo punto, può disporre a suo piacere dell’immobile. Il Gruppo Archeologico di Ghedi è così intervenuto una seconda volta, chiedendo chiarimenti all’Amministrazione e riproponendo l’opportunità di apporre un più stringente vincolo di tutela alla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici per le provincie di Brescia, Cremona e Mantova. Ad oggi, l’assenza di repliche da parte dei due Enti accresce la preoccupazione per la sorte dell’ultimo frammento di Palazzo Orsini, forse destinato a consumarsi nello stato di abbandona in cui versa attualmente.
Matteo Ferrari (Gruppo Archeologico di Ghedi)
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